TV : la Fiera delle Apparenze
Di Isabella Moccia
Negli ultimi anni, per conciliare il sonno mi affido
all’efficacia soporifera dei programmi tv. Fare zapping, saltando da un canale
all’altro, da sempre ingenera quell’ebbrezza di onnipotenza, quell’illusione di
poter scegliere, quell’ubiquità che ci consente di vedere contemporaneamente
più canali stando appollaiati sul proprio divano.
Infatti, il
telecomando rappresenta di solito un po’ lo scettro del potere e soprattutto in
passato, quando nelle case troneggiava un solo televisore, rappresentava spesso
oggetto di contesa tra i componenti di uno stesso nucleo familiare. Tuttavia,
la tv era un’aggregante scatola magica, forniva spunti di conversazione ed in
quell’alternanza di consensi e critiche induceva a dover scegliere cosa
guardare non mettendo tale decisione sempre tutti d’accordo.
Oggi la scatoletta in versione digitale è presente in quasi
tutte le stanze delle case nel numero dei suoi abitanti, la sua funzione, più
evasiva che informativa, è diventata individuale, per cui spesso accade che
ognuno fruisca del suo programma preferito in completa solitudine. Ciò che
viene trasmesso è in parte il riflesso della società e di conseguenza è anche
espressione di quei valori da essa trasmessi.
In realtà è difficile stabilire se il linguaggio
pubblicitario, cinematografico e televisivo venga influenzato dai mutamenti
sociali o se, viceversa, detti nuove
norme e modelli da seguire condizionando i comportamenti e i gusti delle
persone, soprattutto dei più giovani. Tra i vari talent show, fiction e reality
sembra quasi che la realtà sia quella vista in televisione, ossia se una cosa è
detta in tv allora è sicuramente vera, se il tronista, il personaggio del
grande fratello viene osannato come una divinità allora quella fama tangibile
diventa l’obiettivo di molti giovani che crescono ispirati da quel modello di
comportamento.
La scelta del termine “reality” è fuorviante, perché se
quella fosse la realtà sarebbe davvero triste la vita. I protagonisti di questi
programmi non sono rappresentativi dei giovani italiani ma solo di una parte e
spero anche piccola. Un trionfo di ignoranza, aggressività ed esibizione di sé
e del proprio corpo che non può e non deve essere il modello di riferimento.
Sicuramente guardare donne starnazzanti che si accapigliano
su un’isola e uomini che sbraitano per primeggiare nella giungla televisiva può
scatenare una curiosità a volte morbosa che a confronto una Rita Levi
Montalcini, un Piero Angela o una qualunque persona dalle concrete qualità
intellettive risulta decisamente meno
attraente e appariscente, almeno in prima istanza. Sembra che la comunicazione sia manovrata e
gestita allo scopo di seminare nelle menti ancora acerbe il seme
dell’ignoranza, del cattivo gusto, dell’improperio verbale, del superfluo
insomma di tutto ciò che domina la religione dell’apparire.
La realtà si disperde
in una fiera delle apparenze dove tutto è quasi vero, o meglio è percepito come
tale, ma in realtà è recitato a soggetto cioè con la tecnica
dell’improvvisazione. Dunque tutto appare reale ma non lo è, tuttavia la
sfumatura diventa così sfocata per cui gli stessi protagonisti perdono di vista
il senso reale delle cose e della vita. Ovviamente non tutto ciò che si vede in
tv è antieducativo, violento e superficiale. Essendo specchio della società ne
contiene sia gli aspetti positivi che quelli negativi.
Il punto è che tutti i programmi che potrebbero essere
interessanti da guardare vengono relegati in orari assurdi, oltre ad essere
generalmente poco o per nulla pubblicizzati, con la conseguenza che, in nome
del “dio audience”, spesso si decide di sospenderli definitivamente. Criticare
i modelli propugnati dalla tv sembra essere il solito discorso retorico e per
giunta approssimativo, ma quando questi prendono vita negli atteggiamenti, nei
desideri e nel linguaggio della maggior parte dei giovani allora credo ci si
debba fermare a riflettere.
La tv è un potente strumento di comunicazione che va usato
con intelligenza e in modo selettivo affinché i messaggi non vengano subiti ma
scelti. La capacità critica che è alla base di scelte consapevoli si può
acquisire soltanto attraverso la conoscenza, cioè quel sapere che arricchisce la mente e ci consente di
sviluppare ideali ed idee robuste tali che i venti delle mode non le recidano
in favore di un modus vivendi massificante.
Fonte:http://www.psichiatrianapoli.it/articoli/83-comunicazione/91-tv-la-fiera-delle-apparenze.html
http://www.eccocosavedo.blogspot.it/2013/01/tv-la-fiera-delle-apparenze.html
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