venerdì 29 maggio 2015

Psicologia e dintorni...Attaccamento disorganizzato

Tratto da:  www.stateofmind.it


Definizione di Attaccamento Disorganizzato.

Bowlby definisce attaccamento la tendenza innata a cercare la vicinanza protettiva di un membro della propria specie quando si percepisce un pericolo.
Quando la figura che dovrebbe fornire protezione in caso di pericolo è essa stessa la fonte di pericolo e di minaccia, si sviluppa quello che viene definito attaccamento disorganizzato.
Il bambino si trova nella situazione paradossale di dover chiedere protezione proprio a chi lo sta minacciando, di doversi allontanare dalla fonte minacciosa e al contempo avvicinarvisi alla ricerca di rassicurazione. Ciò non permette al bambino di sviluppare una rappresentazione coerente di Sé, dell’Altro e della Relazione con l’altro. Inoltre contribuisce allo sviluppo di un deficit nella capacità di regolazione delle emozioni nonché di un deficit delle funzioni metacognitive, cioè della capacità di attribuire agli altri intenzioni, pensieri, emozioni, desideri in modo da attribuire un significato al loro comportamento.


L’ANALISI DEI CHILD-REPORTS E DEI PARENT-REPORTS DI BAMBINI CLASSIFICATI COME DISORGANIZZATI HA CONFERMATO CHE L’ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO È ASSOCIATO A SINTOMI CLINICAMENTE SIGNIFICATIVI DI DEPRESSIONE, DI FOBIA SOCIALE E DI PROBLEMI DI PENSIERO E DI ATTENZIONE.

Non c’è epoca nella vita che non sia segnata da relazioni di attaccamento e da vicende di separazione, più o meno felicemente elaborate, che contribuiscono a costruire nell’ individuo il senso di possedere fiducia in se stesso e una base sicura (Gorrese, 2005).

Il termine attaccamento è stato introdotto in seguito a numerose ricerche sullo sviluppo per riferirsi ad un legame specifico costruito tra madre e bambino. Sin dalle prime teorizzazioni sull’ evoluzione sociale dell’uomo, queste precocissime interazioni sono state oggetto di profonda riflessione per la loro potenza sullo sviluppo e la regolazione di quelle future.

Dal grado di armonica rispondenza tra i sistemi comportamentali di madre e bambino, l’esperienza di attaccamento evolve in condotte che rivelano differenti gradi di sicurezza, ansietà, resistenza, disorganizzazione (Bucolo & Accursio, 2007).

Le connotazioni assai specifiche di questo sistema sono state scoperte anche attraverso il ricorso al paradigma sperimentale della Strange Situation, che ha reso possibile la distinzione di tre stili di attaccamento: sicuro, insicuro-evitante e insicuro-resistente. L’adattamento alla vita futura è stato definito da questo momento in poi segnato dall’ influenza predominante dell’attaccamento insicuro.
È interessante notare come differente attenzione sia stata riservata all’ attaccamento disorganizzato. Questa categoria identificata solo in un secondo momento è affascinante per le sue peculiari tendenze comportamentali. In essa disposizioni di avvicinamento si mescolano a quelle di allontanamento in maniera bizzarra e conflittuale. Si ipotizza una loro comparsa quando comportamenti attivati all’interno dell’infante competono per l’espressione. Il rifiuto di avvicinarsi alla figura primaria si accompagna al dondolio sulle ginocchia e può essere seguita dal pianto o dall’ improvvisa immobilizzazione nel movimento di accostarsi al genitore. Tali tendenze non possono che costituire la testimonianza di una relazione parentale disorientante e contraddittoria.
Tra gli studi interessati ad esplorare un sistema tanto conflittuale, emerge quello dei ricercatori M. J. Crowley, L. C. Mayes, D. H Davis dell’Università di Yale e la ricercatrice Jessica Borrelli dell’Università del Claremont. Questa ricerca ha il pregio di aver spostato il focus attenzionale da altre fasi di sviluppo alla media infanzia, indagandone il legame con i sintomi clinici, poiché proprio in questa fase e nell’ adolescenza si riscontra un aumento ripido dell’incidenza di disturbi psichiatrici.
In precedenza, il pattern disorganizzato era stato associato a problemi d’internalizzazione, di reticenza nelle situazioni sociali e a difficoltà di pensiero e attenzione.
Sulla scorta di questi studi la ricerca ha preso in esame un campione di novantasette bambini di 8-12 anni di ceto medio-basso dell’area circostante New Heaven, ricorrendo a strumenti che hanno analizzato sia i modelli del discorso narrativo delle relazioni di attaccamento, sia la frequenza dei vari comportamenti indagati in più contesti.
Più precisamente, durante la prima sessione, è stata indagata l’esperienza presente e passata dei bambini con i caregivers primari, mentre i genitori hanno completato questionari per la valutazione dei problemi di pensiero e di attenzione e del disturbo depressivo maggiore e della fobia sociale.
Durante la seconda sessione di studio, sono state misurate le caratteristiche comportamentali, cognitivo-emotive e fisiologiche della depressione ed è stata valutata la timidezza, attraverso la compilazione di questionari da parte dei bambini.
L’analisi dei child-reports e dei parent-reports di bambini classificati come disorganizzati ha confermato che l’attaccamento disorganizzato è associato a sintomi clinicamente significativi di depressione, di fobia sociale e di problemi di pensiero e di attenzione.

Tali conclusioni sottolineano la necessità per la ricerca futura di una esplorazione più profonda del legame tra l’attaccamento disorganizzato e i sintomi di psicopatologia, attraverso il ricorso a batterie di valutazione più ampie e estendendo l’indagine anche a svariate popolazioni.

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