lunedì 4 giugno 2012

Psicologia e dintorni


Il gruppo come entità specifica

Si possono differenziare diversi modelli teorici che hanno descritto il gruppo come entità specifica, questi sono i modelli funzionalisti, i modelli strutturalisti, i modelli genetici e i modelli di trasformazione.
I modelli funzionalisti si occupano principalmente di spiegare le funzioni e i processi di un gruppo. In questa prospettiva il gruppo è inteso come un sistema funzionale di rapporti d’interdipendenza, il gruppo, quindi, esiste nel momento in cui gli individui realizzano i loro obiettivi meglio insieme che separati. Questi teorici si preoccupano di capire quali sono le funzioni che emergono dal gruppo e che sono necessarie per il suo equilibrio.
I primi psicologi assegnavano una funzione fondamentale al conduttore. Il suo ruolo è quello di soddisfare i bisogni dei membri (tra cui la gestione dei conflitti). Per gli psicanalisti, invece, il ruolo del conduttore è quello di rappresentare le parti di sé che i membri abbandonano per sostituirle con formazioni psichiche condivisibili con gli altri membri. I membri, delegano quindi il conduttore a rappresentare i loro ideali e di incarnare le figure genitoriali tutelari.
Le funzioni dell’ideale sono effetti della prematurità umana alla nascita. L’idealizzazione, infatti, protegge dalla sofferenza e dalla dipendenza, portando l’oggetto ad un grado di perfezione assoluta. Il gruppo, secondo Roheim, diviene una difesa contro l’impotenza originaria. Si possono differenziare due modalità di idealizzazione, l’idealizzazione primaria, la quale struttura l’io ideale che attraverso la negazione della dipendenza dall’oggetto, assicura l’autosufficienza narcisistica e il recupero dell’onnipotenza infantile; l’idealizzazione secondaria, l’oggetto incarna un ideale che l’io vorrebbe stabilire in sé, ed è amato per la perfezione che rappresenta. Queste due forme di ideale si realizzano nei gruppi.
Un’altra funzione del gruppo è quello di coltivare il narcisismo delle piccole differenze, secondo cui si mettono da parte gli altri per affermare se stessi e considerare il proprio gruppo superiore agli altri.
La funzione di credenza, è una delle funzioni che ha la capacità di sostenere la coesione del gruppo. La credenza è un antidepressivo prodotto dal gruppo, organizza l’attesa messianica e mantiene il diniego della debolezza di un tale oggetto.
Jaques ha messo in evidenzia che il gruppo offre ai suoi membri delle organizzazioni difensive comuni sulla quali essi possono addossare i propri meccanismi di difesa, come le alleanze inconsce o certe componenti della leadership.
Un’altra funzione del gruppo è quella di creare un confine per assicurare l’equilibrio degli scambi tra l’interno e l’esterno. Il gruppo è un involucro, che deve permettere ai membri di creare uno spazio interno sicuro.
I modelli strutturalisti, si preoccupano di descrivere i livelli stabili e le strutture profonde della realtà psichica del gruppo, i processi che permettono o ostacolano i passaggi da una struttura all’altra e descrivono i principi dell’organizzazione del gruppo e dei rapporti tra i suoi membri. L’idea del gruppo per gli strutturalisti, è che quest’ultimo è costituito da un insieme di individui i quali sono riuniti da una legge di composizione, la quale permette che al di la del cambiamento, la struttura del gruppo resti.
Per Foulkes, l’idea del gruppo come matrice psichica è fondamentale per la teoria e il processo della terapia. Infatti tutte le comunicazioni avvengono all’interno di questo quadro di riferimento. In particolare l’autore sostiene che ogni malattia deve essere considerata come qualcosa che si produce all’interno di una rete complessa di rapporti interpersonali, e la psicoterapia di gruppo ha il compito di trattare l’intera rete dei disturbi.
Anche le idee di Bion si inseriscono nell’approccio strutturalista. In particolare l’idea della mentalità di gruppo, come l’attività mentale che si forma a partire dai desideri inconsci e dalla volontà dei suoi membri. Questi contributi permetto una certa soddisfazione delle pulsioni e dei desideri, garantendo l’accordo della vita del gruppo con gli assunti di base.
Una particolare nozione, introdotta da Abraham, che potrebbe individuare il grado zero della struttura, è la nozione di co-sé, che descrive l’emergere di uno stato caotico in cui non esiste ancora una distinzione tra soggetto e oggetto.
Un altro concetto importante è quello di legge del gruppo. È importante però, distinguere la legge del gruppo e la legge di gruppo. La prima si riferisce ad una legge locale consentita o imposta dai membri in modo esplicito o implicito per la realizzazione dei loro fini (il leader è l’incarnazione di questa legge). La legge di gruppo, invece, definisce l’insieme delle regole e dei divieti per i membri di un gruppo. In questa prospettiva il divieto e la rinuncia (alla soddisfazione diretta delle mete pulsionali), rende possibile gli scambi.
Il discorso di gruppo è una nozione che esprime la pluralità dei discorsi e degli enunciati, che si intrecciano gli uni con gli altri, producendo un discorso originale che porta l’iscrizione degli effetti dell’inconscio. Ciò presuppone che nel gruppo si sviluppi un discorso psichicamente organizzato.
Diversi autori, tra cui Redl e Bion, hanno considerato importanti le emozioni nel gruppo. Il primo asserisce che le emozioni siano un legante gruppale, mentre Bion considera il gruppo come il luogo di emozioni forti che prevalgono sul giudizio (le emozioni nascono nel proto mentale).
L’approccio strutturalista, nella prospettiva dell’interpretazione, ha avuto il merito di portare l’analisi sulla realtà psichica del gruppo, individuando così uno spazio diverso da quello che modella l’apparato psichico individuale.
I modelli genetici, nascono come una reazione contro i modelli strutturalisti (soprattutto quando questi ultimi sostengono che il cambiamento sia illusorio). Il modello genetico afferma che il gruppo viva dei momenti di nascita, di crescita, di malattia e di morte. Inoltre, questo modello, parla di un particolare aspetto la regressione. In questa prospettiva la regressione gruppale è intesa come regressione del gruppo ad uno stato di orda, assumendo una serie di regressioni verso organizzatori anteriori alla conclusione del complesso di Edipo (in genere in situazioni che minacciano la coesione del gruppo).
I modelli di trasformazione pongono l’accento su un aspetto diverso, i legami tra i membri del gruppo e i legami del membro con il gruppo.

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