martedì 5 giugno 2012

Psicologia e dintorni


Cervello e mente


Bion, diversamente da Freud, postula un collegamento più stretto tra cervello e mente. In particolare, secondo Bion il cervello inizialmente era destinato a compiti diversi, e solo successivamente si è adattato ad ospitare i pensieri. Infatti una persona, o un gruppo di persone, di fronte ad un pericolo imminente non pensano, ma agiscono subito. D’altro canto avere la possibilità di pensare i pensieri comporta un’angoscia, sia per i contenuti che per il distacco dall’uomo-animale. È qui che si articola il passaggio del cervello come proto-cervello a cervello come mente, in grado di contenere ed elaborare i pensieri.
Si è soliti fare una distinzione tra ciò che è cognitivo e ciò che è affettivo. Bion non è d’accordo con questa distinzione e considera il pensiero come un tutt’uno, quindi anche investito di affetti. Oltre questa caratteristica, l’autore differenzia due tipi di pensiero, il pensiero tecnologico e il pensiero che si assume la responsabilità del pensiero. Va subito precisato che il passaggio dal proto-cervello alla mente non si identifica con l’acquisizione del pensiero tecnologico, ma come l’acquisizione della capacità di assumersi la responsabilità dei contenuti dei pensieri.
Un’altra caratteristica dei pensieri è quella di promuovere lo sviluppo della mente, in quanto essendo trattenuti in essa, le permettono di espandersi, di evolversi e di diventare capace di vivere le esperienze. Non essere capaci di pensare corrisponde ad un deficit dell’uomo che a sua volta corrisponde ad una comparsa di manifestazioni psichiatriche.
Secondo Bion inoltre, l’assumersi la responsabilità del pensiero è un processo che attraversa due stadi, il primo di allontanamento dal gruppo e il secondo di riavvicinamento e di riaccettazione della propria appartenenza al gruppo. L’acquisizione del pensiero come responsabilità non è fissa, ma tale capacità deve essere continuamente riconquistata.
Secondo Bion il cervello primitivo (proto-cervello) continua ad essere attivo anche quando si sviluppa la mente che opera con un pensiero evoluto. Questo è valido anche quando si parla di gruppi, infatti anche nel gruppo il cervello primitivo collettivo continua ad essere attivo quando si sviluppa un cervello evoluto collettivo (mente di gruppo).
Per cervello primitivo collettivo si intendono quell’insieme di canali comunicativi che sono in maggioranza automatici e inconsapevoli. Bion in particolare parla di un livello basico della vita mentale del gruppo, secondo cui le persone rispondono a stimoli collettivi in maniera automatica. Questo comportamento automatico è controllato da un primitivo cervello di gruppo, il sistema protomentale. Il concetto qui esposto di Bion, è si veritiero, ma non tiene conto che il livello basico è anche in rapporti con il piano dei sentimenti, delle passioni e del pensiero. Spesso non è facile capire nel gruppo se la dimensione basica sia di dimensione sensoriale e affettiva o sia automatica e non evoluta.
Il livello basico nello stadio protomentale non è l’unico operante nella mente di gruppo. Infatti a livello superiore si può parlare di una relazione tra mente dell’individuo e mente del gruppo.
Secondo McDougall la mente di gruppo è un sistema organizzato di forze mentali, che non è presente nella mente di nessun individuo, ma si costituisce grazie alle relazioni che si ottengono tra le menti dei diversi individui.
Ciò che in particolare differenzia il livello evoluto dal livello primitivo nel gruppo, è la presenza di una lingua e di una cultura. Ci sono infatti dei momenti in cui sembra che il linguaggio permetta di un contatto tra le menti del gruppo.
Un’altra caratteristica che differenzia la mente di gruppo dai livelli basici a quelli più evoluti è che l’individualità del singolo individuo non viene persa, ma mantiene le sue caratteristiche. Infatti l’individuo non perde la capacità di esercitare il proprio pensiero. La possibilità di coesistenza del pensiero del singolo e del pensiero del gruppo porta all’assenza di automaticità o obbligatorietà nella comunicazione, che invece è cercata e continuamente modificata. Naturalmente per fare in modo che la mente degli individui e la mente del gruppo entrino in rapporto è necessario che sia il gruppo che l’individuo abbiano raggiunto un certo grado di evoluzione. Nel gruppo tale stato si acquisisce nello stadio della Comunità e dei fratelli. Per quanto riguarda l’individuo, invece, è richiesta la capacità di rendersi disponibile alla raccolta e all’elaborazione dei pensieri, senza sentirsi invaso o annullato da essi. Accettare i pensieri altrui implica fare spazio dentro se stessi.
Un ulteriore aspetto importante nella comunicazione tra il pensiero dell’individuo e quello del gruppo è che tra i due ci sia sincronia. Infatti il pensiero del gruppo è un pensiero autonomo e se non c’è sincronia, l’individuo può avvertirlo come inaccessibile.
Stern definisce il processo di sincronia attunement, ovvero una regolazione che preserva le caratteristiche individuali, ma consente di promuovere il funzionamento d’insieme.

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