venerdì 16 marzo 2012

"L'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono

L'uomo che piantava gli alberi. Un racconto di Jean Giono. Una quarantina circa di anni fa stavo facendo una lunga camminata, tra cime assolutamente sconosciute ai turisti, in quella antica regione delle Alpi che penetra in Provenza. Si trattava, quando intrapresi la mia lunga passeggiata in quel deserto, di lande nude e monotone, tra i 1200 e 1300 metri di altitudine, l'unica vegetazione che vi cresceva era la lavanda selvatica. Attraversavo la regione per la sua massima larghezza e dopo tre giorni di marcia mi trovavo in mezzo ad una desolazione senza pari. Mi accampai di fianco allo scheletro di un villaggio abbandonato, non avevo più acqua dal giorno prima e avevo necessità di trovarne. Quell'agglomerato di case, benché in rovina, simile ad un vecchio alveare, mi fece pensare che dovevano esserci stati, una volta, una fonte o un pozzo; c'era difatti una fonte, ma secca. Le cinque o sei case senza tetto...




 Jean Giono nasce il giorno 30 marzo 1895 a Monosque, nella Provenza francese. Il padre è di origini piemontesi, di professione calzolaio, mentre la madre lavora come stiratrice: tra l'officina del padre e l'atellier della madre, il piccolo Jean legge da autodidatta Omero e la Bibbia. 

Le difficoltà finanziarie dei genitori non gli permettono di terminare gli studi in collegio, così proprio mentre sta per scoppiare la Prima Guerra Mondiale, nel 1914 abbandona il proprio percorso scolastico per diventare impiegato di banca. Terminato il conflitto nel 1919 riprende a lavorare. L'anno seguente Jean Giono si unisce in matrimonio con Elise, un'amica d'infanzia: dalla coppia nascono due figle, Aline (1926) e Sylvie (1934). 

Il background culturale di Giono è caratterizzato dalla sua condizione di autodidatta ma anche dal grande e vasto sapere, frutto della sua curiosità universale. Nel 1930 pubblica "Collines" e "Un de Baumugnes", opere che ottengono un buon successo editoriale, tanto che Giono decide di abbandonare il suo impiego in la banca per dedicarsi completamente alla letteratura. 
In campo letterario conosce e instaura amicizie con Lucien Jacques,André Gide e Jean Guéhenno. 

Il suo romanzo "Le grand troupeau", del 1931, è un'opera che racconta quanto l'autore sia stato segnato dalla guerra. All'età di vent'anni e durante quattro interminabili anni, Giono aveva conosciuto l'inferno dei campi di battaglia, da Eparges a Verdun, tanto che conterà solo undici superstiti nella sua compagnia. 

Giono rimarrà sempre legato alla sua città natale, Monosque, lasciandola solamente per alcuni brevi soggiorni a Parigi e per brevi viaggi all'estero: tra i più importanti c'è quello che gli permette di scrivere "Viaggio in Italia", pubblicato nel 1953. 

Sempre nel 1953 ottiene il "Premio Ranieri di Monaco", per l'insieme della sua opera. Nel 1954 entra a far parte dell'Accademia Goncourt e nel 1963 del Consiglio Letterario di Monaco. 

Autore inesauribile, l'opera omnia di Giono comprende saggi, dialoghi, poesie, commedie teatrali e circa trenta romanzi, tra i quali ricordiamo "Le chant du monde", "Que ma joie demeure", "Un roi sans divertissement", "Hussard sur le toit" (L'ussaro sul tetto), "Le moulin de Pologne". Ha firmato inoltre il soggetto di numerosi film, tra i lavori il più noto è "L'Ussaro sul tetto". 

Jean Giono muore a Monosque il 9 ottobre 1970.

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