venerdì 14 febbraio 2014

Psicologia e dintorni...Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale



Psicoterapia cognitivo-comportamentale
di Pietro Spagnolo
Tratto dalla pagina: http://www.ecomind.it/Pagine/Psicoterapia_cc/index.html

La psicoterapia cognitivo comportamentale è attualmente considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento di un gran numero di disturbi e problemi psicologici e psichiatrici.
La sua buona reputazione dipende da una serie di elementi che la contraddistinguono:
1. E' fondata su basi empiriche;
2. E' relativamente standardizzabile e quindi sottoponibile a ricerche e studi;
3. E' collegata ed integrabile con altre scienze: la neurofisiologia, l'etologia, la psicologia del comportamento, la psicobiologia;
4. E' utilizzata in tutto il mondo con successo e soddisfazione di terapeuti e pazienti per praticamente tutti i tipi di disturbi psicologici e psichiatrici;
5. Le sue basi teoriche sono relativamente intuitive ed immediatamente comprensibili;
6. La durata del trattamento è in genere piuttosto breve.
La terapia cognitivo comportamentale deriva da due linee di pensiero, originariamente autonome, che poi si sono integrate in un unico modello: il modello comportamentale ed il modello cognitivo.

IL MODELLO COMPORTAMENTALE
Il modello comportamentale deriva dagli studi di Pavlov sul "condizionamento classico" e di Thorndike, Tolman, Guthrie e Skinner sul "condizionamento operante".
Il condizionamento classico consiste nella possibilità di far collegare un evento ad una reazione comportamentale. E' famoso l'esempio del suono del campanello che, se associato ripetutamente alla comparsa di cibo, può determinare salivazione nel cane anche in assenza di cibo.
Il condizionamento operante, detto anche "Legge dell'effetto", consiste nella constatazione che se un certo comportamento è seguito da conseguenze gratificanti tenderà ad essere ripetuto, mentre il comportamento che è seguito da conseguenze spiacevoli, tenderà a presentarsi meno frequentemente. Le conseguenze piacevoli e spiacevoli sono chiamate rispettivamente "Rinforzi" e "Punizioni". Il rinforzo può essere "positivo" se è un evento gratificante o "negativo" se consiste nella omissione di una punizione. La punizione può essere diretta, oppure consistere nella omissione di una gratificazione.
I primi tentativi di applicazione terapeutica di questi due principi hanno dato luogo alle tecniche ora note come Desensibilizzazione sistematica ed Esposizione che si sono dimostrate molto utili nel trattamento degli stati ansiosi, delle fobie, e del disturbo Ossessivo Compulsivo. I principi che sono alla base di queste due tecniche sono i seguenti:
1.         La presentazione simultanea di stimoli di effetto opposto determina la desensibilizzazione allo stimolo più debole. Se ne deduce che, ad esempio, se ci si espone a stimoli ansiogeni e, contemporaneamente, a stimoli rilassanti, alla fine si verrà desensibilizzati allo stimolo ansiogeno (purché si venga esposti inizialmente a lievi stimoli ansiogeni e poi a stimoli di intensità crescente).
2.         L'esposizione a stimoli che determinano ansia, indipendentemente dall'utilizzazione di stimoli rilassanti, determina desensibilizzazione in quanto non seguono gli eventi temuti.
Col tempo, tuttavia, il modello comportamentale mostrò dei limiti evidenti nel trattamento di molte altre condizioni (inclusa la depressione), ma anche in molti casi di ansia apparentemente non trattabili. I fallimenti hanno pertanto aperto le porte all'introduzione nel modello comportamentale di componenti cognitive, precedentemente molto avversate.




IL MODELLO COGNITIVO
Il primo modello cognitivo è stato probabilmente quello di Meichenbaum nel 1973 che con il suo "Training di autoistruzioni", introdusse il concetto comportamento operante mentale. Si deve comunque a Beck e ad Ellis la formulazione degli approcci terapeutici cognitivi così come sono conosciuti oggi.
Il principio fondamentale della terapia cognitiva consiste nell'assunto che uno stimolo non genera automaticamente un comportamento, ma che tra uno stimolo ed un comportamento si frappone una interpretazione cognitiva dello stimolo identificabile come pensiero automatico e che poggia le sue basi, a sua volta, su una rete di assunti (assumptions) e convinzioni (beliefs). Scopo della terapia cognitiva diventa, dunque, la trasformazione delle convinzioni disadattive in convinzioni adattive.
L'introduzione di questo principio all'interno delle tecniche comportamentali ha dato luogo ad un notevole potenziamento delle strategie terapeutiche.

INTEGRAZIONE DEI MODELLI COMPORTAMENTALE E COGNITIVO
Si può comprendere facilmente come si integrino i due modelli osservando due schemi che sono denominati rispettivamente ABC Comportamentale ed ABC Cognitivo.

L'ABC COMPORTAMENTALE
A = Antecedente
B = Comportamento (Behaviour)
C = Conseguenze
In questo schema sono riassunte le tre componenti del comportamento: l'antecedente (cioè lo stimolo), il comportamento (detto in inglese "Behaviour") e le conseguenze (rinforzi). L'analisi del comportamento consiste in una valutazione dettagliata degli antecedenti (A) e delle conseguenze (C) di un comportamento disturbante (B).
La modifica degli antecedenti e delle conseguenze comporta dunque una modifica del comportamento.
L'ABC COGNITIVO
A = Antecedente
B = Convinzione (Belief)
C = Conseguenze emotive e comportamentali
Come si vede, l'ABC cognitivo pone al centro del suo interesse la componente cognitiva che si frappone tra un antecedente (evento) e delle conseguenze emotive e comportamentali.
L'analisi cognitiva consiste nella valutazione dettagliata dei pensieri automatici, degli assunti e delle convinzioni (B) che si frappongono tra un evento (A) e delle conseguenze emotive e comportamentali disturbate (C). La modifica delle convinzioni profonde genera dunque modifica degli assunti e dunque dei pensieri automatici, con conseguente cambiamento del comportamento e delle emozioni.
La Psicoterapia Comportamentale è - in psicologia - la psicoterapia che si occupa esclusivamente del comportamento che - secondo il punto di vista dei terapeuti comportamentisti - è stato appreso all'interno del proprio ambiente o nel corso di particolari esperienze di vita.
Piuttosto che analizzare le cause inconsce che motivano il comportamento dell'individuo, il terapeuta comportamentale vuole aiutare il paziente a modificare i suoi comportamenti/sintomi problematici.
La terapia comportamentale origina dagli studi di psicologia sperimentale sul condizionamento classico di Ivan Pavlov (1849-1936) e sul condizionamento operante di Burrhus Skinner (1904-1990); ad essi si aggiunsero i contributi di Joseph Wolpe (1915-1997) sulla desensibilizzazione e di Hans Eysenck (1916-1997) sulla "Teoria dei Tratti" (primo ponte funzionale verso l'integrazione tra approcci comportamentisti e del primo cognitivismo). Dagli anni '70, si parla appunto di neocomportamentismo per definire la rielaborazione operativa degli originari contributi teorici di Pavlov e Skinner in un'ottica specificatamente clinica. Dopo una prima fase di sviluppo avvenuta prevalentemente negli Stati Uniti (tra gli anni '60 ed i primi anni '80), si è poi diffusa progressivamente anche in Europa e nel resto del mondo.
Frequentemente associata alla terapia cognitiva (normalmente si parla infatti di "terapia cognitivo-comportamentale"), si avvale di tecniche d'intervento quali il condizionamento /decondizionamento (finalizzato all'estinzione o rimodulazione di risposte comportamentali e psicofisiologiche), la desensibilizzazione sistematica, il flooding, le tecniche di stop del pensiero e diversione dell'attenzione, l'uso di tecniche di rilassamento (come il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson, le tecniche di controllo della respirazione o il training autogeno), ed il Biofeedback (BFB).

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