Buongiorno
26/10/2013
Un po’ d’olio, grazie
Massimo Gramellini
Nessun laboratorio riuscirà mai a
isolare la sostanza che Augusto Odone e sua moglie Michaela utilizzarono per
allungare fino a trent’anni la vita di Lorenzo, il bimbo colpito da una forma
feroce di distrofia che la scienza ufficiale aveva già dato per perso. In suo
onore lo si è chiamato Olio di Lorenzo, un miscuglio di essenze d’oliva e di
colza che quei genitori a digiuno di medicina misero a punto nelle notti
insonni, dopo avere accumulato ogni nozione possibile sulla malattia del
figlio. Ma non è quell’olio, a cui pure in seguito è stata riconosciuta una
qualche dignità scientifica, il miracolo dei coniugi Odone che continua a
emozionarci. Il miracolo è la pulsione che li spinse a fare qualcosa di
assolutamente folle, come improvvisarsi – lui economista, lei glottologa –
scienziati potenziali. Se si fossero messi a elucubrare razionalmente i pro e i
contro di una scelta simile, non si sarebbero neppure azzardati ad attuarla.
Invece una forza assurda – una «mania divina» avrebbe detto Platone – si è
impossessata di ogni fibra del loro essere. Ed è stata questa forma di follia,
sublimata ma non sostituita dalla ragione, a trasformarli in creatori.
Augusto Odone ha raggiunto ieri,
a 82 anni, la pianura fuori dal tempo dove passeggiano i suoi cari. Ma a me
che, come tanti, comincio ogni giornata con pensieri di rabbia, rassegnazione e
inadeguatezza, la sua storia continuerà a insegnare che con l’amore si può fare
tutto e che tutto, nella vita, va fatto con amore.
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