lunedì 8 aprile 2013

Da "Le Scienze".


Un "decifratore" per leggere i sogni 

Sfruttando il fatto che gli schemi di attività di alcune popolazioni di neuroni sono molto simili quando si sogna un oggetto e quando lo si vede realmente  è stato messo a punto una specie di "decifratore" che, partendo dalla registrazione dell'attività cerebrale, riesce a produrre, sia pure con molti limiti, una serie di immagini standard che riflettono il contenuto di ciò che si sta sognando.

Si prospettano tempi duri per la tutela della privacy: usando uno speciale "decifratore", occhi indiscreti potrebbero infatti riuscire a vedere i nostri sogni, che rappresentano forse la più privata delle esperienze. Questo scenario da fantascienza, in effetti, è piuttosto remoto, ma un gruppo di scienziati dell'ATR Computational Neuroscience Laboratories di Kyoto e del Nara Institute of Science and Technology, a Nara, sempre in Giappone, sta mettendo a punto un dispositivo in grado di dedurre - e mostrare sotto forma di immagini - il contenuto dei sogni di una persona a partire dalla registrazione della sua attività cerebrale.

Per ora, più che leggere i sogni, in realtà il dispositivo li “balbetta” confusamente. Tuttavia, il risultato più recente, illustrato in un articolo su “Science", è impressionante, e dimostra in particolare  che le esperienze visive caratteristiche di alcune fasi del sonno sono espresse da modelli di attività cerebrale simili a quelli che si verificano durante la percezione visiva della veglia. In poche parole, quando si sogna una casa e quando la si vede realmente, gli schemi di attività di alcune popolazioni di neuroni sono molto simili.
Questa sorprendente somiglianza era stata ipotizzata da tempo, ma sembrava impossibile verificarla sperimentalmente. Tomoyasu Horikawa, del Nara Institute of Science and Technology, e colleghi, ci sono riusciti mettendo a punto una procedura per addestrare un programma a interpretare l'attività cerebrale onirica di tre volontari.
Durante la fase iniziale dell'esperimento, i ricercatori hanno sistematicamente svegliato i soggetti quando erano nella fase pre-REM, chiedendo loro di descrivere le immagini eventualmente sognate. Da queste descrizioni hanno poi isolato alcune parole più significative secondo una banca dati lessicale - WordNet, in cui le parole semanticamente simili sono raggruppate in una struttura gerarchica - in modo da creare dei tag, cioè delle etichette, che sono state poi attribuite alle registrazioni cerebrali dei sogni. Per esempio, un sogno in cui compare un gatto era etichettato con il tag "gatto", che a sua volta richiama il tag "animale" e così via.
Poi gli scienziati hanno mostrato ai volontari delle immagini prese da una banca dati organizzata secondo la stessa gerarchia di WordNet, scegliendo quelle con gli stessi tag delle parole isolate in precedenza nei resoconti dei sogni. In questo modo sono state ottenute così le "firme" dell'attività neuronale legata alle immagini degli oggetti sognati. Dato però che in ciascun sogno si presentano più immagini, le cui firme di attività neuronale possono sovrapporsi, Horikawa e colleghi hanno fatto un complesso confronto incrociato fra le registrazioni effettuate durante il sonno e quelle della veglia.
A questo punto, il meccanismo di collegamento automatico tra contenuti basato sui tag ha permesso al programma di cominciare a funzionare come un "decifratore" di sogni, proponendo per ogni nuova registrazione del sonno una serie di immagini che hanno dimostrato di avere una buona pertinenza con i sogni riferiti dai soggetti subito dopo il risveglio.

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