domenica 30 dicembre 2012

"Storia di un Giudice" di Francesco Cascini



Francesco Cascini è nato a Lucca l'11 aprile del 1970 ed è entrato in magistratura l'11 aprile del 1995. Ha svolto le funzioni di pubblico ministero a Locri dal 1996 al 2001, a Napoli dalla fine del 2001 al 2007, anche presso la direzione distrettuale antimafia. Dal mese di febbraio del 2007 svolge il ruolo di direttore dell'ufficio ispettivo presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.


"Le parole del procuratore ci annunciavano che stavamo per scendere in guerra. Con pochi uomini, poche risorse, pochi mezzi, nessuna possibilità di vittoria. Ci descrivevano un nemico sotto casa, gente che si incontra al bar, un lavoro molto diverso da quello che si fa in altre procure italiane.
Il procuratore diceva frasi solenni, le sue erano parole allarmanti, eppure il tono che usava era ordinario, non aveva nessuna concitazione. Sembrava che quella guerra non lo coinvolgesse più di tanto. Forse si era abituato, forse non la sentiva una guerra sua, forse sapeva di averla già persa.forse non la sentiva una guerra sua, forse sapeva di averla già persa".

Ventiseienne magistrato a Locri in una procura in cui tutti sono di passaggio e aspettano con ansia un trasferimento che li porti lontano da quella che sembra un'altra Italia. Questa è la Locride, il centro della 'ndrangheta calabrese. Una situazione "difficile da comprendere senza aver respirato l'aria di posti come Africo o San Luca, se non ci si chiede quali sensazioni vivano gli uomini dello Stato che camminano per quelle strade, che attraversano il buio di quei paesi fuori dal mondo, pieni di persone schierate contro di loro".


E' certamente la storia del far west dove la legge del più forte sembra sovrastare quella dello Stato. Un racconto asciutto e appassionante sulla difficoltà di far valere la giustizia. Questo libro è il ritratto di un Paese pieno di storture. E qui, un giudice sembra destinato a perdere. Ma Cascini ha lo sguardo di un uomo pulito che crede nel potere della giustizia: " avevo fallito, avevo perso. ma erano passati già diciotto mesi e mi stavo abituando ai fucili caricati a pallettoni, all'odore dei morti, alle autopsie, al Vicks, a rincorrere la verità.Soprattutto, mi stavo abituando a perdere".




[...] All'improvviso arrivò il caldo. La casa in cui vivevo si trasformò. Il giardino era fiorito e dalle finestre aperte si sentiva il rumore e il profumo del mare. la mattina presto, appena sveglio, indossavo direttamente il costume e con dieci passi ero in acqua. Era magnifico sentire la sabbia ancora umida sotto i piedi e trovare un mare incredibilmente bello, deserto. Senza barche, senza persone....Ma dov'ero capitato? Non mi ero accorto per tutto quel tempo della bellezza di quei posti. Il mare, la sabbia bianca , che mi aveva colpito il giorno del mio arrivo. Avevo fatto come gli altri, avevo ignorato quello che di meraviglioso questa terra offre, ero stato inghiottito dal buco costruito al centro di questi luoghi, da quel vortice capace di stravolgere la bellezza, di trasformare la voglia di vivere in paura.[...]

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