martedì 1 luglio 2014

Psicologia e dintorni...Carl Rogers

CARL ROGERS


Famoso per il suo approccio pragmatico e per aver elaborato una forma di psicoterapia non direttiva: "la terapia centrata sul cliente" o "counseling non direttivo"

Vita (1902 - 1987)
Carl Rogers nasce nel gennaio 1902 in Illinois, in un sobborgo di Chicago in una famiglia molto unita, con principi religiosi e morali piuttosto rigidi. 
All'età di dodici anni, con la famiglia si trasferisce in un podere ove trascorrerà un'adolescenza solitaria, piuttosto isolato.
Interessandosi di agricoltura scientifica, comincia gli studi di agraria, segue alcune conferenze di carattere religioso e successivamente si orienta verso il ministero religioso. Grazie ad alcuni viaggi in Cina comincia a dubitare di alcuni fondamenti religiosi di base, prendendo distanza sia dal consenso familiare che dalle vecchie credenze. 
Dopo la laurea sposa - contro il volere della famiglia - Helen Elliot e con lei si trasferisce a New York dove frequenta una istituzione liberale, allontanandosi progressivamente dalla prospettiva di un lavoro religioso per diventare psicologo.
Partecipa a seminari e conferenze di natura psichiatrica e psicologica e durante la sua frequenza al Teachers College, gli viene offerto un incarico all'Institute for Child Guidance, dove trascorre un anno in cui, lavorando, si trova a confrontarsi con altri professionisti. 
Successivamente viene assunto al "Child Study Departement" della società di Rochester per collaborare attivamente a progetti volti alla prevenzione della crudeltà sui bambini. 
Inizia quindi il lavoro clinico centrato sulla diagnosi e la rieducazione dei soggetti con comportamenti delinquenziali e con ritardo mentale, su incarico dei Tribunali.
In questo periodo approfondisce la riflessione sulla relazione terapeutica che diverrà materiale didattico nell'ambito dei suoi corsi universitari: all'Università dell'Ohio, come professore di psicologia, alla Chicago University e infine alla University del Wisconsin.
Nel 1951 pubblica il suo lavoro principale - La terapia centrata sul cliente - in cui formula la sua teoria di base. 
Nel 1964 abbandona l'insegnamento per dedicarsi alla sperimentazione sui gruppi al Centro del Comportamento di La Jolla.
Lavora ininterrottamente fino agli ultimi anni della sua vita, viaggiando per tutto il mondo e dedicandosi alle sue teorie sul conflitto sociale.
Muore all'età di 85 anni.
Contesto Storico
Rogers, insieme a Rollo May e Maslow, è tra gli psicologi che maggiormente contribuiscono a fondare e diffondere la Psicologia Umanistica.
Il pensiero fenomenologico esistenziale, nato in Europa, viene recepito negli Stati Uniti dalla corrente della Psicologia Umanistica detta TerzaForza rispetto alla Psicoanalisi e al Behavhiorismo (ritenute la prima e la seconda forza della psicologia).
Tutta la teoria e la pratica della psicologia umanistica si pone come reazione compensatoria al riduttivismo comportamentista e ancor più esprime un netto rifiuto di tutto ciò che richiami la neutralità e il distacco del terapeuta.
Tutto il "movimento encounter", pur teorizzando stili di conduzione diversi, prevede il recupero dell'umanità, della spontaneità, dell'espressione - qui ed ora - dei sentimenti, offrendo nuovi valori. Si avvale delle sperimentazioni contemporanee applicate ai gruppi, comprese quelle di Moreno, Perls.
Il pensiero
La teoria di Rogers è basata sulla sua vasta esperienza clinica.
Rogers prende presto distanza dal pensiero freudiano: considera la salute mentale come la progressione normale della vita e la malattia mentale (e altri problemi umani) come distorsioni della "tendenza attualizzante". 
Si tratta di una forza di vita che può essere definita come la tendenza fondamentale dell'organismo, nella sua totalità, ad attualizzare le proprie potenzialità; essa opera sia sul piano ontogenetico che su quello filogenetico e ha bisogno, per poter funzionare, di un contesto di relazioni umane positive, favorevoli alla conservazione e rivalutazione dell'Io.
 Se la nozione dell'Io è realistica, cioè se vi è corrispondenza tra gli attributi che il soggetto crede di possedere e quelli che effettivamente possiede, egli sarà congruente e la persona potrà svilupparsi in modo unitario, autonomo e soddisfacente.
In genere il cliente si trova in una si-tuazione di incongruenza tra l'esperienza reale dell'organismo e l'immagine di sé che egli ha quando si rappresenta l'esperienza.
Sul piano psicoterapeutico si impone un metodo non direttivo, che rispetti le tendenze vitali e autoregolantisi dell'individuo; la terapia si limita a creare le condizioni necessarie e fondamentali a favorire alla crescita. 
Secondo il metodo non direttivo di Rogers il terapeuta, nel promuovere il processo di modificazione della personalità del paziente, si affida non a tecniche o all'interpretazione, ma all'empatia, concetto cardine dell'impianto rogersiano.
L'empatia (da empateia, passione) viene intesa come la comprensione dell'altro che si realizza immergendosi nella sua soggettività, senza sconfinare nella identificazione. Il terapeuta è capace di considerazione o accettazione positiva incondizionata verso il paziente, nella misura in cui sente di accettare ogni aspetto dell'altro, ogni sentimento - espresso o non espresso - sia quelli negativi, anormali che quelli buoni. 
Se questa assenza di giudizio è presente, il terapeuta potrà avere una comprensione empatica di quanto il paziente sente a livello cosciente. 
Rogers sottolinea il fatto che il terapeuta può sentire il mondo dell'altro come se fosse proprio, senza perdere di vista mai tale qualità del "come se". 
Sentire l'ira, la paura, l'odio, il turbamento dell'altro senza aggiunte proiettive.
Non direttività significa rispetto della libertà e dell'autodeterminazione del cliente e contemporaneamente autoeducazione continua del terapeuta, che è in continua crescita, seppure dolorosa e arricchente.La terapia è intesa come un incontro tra due esseri umani in crescita; la lezione di umiltà che arriva da Rogers è valida perchè sempre ci ricorda la necessità di calarsi ogni volta nella relazione sapendo di uscirne trasformati, avendo chiara la relatività delle nostre convinzioni.
 I suoi gruppi di incontro (T groups), esperienze intensive, partivano dalla chiara intuizione, ancora attuale, che la gente sia consapevole della propria solitudine interiore, dovuta alle maschere indossate per sopravvivere in una realtà complessa.
Il Gruppo d'incontro, tante volte proposto anche a GEA è ottima occasione per iniziare a gettare le maschere e cercare momenti di autenticità, riconoscendo l'essenza che tutti ci accomuna, "la nostra umanità". A tale obiettivo mira l'essenziale e scarno metodo rogersiano.
Opere
Citiamo tra le principali:La terapia centrata sul cliente, Martinelli 1970; I Gruppi di incontro, Astrolabio 1976; Psicoterapia e relazioni Umane, Bollati Boringhieri.








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