venerdì 24 gennaio 2014

Psicologia e dintorni...



Transfert speculare, idealizzante e gemellare

La relazione tra paziente e analista veicola il recupero di quelle dinamiche evolutive inficiate dagli insuccessi dei primi oggetti – Sé. I pazienti portano in terapia il loro doloroso smarrimento, l’analista offre loro l’esperienza di quel calore emotivo di cui sono stati deprivati, “non può costruire, però, ex novo, un Sé nucleare” (Kohut).
In tal senso, il processo analitico mira a rimarginare e riparare le lacerazioni del passato realizzando il graduale disinvestimento dell’oggetto – Sé idealizzato per pervenire all’individuazione di oggetti -Sé reali. Ritorna nei luoghi abitati dal narcisismo arcaico e primitivo per percorrere quelle vie che portano al narcisismo maturo e sano. Mira a rafforzare la debolezza del Sé sostenendo processi integrativi e coesivi. Attivare le potenzialità maturative bloccate implica un lavoro di elaborazione fondato su interpretazioni di transfert (non censorie) e su ricostruzioni genetiche.
Le concettualizzazioni di idealizzazione, grandiosità e gemellarità di Kohut hanno introdotto una diversa lettura dei fenomeni di transfert. Questi ultimi non qualificano più modalità regressive e difensive da interpretare ma fenomeni evolutivi da sostenere. La psicanalisi del Sé enfatizza i “transfert da oggetto-Sé”: il paziente, a causa dell’inadeguata empatia parentale, tenta di trovare un completamento alle carenze del Sé attraverso l’analista.
Lo sviluppo, l’elaborazione e la risoluzione dei transfert da oggetto –Sé rappresentano il cuore del lavoro clinico, di ogni terapia o analisi ben condotta.
Come già notato, sulla base della distinzione inerente i differenti bisogni del Sé, tematizzati da Kohut, sono stati individuati tre tipi di transfert da oggetti – Sé: il transfert speculare, quello idealizzante e quello altergoico o gemellare.
Nel transfert  speculare , il paziente si rivolge all’analista per ottenere una risposta di conferma e convalida del proprio valore. Il paziente adulto che “si esibisce”, raccontando all’analista, per esempio, i propri successi, tentando di ottenere approvazione e ammirazione, instaura un transfert speculare che lo psicanalista deve “servire” al fine di rimandare al proprio paziente un senso di considerazione che cementa i processi integrativi.
Nel transfert idealizzante, il paziente considera l’analista come un potente genitore nutriente, consolante e risanante. Il paziente, per il fatto di essere paziente di quel brillante analista, sente di essere lui stesso brillante, anche se di fatto brilla di luce riflessa. Così come nel caso del transfert speculare, quando lo psicanalista è chiamato a soddisfare il bisogno di rispecchiamento, anche nel transfert idealizzante egli deve essere al servizio del bisogno di idealizzazione.
Nel transfert gemellare, il paziente avverte il bisogno di essere esattamente come lo psicanalista, ricerca nell’analista un oggetto – Sé simile a lui che gli assicuri una confermante esperienza di uguaglianza, di affinità elettiva.
Se il transfert non va risolto rapidamente con l’interpretazione, quest’ultima svolge un ruolo importante a proposito dello specchiare empatico. Riveste un ruolo dialogico. Alla voce del paziente fa eco quella dell’analista che interpreta. L’interpretazione non è mai una rivelazione definitiva ma una traduzione negoziata. Oltre che per il contenuto, una buona interpretazione diventa tale per il modo in cui è fornita, il tempo e la ricaduta che essa ha nel processo terapeutico. Tuttavia l’attenzione dell’analista, nella psicologia del Sé, vira dalla funzione interpretativa a quella riparativa per la mancanza di esperienze evolutive cruciali. 
[…]
Tratto da Psicologia del profondo. Modelli e tecniche di psicoterapia psicodinamica di Accursio Gennaro e Giusy Bucolo 




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