Il sociologo della modernità liquida è intervenuto a Milano
per Meet The Media Guru. Come è cambiata la nostra vita, divisa tra tra online
e offline?
09 ottobre 2013 di Philip Di Salvo
"Devo deludervi, non sono un guru", ha esordito
Zygmunt Bauman, aprendo il suo intervento milanese a Meet The Media Guru:
"non vi dirò come condurre la vostra vita". La conferenza di Bauman,
uno dei maggiori pensatori viventi, ha toccato molti aspetti
centrali della
nostra condizione di esseri umani, a cominciare dal rapporto con la vita
digitale. Secondo il sociologo, la nostra esistenza ha conosciuto, con la
rivoluzione digitale, l'impatto con una divisione, quella tra online e offline,
che ci ha imposto di vivere allo stesso tempo in due differenti dimensioni. In
questo contesto, i bambini incontrano Internet ormai già a 4 anni e crescono
senza nemmeno poter immaginare che la connessione al Web possa non esserci,
tanto il nostro rapporto con la vita online è diventato stretto. La Rete, per
Bauman, è parte del progresso, ma porta con sé anche un numero di "perdite
collaterali". L'automatizzazione del lavoro, ad esempio, causa diminuzione
di posti di lavoro "umani" sia nell'industria pesante che nel lavoro
intellettuale, ha puntualizzato Bauman: "i server stanno immagazzinando la
nostra conoscenza e la nostra capacità di memorizzare sta scomparendo".
Per esemplificare questa dicotomia tra guadagno e perdita
dovuta al progresso, Bauman ha citato Mark Zuckerberg e l'incredibile successo
di Facebook: il social network ha intercettato la nostra paura di non essere
visti ed essere soli e ha fondato il suo successo sull'allontanamento di questa
paura: "il fondamento delle relazioni online è la soddisfazione", ha
specificato Bauman, "e le relazioni diventano estremamente fragili".
Facebook ci dà un "gadget" che ci fa credere di poter incontrare 500
amici in un giorno stesso, "io non sono riuscito a farne altrettanti in 80
anni di vita", ha scherzato Bauman.
"Il problema con Facebook e gli altri social netwok è che
promettono esattamente quello che il progresso promette: rendere la nostra vita
più semplice". Questo meccanismo si presenta anche nella gestione delle
relazioni umane e sentimentali. Per Bauman, i social media servono, ad esempio,
a rendere semplice la conclusione della relazione con un'altra persona,
superando le dinamiche del mondo "offline". Ma siamo davvero felici
di questa possibilità? Per Bauman la risposta è no: "la felicità non è evitare
i problemi, la felicità è superarli".
La Rete, però, nella visione di Bauman porta con sé anche
vantaggi, come la disponibilità quasi infinita di conoscenza: "con un
click, Google ci presenta due milioni di risposte, un numero che non potremmo
consultare nemmeno in tutta la nostra vita". Anche questo aspetto, però,
ha un prezzo: l'impazienza e la perdita della capacità di conservare conoscenza
"dentro di noi". Sono i server a conservare il nostro sapere, noi
possiamo solo consultarlo e questo "avrà un effetto negativo sulla nostra
creatività".
Per Zygmunt Bauman, Internet ci fa vivere "senza
rischi", consentendoci di relazionarci solo con persone che la pensano
come noi e condividono il nostro punto di vista: "le persone diventano
così nostri specchi", ha spiegato Bauman; in caso contrario,
"clicchiamo il tasto 'delete' e passiamo a un altro sito". Ma come
uscire da questa condizione? Per l'autore della "vita liquida" una
risposta è piuttosto ovvia: "parlando gli uni con gli altri e dimostrando
interesse nel dialogo" per mantenere vivo l'interesse nei confronti di chi
la pensa in modo diverso, evitando opinioni preconcette. La seconda soluzione è
"essere aperti", dando inizio a un dialogo tenendo viva la
possibilità che le nostre opinioni possano essere sbagliate. La terza
possibilità è la cooperazione: "il dialogo non deve servire a far
prevalere il nostro ego", ha spiegato Bauman, "perché nel dialogo con
il diverso non devono esserci né vincitori, né vinti". Queste
"arti" sono messe a repentaglio da Internet, nella visione di Bauman.
Allo stato delle cose, riscoprire queste capacità di dialogo nei confronti del
diverso è una questione "di vita o di morte" per il nostro futuro
perché, ha chiosato Bauman, "Il futuro non esiste, il futuro va creato".
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