sabato 3 agosto 2013

Autori e dintorni.... Herman Hesse



Narciso e Boccadoro.
All’ombra di un castagno, l’incontro di due spiriti opposti
Da “Orizzonte Universitario.it”


Narciso e Boccadoro non è un libro, è una metafora. Una lunga metafora. Ma è anche una storia, una storia di amicizia, di amori, di passioni, di arte, di boschi, di lune e di inverni. E’ la vita di un ragazzo, dai riccioli biondi e dal sorriso ingenuo, Boccadoro, che arriva in un convento per ricevere un’istruzione. In questo convento incontra Narciso, un giovane maestro, di poco più grande di lui; l’affinità è immediata. Le loro due anime si cercano a lungo: Boccadoro vuole conquistarsi la simpatia del maestro, di cui ammira le ampie doti di erudizione e di profondità intellettuale, nonché di ricchezza spirituale. Narciso vede nel ragazzo un’indole inquieta, una sofferenza lancinante sepolta nei recessi del suo cuore: è l’amore per la madre che a mala pena ricorda, ma che per tutta la vita tenterà di recuperare e portare alla luce. Dopo qualche anno i due diventano amici e la confidenza aumenta. Un giorno Narciso, vedendo Boccadoro estremamente irrequieto, volendo aiutarlo a trovare la sua strada, lo chiama sé e gli apre gli occhi:

“Io ti prendo sul serio quando sei Boccadoro. Ma tu non sei sempre Boccadoro. Io non mi auguro altro se non che tu divenga Boccadoro in tutto e per tutto. Tu non sei un erudito, tu non sei un monaco … per far un erudito ed un monaco basta una stoffa meno preziosa della tua”.


 Il colloquio ha su Boccadoro un effetto drammatico. Scuote il ragazzo in ogni sua fibra, lo attraversa come un fulmine, spossandolo. Narciso sa bene che questo male è necessario per l’amico e non gli risparmia parole di fuoco. Vuole a tutti i costi che Boccadoro realizzi se stesso nel modo giusto, non nel modo imposto dal padre, che voleva far di lui un uomo di chiesa. Narciso, da gran conoscitore della psiche, capisce che le ansie di Boccadoro sono legate alla madre, prematuramente scomparsa, da cui Boccadoro ha ereditato lo spirito inquieto e gitano. Queste saranno le parole decisive di Narciso:

“Le nature come la tua, dotate di sensi forti e delicati, gli ispirati, i sognatori, i poeti, gli amanti sono quasi sempre superiori a noi uomini di pensiero. La vostra origine è materna. Voi vivete nella pienezza, a voi è data la forza dell’amore  e della esperienza viva”.

Boccadoro decide di intraprendere un viaggio, una peregrinazione senza mèta, alla ricerca della figura materna, del senso pieno della vita. E incontra tante persone, tante donne, da cui ha tante notti di sospiri e voluttà, da cui e a cui dona amore. Vive anni di piaceri, di godimenti e appagamenti dei sensi credendo di poter un giorno rivedere l’amico e la madre. Boccadoro compie il percorso di tutti, combattendo le paure di ognuno, vedendo in ogni sogno e in ogni veglia la morte, la danza macabra della peste, la bestialità dell’uomo, l’effimera durata del dolore come del piacere. Infine approda sulla sponda sicura dell’arte con la quale crede di poter sconfiggere la Grande Mietitrice. E’ ossessionato dal incomprensibilità del mondo, secondo lui fatto male, ma sappiamo che spesso il disprezzo deriva da un grande amore non corrisposto. Boccadoro invecchia, impara ad intagliare sculture nel legno presso un anziano scultore, rimane colpito dalla bellezza delle statue sacre, dal volto polito della Madonna visto in una chiesa, che gli sembra così simile a quello della madre di cui però ricorda sempre meno il volto e che diventa ormai una donna, una Madre Primigenia, con le facce di tutte le donne che ha amato e da cui è stato amato.

Verso gli ultimi anni della sua vita, dopo tutta l’esperienza fatta in giro per la Germania, in una vita errabonda,  dopo aver vissuto ogni sorta di situazione: l’adulterio, l’omicidio, la lussuria; e soprattutto aver visto in faccia la Morte, Boccadoro ritorna al convento dove ritrova Narciso, il suo grande amico.

E’ la storia di una splendida amicizia, quella che dura per sempre, tra due anime opposte che si completano perfettamente, in cui ciascuna si arricchisce dell’altra. Lo Spirito, Narciso, trae dall’amico Boccadoro, la pienezza della Vita e dell’Amore, e il biondo eterno ragazzo viene guidato dall’ascetico abate alla tranquillità interiore, sapendo che entrambi per quanto lontani saranno, non smetteranno mai di pensare l’uno all’altro. Dirà Boccadoro prima di morire:

“Anch’io ti ho sempre voluto bene, Narciso: la metà della mia vita è stata uno sforzo continuo per guadagnarmi l’animo tuo.”

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