domenica 4 agosto 2013

Autori e dintorni... G. Flaubert


  da "Memorie di un pazzo", capitolo settimo.




"Questi sono i miei ricordi più teneri e insieme più penosi....
Sono vivi nella mia memoria e quasi ancora caldi nella mia anima, per come l'han fatta sanguinare".




 [...]
Allora tornerà certamente la gioia sulla terra, quando questo vampiro bugiardo e ipocrita che si chiama civiltà sarà morto; si abbandoneranno il manto regale, lo scettro, i diamanti, il palazzo che crolla, la città che va in rovina, per andare a raggiungere la giumenta e la lupa.
Dopo aver trascorso la sua vita nei palazzi e dopo essersi logorato i piedi sul selciato delle grandi città, l’uomo andrà a morire nei boschi.
La terra sarà inaridita dagli incendi che l’avranno arsa e, ricoperta interamente dalla polvere delle battaglie, dopo che l’alito di desolazione passato sugli uomini sarà passato anche sopra di essa, non darà più se non frutti amari e spini, e le razze si estingueranno sul nascere, come le piante battute dai venti che muoiono prima di aver fiorito.
Poiché tutto dovrà pur finire, e la terra sarà certo consumata a furia di essere calpestata; poiché l’immensità deve pur essere stanca infine di questo granello di polvere che fa tanto rumore e turba la maestà del nulla. L’oro dovrà pur consumarsi a forza di passare di mano in  mano e di corrompere; questo vapore di sangue dovrà placarsi, il palazzo crollare sotto il peso delle ricchezze che nasconde, l’orgia finire e noi tutti ridestarci.

Allora scoppierà un’immensa risata di disperazione, quando gli uomini vedranno questo vuoto, quando bisognerà lasciare la vita per la morte, per la morte che mangia, che ha sempre fame. E tutto si creperà per sprofondare nel nulla, e l’uomo virtuoso maledirà la sua virtù e il vizio applaudirà.
Pochi uomini ancora erranti in una terra arida si chiameranno reciprocamente; andranno gli uni verso gli altri, ma indietreggeranno di orrore, spaventati da se stessi, e finiranno per morire.
[…] 
La pietra precipiterà all’improvviso, schiacciata da se stessa, e l’erba vi crescerà sopra. E i palazzi, i templi, le piramidi, le colonne, mausoleo del re, tumulo del povero, carogna di cane, tutto alla medesima altezza, sotto i prati della terra.

Allora, il mare senza dighe lambirà placidamente le sponde e andrà a bagnare coi suoi flutti la cenere ancora fumante delle città; gli alberi cresceranno, inverdiranno, senza una mano che possa abbatterli e frantumarli; i fiumi scorreranno in prati fioriti, la natura sarà libera, senza uomo che possa coartarla…

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