venerdì 8 febbraio 2013

Tratto da "Repubblica"



Paura e panico, nel cervello prendono strade diverse

Studio su Nature Neuroscience: aree cerebrali distinte sono collegate a tipi differenti di sensazioni paurose: minacce esterne, come una rapina o il terrore dei ragni, o interne: ad esempio, la sensazione di non riuscire a respirare. La scoperta potrebbe portare ad affrontare in modo più mirato attacchi di panico o ansia

C'è paura e paura. La sensazione di spavento scatenata da stimoli esterni, visivi o uditivi, e qualcosa di più intenso e profondo, legato invece a quello che succede all'interno del nostro corpo. Seguono percorsi diversi e fanno riferimento a centri differenti: la scoperta si deve a John Wemmie, della University of Iowa e potrebbe aiutare ad affrontare in modo più mirato gli attacchi di panico o sensazioni come la sindrome da stress post-traumatico e altre condizioni legate all'ansia.

L'area cerebrale della paura è da anni collegata all'amigdala, che si attiva in risposta a stimoli esterni e prontamente manda il segnale di allarme ad altre aree neurali che preparano il corpo a reagire, di solito con la fuga o con l'attacco. Tante patologie sono legate a disfunzioni dei meccanismi 'salvavita' della paura: ad esempio la sindrome da stress post-traumatico, in cui è come se il pulsante della paura fosse sempre acceso, anche quando non c'è nulla da temere, oppure gli attacchi di panico.

Ma l'amigdala non è la sola ad attivarsi in presenza di sensazioni di paura. Wemmie, professore associato di psichiatria, e colleghi, che hanno pubblicato il loro studio su Nature Neuroscience, lo hanno scoperto studiando una paziente molto particolare, 'SM', una donna di 40 anni che soffre dall'adolescenza della malattia di Urbach-Wiethe che le ha provocato lesioni all'amigdala e da allora non ha mai provato paura. 

Alla donna, da anni protagonista delle ricerche degli scienziati, e ad altri pazienti con lesioni simili è stato fatto respirare un mix di aria e CO2, in grado di provocare una sensazione di soffocamento che dura, di solito, una trentina di secondi. Per la prima volta la "donna senza paura" e gli altri pazienti hanno reagito provando panico: un risultato che ha sorpreso i ricercatori, che si aspettavano l'esatto opposto. Ma perché queste persone che non hanno nessuna reazione di fronte ad una rapina, a un film dell'orrore o se si trovano minacciate con un'arma, provano terrore inalando anidride carbonica? La risposta sembra essere nel modo in cui il cervello affronta le situazioni esterne e quello che invece accade all'interno del corpo, come la sensazione di un attacco di cuore o di non riuscire a respirare.

Weinne e colleghi suggeriscono che queste sensazioni di panico "interno" vengano captate da aree diverse dall'amigdala e profonde, come il tronco encefalico, il diencefalo o la corteccia insulare, attivando un circuito diverso rispetto alla paura dei serpenti o di un ladro.

Lo stesso test del gas è stato ripetuto su 12 soggetti sani, ma solo tre di loro hanno provato analoghe sensazioni di panico. C'è dunque una paura più profonda e intensa dettata da stimoli interni, sostengono gli scienziati, e l'amigdala potrebbe sopprimerla nei soggetti sani. Al tempo stesso, i ricercatori pensano che l'amigdala non funzioni correttamente in chi soffre di attacchi di panico.

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