martedì 26 giugno 2012

Psicologia e dintorni


DALLA TEORIA DELL'HIP A INTERNET

Intorno agli anni cinquanta del ventesimo secolo, nel campo della psicologia dello sviluppo si venne affermando un approccio allo studio dello sviluppo cognitivo che prese il nome di HIP. La sigla stava per "Human Information Processing", cioè "elaborazione delle informazioni nell'uomo". Gli psicologi fondatori di tale movimento partivano dall'assunto di base secondo il quale l'attività cognitiva umana poteva essere paragonata all'attività di un computer o, come si diceva allora, di un "elaboratore elettronico". L'HIP era in sostanza una disciplina che studiava il comportamento umano alla luce, oltre che della psicologia, di altre scienze in forte sviluppo in quel periodo, in particolar modo la cibernetica e l'informatica. Era l'alba di un'epoca in cui i computer si sarebbero affermati come strumenti di uso comune. Secondo l'HIP, le "informazioni" erano rappresentate da qualsiasi stimolo che potesse essere percepito dalla psiche umana. L'obiettivo più importante che gli psicologi dell'HIP si prefiggevano era l'individuazione del "software", cioè i "programmi" che determinavano i diversi comportamenti nell'uomo, intendendo tali programmi come "sequenze di istruzioni". Si cercava, cioè, di capire in che modo le informazioni provenienti dall'esterno venissero percepite, elaborate, interpretate, immagazzinate ed eventualmente riutilizzate dagli esseri umani nella loro interazione con l'ambiente. In base a questa prospettiva, tutte le attività umane potevano essere viste come l'applicazione di programmi, cioè sequenze di istruzioni apprese. Alcuni programmi verrebbero eseguiti consapevolmente, soprattutto quelli più complessi, mentre altri, quelli più semplici, in modo automatico. Così, come il computer è dotato di una memoria ad accesso casuale (RAM), temporanea e volatile, e una su disco rigido, stabile, il cervello umano sarebbe dotato di due forme di memoria, o "magazzino", come la chiamano i teorici dell'HIP: una a breve termine, nella quale le informazioni possono essere conservate per un periodo relativamente breve di tempo, e una a lungo termine.
Le informazioni verrebbero conservate nel Magazzino a Lungo Termine (MLT) sotto forma di concetti, che si formerebbero attraverso diversi tipi di meccanismi, uno dei quali, chiamato "reticolo", è rappresentato nella figura. La figura illustra uno dei possibili modi in cui, nei bambini, alcune conoscenze, in questo caso sulla frutta, verrebbero organizzate. La forza del legame è inversamente proporzionale alla lunghezza delle frecce, come se queste descrivessero la lontananza tra concetti. Il Magazzino a Breve Termine (MBT) sarebbe invece di fondamentale importanza nell'uso delle diverse strategie per la soluzione di problemi. Un MBT ristretto impedirebbe infatti l'uso delle strategie più complesse, le quali potrebbero però sempre essere apprese attraverso un addestramento appropriato.
Secondo i teorici dell'HIP, durante i primi anni di vita avrebbero luogo molti cambiamenti, che riguarderebbero sia l'architettura del sistema per l'elaborazione delle informazioni, in particolare la capacità del MBT e alcune caratteristiche delle operazioni elementari, sia i processi e le rappresentazioni contenute nel MLT. Secondo questi psicologi, la crescita delle capacità cognitive sarebbe una conseguenza da ascrivere al passare del tempo solo fino ai primi due anni di vita circa; dopo, la causa del miglioramento delle capacità cognitive sarebbe più legata all'esperienza.
La teoria dell'HIP ha, come spesso capita, punti di forza e punti deboli. A mio avviso, la sua maggiore vulnerabilità risiede proprio nell'assunto di base, cioè nel tentativo di individuare parallelismi tra il funzionamento di un computer e quello della psiche umana. E' vero che all'epoca in cui la teoria sorse, i computer erano molto diversi da quelli odierni, e anche nel campo della psicologia fisiologica si sapeva molto meno di quanto si sa oggi, quindi alcune illazioni "forzate" sono in un certo senso giustificate.
Non bisogna infatti dimenticare ciò che il sempre lungimirante Einstein diceva a proposito della eventuale similitudine tra uomo e macchina:
Un giorno le macchine saranno in grado di risolvere tutti i problemi, ma non saranno mai capaci di porne uno.
E' questo che forse i teorici dell'HIP non avevano sufficientemente tenuto in considerazione: le variabili.
I comportamenti umani, nella loro accezione di concretizzazione di pensieri, sono il frutto di un tale numero di variabili, talmente dinamiche nei loro modi di combinarsi, che risulta limitante restringerne il funzionamento assimilandolo a quello dei programmi informatici, non essendo questi dotati nè di fantasia nè di creatività, per non parlare dei casi di disturbo psichico. Per poter riprendere il discorso sui parallelismi tra uomo e macchina, bisognerà aspettare che le ricerche sull'Intelligenza Artificiale diano risultati che finora sono stati rappresentanti solo in romanzi e film di fantascienza.
C'è invece una interpretazione della teoria dll'HIP che trovo particolarmente lucida: ai tempi della fondazione del movimento, non si parlava ancora di internet, anche perchè era negli stessi anni che il suo precursore, "arpanet", veniva architettato nel laboratori militari statunitensi. Più che di parallelismi tra mente e computer, secondo me sarebbe il caso di parlare di similitudini tra mente e internet. Se ci si fa caso, infatti, sia la struttura che lo sviluppo della rete hanno molti elementi in comune con la struttura e lo sviluppo di un sistema nervoso. I modi in cui internet viene usato dai suoi utenti, la sue innumerevoli sfaccettature, le informazioni che gestisce, quelle nuove che produce, il modo in cui tali informazioni escono dalla realtà virtuale per andare a influenzare la realtà concreta e viceversa, ricordano molto più da vicino il pensiero e il comportamento umani, sicuramente molto più di quanto potrebbe fare un singolo computer. E' questo forse il vero merito dell'HIP, avere cioè dato inizio a una importante riflessione tra le differenze, le similitudini e i limiti tra due sistemi di fondamentale importanza per il futuro della nostra stessa specie, la psiche e internet. 
(da psicologia virtuale di Enzo Artale)

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