venerdì 2 marzo 2012

Tratto da "Il codice dell'anima" di James Hillman


Se ambiente significa, letteralmente, ciò che c’è intorno, allora si deve intendere tutto, ma proprio Tutto, ciò che c’è intorno. Infatti la psiche inconscia sceglie in modo arbitrario tra le cose incontrate quotidianamente nell'ambiente. Informazioni minuscole e banali possono avere effetti psichici subliminali giganteschi, come mostrano i residui diurni nei nostri sogni. Perché diamine siamo andati a sognare proprio quella cosa li?
Gran parte della nostra giornata passa inosservata e non sarà mai più ricordata, ma ecco che la psiche pesca i rottami che galleggiano nell'ambiente e li consegna al sogno.
Il sogno, l’impianto di riciclaggio dell'ambiente, trova nella spazzatura i valori dell'anima.
Il sogno: un artista che si appropria di immagini presenti nell'ambiente per richiamarle alla memoria più tardi, in pace. Poiché lo spazio in cui ci aggiriamo è fatto di realtà psichiche che influiscono sulla nostra vita, dovremmo ampliare la nozione di ambiente nel senso di una ecologia del profondo, partendo dall’ipotesi che il nostro pianeta sia un organismo vivente che respira e si autoregola. Poiché qualunque cosa abbiamo intorno può nutrire la nostra anima in quanto alimenta immaginazione, là fuori è pieno di materia animica.  E allora perché non ammettere, con l’ecologia del profondo, che l'ambiente stesso è intriso di anima, animato, inestricabilmente fuso con noi e non già sostanzialmente separato da noi?
La visione ecologica restituisce all'ambiente anche l'Idea classica di "Providentia": l'idea che il mondo provvede a noi, bada a noi, ci accudisce perfino. E ci vuole vedere intorno. Predatori, tornado, tafani in giugno sono soltanto  frammenti del quadro. Provate a pensare a quante cose buone e profumate ci sono, invece. Credete che gli uccelli cantino solo per gli altri uccelli? Questo pianeta respirabile, commestibile, bello e piacevole, rifornito e tenuto in ordine invisibilmente, ci mantiene tutti grazie al suo sistema di sostegno alla vita. Questa si che è cultura. L’ambiente, allora, sarebbe immaginato ben aldilà delle condizioni sociali ed economiche, al di la di tutto l’impianto culturale, come comprendente ciascuna piccola cosa che si prende cura di noi ogni giorno: i nostri pneumatici, e le tazze di caffè e le maniglie delle porte ed il libro che ho in mano. Diventa impossibile escludere come irrilevante questo pezzetto di ambiente a favore di quell’altro che invece avrebbe senso, come se si potessero disporre in ordine d'importanza i fenomeni del mondo. Di importanza per chi? Anzi, deve cambiare la nostra stessa nozione di importanza; invece di importante per me, penseremo: “importante per altri aspetti dell’ambiente”. Ci domanderemo: Questa cosa fornisce nutrimento ad altre cose che ci sono intorno? Dà un contributo alle intenzioni del campo, di cui io sono soltanto una piccola effimera parte? Via via che si trasforma la nozione di ambiente anche il nostro modo di vedere l’ambiente cambia. Diventa sempre più difficile dividere con un taglio netto psiche e mondo, soggetto e oggetto, qui dentro e là fuori. Non so più con certezza se la psiche è dentro di me o se io sono nella psiche come nei miei sogni, nelle atmosfere del paesaggio e nelle strade della città, come sono nella “musica sentita così intimamente da non sentirla affatto, ma finché essa dura, tu sei la musica". (Thomas Stearns Eliot)

"Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie - anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli?
Se esiste, è il 'daimon', il 'demone' che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone. Se esiste, è ciò che si nasconde dietro parole come "vocazione", "chiamata", "carattere".
Se esiste, è la chiave per leggere il "codice dell'anima", quella sorta di linguaggio cifrato che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo.
Dopo anni di indagini sulla psiche, che hanno fatto di lui l'autore di saggi memorabili come "Il mito dell'analisi" e "Re-visione della psicologia", James Hillmann ha voluto darci con questo libro le prove circostanziate dell'esistenza e dei modi di operare del 'daimon'. E ha scelto una via inusuale ed efficacissima, quella cioè di impiegare come esempi non oscuri che ogni lettore conosce: da Judy Garland a John Lennon e Tina Turner, da Truman Capote a Quentin Tarantino e Woody Allen, da Hannah Arendt a Richard Nixon e Henry Kissinger, da Hitler ai serial killer.
Attraverso questa profusione di storie eloquenti e paradigmatiche Hillmann è riuscito a farci capire che se la psicologia si è dimostrata incapace di spiegare le scelte più profonde che decidono la vita di tutti noi è proprio perché aveva perso contatto con il 'daimon'.
E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo compagno segreto dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende."

Da "Il Codice dell'anima"





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