sabato 24 marzo 2012

Curiosità

 

Dove si trovano i ricordi nel cervello?

Le nostre esperienze modificano le sinapsi (le connessioni fra neuroni) e queste alterazioni permanenti sono responsabili della memoria. In pratica, quando accade qualcosa che in futuro ricorderemo, si genera nel cervello un segnale elettrico che provoca variazioni chimiche e strutturali dei neuroni. Queste variazioni sono possibili grazie a una catena di reazioni che coinvolge diverse molecole fra cui gli ioni calcio e alcuni enzimi e neurotrofine, e il cui risultato finale è il potenziamento delle sinapsi.

Molto di ciò che sappiamo sulla memoria si deve a un paziente identificato con la sigla H. M., che a causa di una grave epilessia subì la rimozione di alcune parti del cervello. Migliorò, ma perse completamente la capacità di fissare nuovi ricordi perché le aree rimosse (una parte dei lobi temporali che comprendeva l’ippocampo) erano quelle coinvolte nella formazione della memoria. H. M. manteneva i ricordi di quando era piccolo, perché le regioni temporali sono necessarie alle memorizzazione, ma poi i ricordi sono immagazzinati in altre aree. In generale, la memoria dichiarativa (per esempio ricordare un numero) risiede nelle aree della corteccia, mentre quella procedurale (per esempio come si va in bicicletta) dipende da altre regioni, come i gangli della base.





I meccanismi della memoria

Da sempre il tema della memoria ha suscitato curiosi e scienziati per stabilirne i processi e cercare di ottimizzarla. Di questi temi si sono occupati gli studiosi della capacità di apprendimento, che si sono adoperati per stabilire quali sono i meccanismi della memoria e dell'oblio. La conoscenza di questa struttura ha agevolato la costruzione di modelli che vedremo tra breve, capaci di schematizzare il percorso dell’apprendimento e l’immagazzinamento a memoria di ciò che interessa ricordare.
I più recenti studi hanno determinato l’esistenza di tre aree di memoria con diversa struttura e funzionamento. Le informazioni provenienti dall’esterno mediante stimoli sensoriali vengono filtrati dalla memoria sensitiva che trattiene solamente una piccola percentuale delle informazioni, per farle fluire verso la memoria a breve termine e stipare le più importanti in quella a lungo termine. Vediamo il processo nei dettagli, analizzando i tre differenti tipi di memoria presenti nell’essere umano.
La memoria sensitiva riceve direttamente stimoli dall’esterno: è dunque il primo filtro alla memorizzazione. Le informazioni ricevute soggiornano solamente pochi secondi nella memoria sensitiva e di tutte quelle in ingresso ne vengono scartate il 75%. Delle informazioni restanti solamente l’1% viene selezionato come degno di passare all’analisi e alla memorizzazione della memoria primaria, contenuta dall’ippocampo e costituente un deposito limitato del cervello. L’encefalo è in grado di registrare quanto appreso, associandolo verbalmente alle esperienze e alle informazioni precedenti. All’aumentare delle associazioni e della capacità di eseguirle volontariamente e maggiore sarà il successo di ricordare informazioni nel lungo termine.
Le informazioni arrivate con successo alla memoria a breve termine hanno da pochi secondi a qualche minuto di tempo per procedere verso la memoria a lungo termine. Il passaggio da un’allocazione all’altra è pressoché automatico e inconscio, basato sulle nostre abitudini e capacità di memorizzazione personali: tuttavia è un processo delicato in quanto le informazioni perse, quelle cioè che non hanno avuto modo di passare all’allocazione a lungo termine, risulteranno irrecuperabili, se non mediante un ulteriore stimolo. Vedremo ora in quale parte del cervello avviene questo sofisticato meccanismo di passaggio delle informazioni da una memoria all’altra.

Tipologie di memoria

Esistono numerosissimi modi di classificare i vari tipi di memoria. Possiamo dire che una delle conseguenze più importanti degli studi di neuropsicologia della memoria è costituita dal fatto che certamente non esiste un solo tipo di memoria, ma molti tipi di memoria, divisi per ambiti e specializzazioni, anche se naturalmente intrecciati tra loro.
I più significativi sono.
1) Memoria procedurale o implicita: è la memoria contenuta nei comportamenti e che riguarda sia i comportamenti appresi (guidare l’automobile, sciare, nuotare, andare in bicicletta) sia gli schemi emozionali relazionali, legati alla struttura del carattere e tendenti a ripetersi nel tempo.
2) Memoria semantica: è la memoria fondata sugli elementi appresi una volta per tutte e quindi entrati in categorizzazioni fisse (la capitale della Germania, il significato di una parola difficile, la data di nascita e morte di un autore classico).
La memoria semantica non è priva di connotazioni emotive, ma la sua caratteristica è di essere fondata su definizioni, come in un dizionario, che non cambiano nel tempo, disposti in una collocazione stabile. 
 3) Memoria episodica e autobiografica: é la memoria rivolta alla conservazione di elementi specifici, unici, irripetibili, che sono successi solo quella certa volta e in quel certo posto. È la memoria che coglie la specificità di un vissuto, il suo essere riconoscibile perché unico e fortemente emozionale: esempi di questa memoria possono essere la casa dei nonni, il profumo della propria madre, il colore degli occhi della ragazza amata, e così via).
Alla luce di quanto esposto si può dire che molti eventi vissuti dal soggetto possono non diventare autobiografici, non conservati cioè nella memoria episodica ma semplicemente nella memoria dei fatti accaduti, perché privi di quelle caratterizzazioni personali del “vissuto” in prima persona, elemento fondamentale per l’appartenenza di un ricordo alla memoria in questione.
La memoria di questi eventi ha dunque delle forti connotazioni emotive, ma tali emozioni non sono sentite come appartenenti specificamente al soggetto, non in grado cioè di caratterizzarlo in quanto persona unica. 
In altri casi può accadere che alcuni eventi non vengano neppure memorizzati nella memoria semantica, ma soltanto in quella procedurale o implicita: è il caso di comportamenti o fatti avvenuti che non consentano, per remore o blocchi, un ricordo trasmissibile.
4)Memoria iconica: è la memoria che consente di trattenere una certa quantità di informazioni di tipo visuale e/o spaziali che vanno a collocarsi nella memoria recente. Se si guarda per breve tempo una matrice contenente parecchie lettere o numeri, è possibile ricordare con esattezza alcuni elementi della matrice. Lo Span di memoria visivo si identifica con il numero di elementi correttamente ricordati, seguendo l’esatta sequenza. Questo tipo di ricordo è dovuto probabilmente alle brevi immagini impresse sulla retina e registrate dopo uno stimolo visivo.
A differenza di quanto accade con l’apprendimento, in cui le informazioni vanno a depositarsi nella MLT, nella memoria iconica, a brevissimo termine, la precisione e i dettagli di un ricordo svaniscono così in fretta come sono stati velocemente memorizzati, in meno di un secondo.
Per incrementare il tempo del ricordo si può intervenire sulla nitidezza e sulla luminosità dell’immagine.
5) Memoria fotografica (visiva): è la memoria che consente di conservare le impressioni visive (parole, linee, forme, colori, fisionomia di una persona incontrata una sola volta, ecc.). Chi dispone di sviluppata memoria fotografica per apprendere la lezione la scrive, o visualizza la pagina del libro, in modo tale che quando la ripete è come se leggesse mentalmente le singole frasi. Una variante di questa memoria è la memoria eidetica, che è posseduta da circa il 10% dei bambini e che si perde col passare degli anni. I bambini eidetici, dopo aver osservato per pochi secondi un'immagine, riescono a "vederla" per diversi minuti, come se fosse davanti a loro, descrivendola nei dettagli.
6) Memoria uditiva: è la memoria che possiede chi ha facilità a ricordare sequenze sonore piuttosto che i timbri musicali (ad es. il timbro della voce piuttosto che la fisionomia, il suono della parole più chiaramente delle immagini visive, ecc.). Il soggetto uditivo impara la lezione dalla spiegazione dell'insegnante o leggendola ad alta voce.
7) Memoria motoria: è la memoria che facilita la memorizzazione di sequenze motorie del corpo.
Ognuno di noi dispone in diversa misura di tutte le memorie sopra descritte, con particolare predisposizione e facilità di utilizzo di ciascuna di esse: da qui si capisce il perché quell’amico si ricorda a memoria tutti i numeri di telefono, piuttosto che canticchia una canzone dopo averla sentita una sola volta.
 Le capacità mnestiche variano molto nel corso della vita, e se inizialmente sono facilitate da elementi concreti ed emotivamente rilevanti, successivamente si rilevano anche in riferimento a materiale astratto (si pensi all’espansione del vocabolario intorno ai 2 anni). I fattori che contribuiscono al cambiamento qualitativo della memoria sono l’aumento della capacità strutturale cerebrale e il miglioramento funzionale, che si collega con le strategie mnestiche quali: la reiterazione, l’organizzazione, l’elaborazione. 
Le strategie sono intenzionali e quindi dirette alla metacognizione; i primi studi si diressero verso lareiterazione, la ripetizione mentale, e l’organizzazione del materiale da ricordare secondo regole di selezione e condensazione, evidenziando come col crescere strategie più mature prendono il posto di quelle vecchie divenendo anche più generalizzabili, flessibili e differenziate. È dunque evidente il collegamento tra memoria e capacità cognitive. Anche il ruolo delle conoscenze ha assunto una rilevante importanza, con l’orientamento dell’attenzione verso un compito, e la misurazione successiva del ricordo di altre informazioni relative alla situazione. Ma quando si usano associazioni mentali, ne siamo consapevoli o lo facciamo in modo automatico?
Le strategie potenziano l’organizzazione e la strutturazione naturale della memoria che comunque funziona a “pacchetti” di conoscenze organizzati introno a nuclei tematici. Funzioni diverse sono assolte da forme diverse di memoria: quella semantica si riferisce a rappresentazioni di concetti e loro relazioni e serve ad acquisire il linguaggio, quella episodica si riferisce a fatti, oggetti, esperienze dirette, assicurando la continuità e l’identità del Sé attraverso la storia personale dell’individuo. Il ponte fra questi due tipi di memoria sarebbe, secondo K. Nelson, lo script, un tipo di schema particolare che si riferisce a sequenze di azioni ripetute regolarmente e composte da ruoli e contesti socialmente condivisi. Inizialmente sono visti come episodi ma, gradualmente, il bambino astrae elementi ricorrenti per usarli come organizzatori dell’esperienza e inserirli nella memoria semantica. L’esperienza è un fattore fondamentale, tutti si accorgono di ricordare meglio informazioni legate ad argomenti di cui si è fatta esperienza diretta.

Lo sviluppo della memoria non consiste tanto in un ampliamento dello spazio mestico, quanto nella crescita della capacità funzionale della memoria, nell’acquisizione e nel perfezionamento di strategie, nella crescita della conoscenza di base e della metamemoria.
  • crescita della capacità funzionale della memoria: con lo sviluppo la velocità con cui le informazioni vengono elaborate aumenta, il ché rende possibili prestazioni migliori in termini di qualità e di tempo.
  • sviluppo delle strategie a cui si può assistere dai 3 anni in poi.
  • crescita della conoscenza di base, più cose conosciamo e più in dettaglio le conosciamo, migliore sarà il ricordo che avremo delle situazioni generiche e dei particolari. Questa conoscenza è ovviamente frutto delle esperienze di vita.
  • la metamemoria è quell’insieme di strategie che usiamo per migliorare la nostra capacità di ricordare, ed è intorno ai 9 anni che i bambini iniziano ad avere una percezione esatta delle proprie capacità mnemoniche e di come organizzare le operazioni utili.


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