domenica 22 gennaio 2012

Da “Le piccole cose che cambiano la vita” di Raffaele Morelli – Dedicato alle donne -

Ma dov’è finita l’interiorità, dove si è rifugiata? Perché passiamo ore e ore davanti alla TV a guardare programmi demenziali, dove il banale, l’inutile conduce la sua danza? Perché consumiamo droghe, psicofarmaci, analgesici e farmaci in generale, come se fossero caramelle e come mai nessuna epoca ha fatto?
Perché, secondo i sondaggi, il sentimento più sgradito, più temuto, più sofferto è la solitudine? Perché non sappiamo stare da soli? Quali mostri temiamo di incontrare quando siamo con noi stessi? Siamo diventati “esterni”, guardiamo solo la superficie, e crediamo che i nostri pensieri siano tutto ciò che c’è dentro di noi. E così pensiamo, pensiamo, pensiamo…
Siamo diventati “grandi programmatori”, abbiamo sempre in mente progetti, mete da raggiungere. Ma, ammonisce Alan Watts: “Un mondo che si interessa solo di arrivare in qualche posto il più rapidamente possibile, diviene un mondo senza sostanza”.
Quando siamo da soli non facciamo che ragionare, quasi mai ci lasciamo andare alle fantasie, alle immagini, al silenzio interiore, al vuoto. Crediamo che senza pensieri non siamo niente e…ci sbagliamo.
Ci sbagliamo per davvero!
Pensiamo che il mondo sia tutto qui :pieno di cose da dire, da fare, pieno di “efficienza” da dimostrare. Dobbiamo essere sempre all’altezza…

Essendo diventati solo “esterni”, ci sembra di non avere più risorse interne, di non possedere soluzioni se non quelle che ci arrivano dai rotocalchi, dal gossip, dove i nostri modelli – gli attori, i politici, le star della televisione – sono tutti centrati sull’apparire, sull’esser belli, sull’artificiale, sul lifting. Crediamo che il mondo sia solo quello che vediamo fuori di noi…
Insomma: siamo diventati stranieri a noi stessi, non sappiamo più chi siamo, dove andiamo, qual è la nostra via, il nostro destino. Siamo fragili come non mai, e i disagi collettivi come la depressione, il panico, l’ansia, l’insonnia, l’obesità vengono a trovarci, ad assalirci, ad annientarci. La nostra anima è scontenta di noi, le nostre forze interiori sono stanche, sfinite dal continuo pensare e ripensare alle cose, dai continui giudizi e critiche che facciamo su di noi stessi. Eppure, dentro di noi  esiste nel silenzio, qualcosa che ci vuole aiutare, che ci vuole portare via da tutto questo, che ci vuole ridare la vita, che ci vuole restituire ciò che non sappiamo più di avere o che abbiamo perduto.
Mentre i moralisti e i bigotti, che per la verità sono soprattutto uomini, invocano come causa della crisi del mondo i valori perduti, le donne sembrano essere scelte dalle “forze interiori” (gli dei degli antichi) per cambiare il mondo, per spazzare via i luoghi comuni della nostra civiltà; ormai vecchi, obsoleti, inutili.
Non stiamo male perché sono tramontati i “valori di una volta” (coppia, matrimonio, famiglia, figli) ma perché ci ostiniamo a ritenerli perenni, perché ci sforziamo a voler essere sempre uguali, sempre identici ai nostri padri, ai nostri nonni.
Di questo gli uomini hanno fatto il loro credo fondamentale: figli di una dea antiquata di virilità, di dominio e di possesso, hanno concepito e fissato dentro di loro dei condizionamenti atavici, ereditati, da cui non riescono ad allontanarsi, di cui non riescono a fare a meno.
Quando una civiltà, una cultura, un’epoca  si ripiega sulle sue certezze, l’evoluzione si arresta, e allora gli dei scendono in campo: ci “prendono per mano”, “spazzano via” ciò che di vecchio ci si è attaccato addosso, ci preparano al cambiamento, alla trasformazione.
Trasformarsi significa ampliare la coscienza, essere più “ricchi”, più liberi, meno ancorati all’esterno, insomma, meno prigionieri delle gabbie in cui ci siamo chiusi.
Che ne sarà del mondo se il femminile verrà relegato ai fornelli, alla cura dei figli, all’allattamento, alle gravidanze, alle notti di matrimonio senza eros e piacere, senza passione, senza interessi, prigioniere e schiave delle abitudini? Che ne sarà di noi se gli uomini sono solo dei “machi”, attenti alla performance sessuale, dominatori dell’universo femminile? Che ne sarà di noi se siamo solo pensieri ripiegati sull’esteriorità, sull’apparire, sulla credenza che il mondo che vediamo è tutto ciò che c’è?
“Santa e perpetua salvatrice del genere umano -, così il poeta latino Apuleio nell’Asino d’oro” invoca Iside – tu che sei sempre larga di favori ai mortali, largisci un dolce affetto di madre alle sventure dei miseri. Te onorano i celesti, ti venerano gli inferi, tu fai roteare il mondo, fai comparire il sole, reggi l’universo, calchi il Tartaro. A te rispondono le stelle, per te ritornano le stagioni, giubilano i numi, servono gli elementi”
E allora la Dea tra le dee, la signora del mondo per eccellenza, quel femminile dal volto misterioso e senza tempo, scende in campo e chiama a raccolta le donne, le invita a prendere parte alle cose del mondo, a cambiare il maschile, a farlo diventare e ritornare utile all’evoluzione.
Scrive il filosofo e mistico Satprem, allievo del Maestro Aurobindo: “La donna è colei che realizza davvero. Realizzare vuol dire mettere le cose nella Materia. La donna applica la propria coscienza alla Materia. L’uomo se ne va con gran facilità nei propri sogni, nelle filosofie, nelle sue…in tutte le sue storie. Ma se non c’è accanto a lui una donna che Tiri, che l’aiuti ad  incarnare il suo ideale, lui resta li a sognare. La donna è la base, si”.
“Dove sono i veri uomini?” si chiedono le donne di oggi. Significa che la loro donna interiore è scontenta, che la Donna di tutte le donne  che abita ognuno di noi, maschi e femmine indistintamente, è infelice.
Si, l’anima del mondo si sente relegata dalla vita, inaridita, allontanata, sconfitta.
Apuleio, autore delle Metamorfosi e di Amore e Psiche, la chiama Iside, la sola e vera unica Dea  che sia mai esistita. Iside ha tante sfumature, tanti volti, tante facce, tante anime e tutte sconosciute, misteriose.
Iside si presenta dentro la nostra interiorità  con un immotivato stato d’animo gioioso, con un desiderio erotico inspiegabile  e prorompente, tale da lasciarci sopraffare dalla carne, dalle sue tentazioni, altre volte facendoci sentire indecisi, paurosi, fragili o ancora puri, celesti, sottili.
In qualsiasi forma Iside si presenti, la Dea tra le dee incarna tutto il femminile del mondo, e la caratteristica che la rende unica è l’inafferrabilità… vive nel mistero, nel buio, nella notte, eppure illumina i nostri atti; anche se per pochi bagliori.
Iside non ama gli uomini “miopi”, che vogliono trasformare le donne in “regine” della casa. Lo accettava un tempo quando gli uomini erano i sovrani incontrastati del mondo.
Si, gli uomini dominavano il mondo ma il femminile di Iside li portava comunque alla follia d’amore, rendendoli fragili, persi; era la sua vendetta. Ma, oggi, gli uomini dominatori non le interessano più.
Le chiavi del mondo, che aveva loro consegnato, solo per un certo tempo, adesso Iside vuole riprendersele. Non è soddisfatta la “dea splendente” di come i maschi hanno condotto e conducono il mondo. Pensa che senza il femminile non ci sarà più evoluzione: è stanca di padri di famiglia seduti capotavola che ripetono sempre le stesse cose, non sopporta la saggezza scontata dei terrificanti proverbi maschili, non ne può più degli uomini mammoni e dei pranzi ipercalorici della domenica dalle suocere… Ma più di tutto, non vuole donne senza interessi, senza passioni, senza desideri, spente e relegate sullo sfondo.
Iside vuole le donne vive, costi quel che costi, le vuole disposte a rimettere tutto in discussione, matrimoni, fidanzamenti, abitudini, tradizioni…E a chi non comprende il “multiforme e variegato volto della Dea”, Iside è pronta a regalare grandi dolori; a chi le resiste prepara sofferenze come la depressione, l’infelicità, l’insoddisfazione.
La Dea vuole scendere in campo, vuole “rimettere” il femminile al giusto posto nel mondo; vuole riprendersi le “chiavi della vita”.
Già ai primi del Novecento, precorrendo i tempi, lo psicanalista “selvaggio” Georg Groddeck scriveva: “Il futuro è della donna. Il cervello dell’uomo è coperto di polvere. Solo la donna è abbastanza barbara da  rinnovare la civiltà marcia. Guai al mondo, se la donna diventa sapiente, la madre dei figli. Il futuro è della donna. Datele autocoscienza. Il divenire dell’umanità è nel suo grembo. L’uomo perisce ma la donna è eterna”.
La Dea non sa che farsene di uomini che non capiscono, gelosi, attaccati ai modelli, o dei bigotti che si permettono di dire alle donne come si deve amare, cosa è giusto e sbagliato. Iside ricerca la magia, l’incanto, il sogno, vuole spostare lo sguardo sull’interno, detesta la tanto decantata “sapienza razionale” dei maschi, rifugge dalle cose scontate; vuole seguire la sua natura imprevedibile. Iside è entrata nel cuore e nella mente  di ogni donna. Iside ama gli opposti e i contrari adora le contraddizioni, ed ecco allora le donne che vogliono un uomo a cui legarsi ma da cui essere libere, mentre i maschi pretendono che siano “completamente” di loro proprietà. Ma, noi maschi , si sa, vediamo in modo unilaterale…
La Dea non si fida dei pensieri maschili, e ancora di meno dei loro pensieri moralistici; le confidenze si possono fare alle amiche, non agli amanti…così, oggi le donne vogliono restare inviolabili, misteriose.
Anche quando le senti veramente tue, perse in una notte d’amore coinvolgente, subito dopo sono già distanti, lontane, prese dalle loro cose.
La Dea ha sussurrato alle loro orecchie:” Goditi tutto il piacere che vuoi, ma stai alla larga da lui, perché punta a fare di te una ”schiava.”
I “veri uomini”, quelli che sono diventati maturi estimatori della vita, adorano questa irraggiungibilità femminile, questo suo “esserci e non esserci”, questo suo lasciarsi afferrare e poi fuggire.
Sanno che la Dea li ha scelti per parlare del “nuovo mondo femminile.”
Gli uomini infantili, invece, dicono: Non ci sono più le donne di una volta”, ma non si arrendono: vogliono dominare le donne, trasformarle in spose, madri, mamme…Vogliono donne “all’antica”, imprigionandole nelle abitudini che hanno ereditato dai loro padri.
A questo proposito è interessante notare che gli uomini, nella ricerca delle “donne di una volta”, hanno in mente modelli antiquati, antichi, arcaici, quelli delle madri, delle nonne.
Le donne invece si chiedono: “Ma dove sono gli uomini?” e non intendono uomini che assomigliano ai modelli del passato, ai padri, ai capofamiglia. No, le donne intendono “uomini nuovi”, aperti, liberi, maturi, capaci di legami profondi, intensi e non abitudinari.
La differenza è sostanziale: le donne cercano “uomini nuovi”, i maschi invece rimpiangono ciò che non c’è più,  ciò che è già morto.
Ma Iside vuole ridere, giocare, godere. Mentre le nostre nonne e le nostre mamme ritenevano che il matrimonio dovesse andare avanti costi quel che costi, Iside ha sussurrato alle orecchie di ogni donna, del femminile del mondo, , che il piacere, l’eros, la esaltano, trasformano le fibre della sua carne, esaltano la sua anima, la elevano. Tutto il contrario delle sciocchezze che abbiamo imparato sull’eros, relegandolo nella sfera del peccato.
Chissà come sarà il mondo quando Iside avrà finito il suo lavoro? Forse avremo solo donne – dee. Forse noi uomini saremo diventati portatori di una saggezza che mai l’umanità ha posseduto cosi diffusamente a livello collettivo. E la qualità più grande di Iside, l’inafferrabilità associata all’imprevedibilità, ci riserverà un mondo pieno di sorprese.
Non saremo più, noi uomini, prevedibili, razionali, pieni di pensieri organizzati, di abitudini; forse al mattino non sapremo per davvero come saremo e cosa faremo la sera. Saremo forse capaci di trasmutare, saremo pronti al nuovo e alle sorprese che la vita ci prepara.
Si sa quanto le donne, come i bambini e la loro mente sempre aperta, pronta a tutto, adorano le sorprese più di ogni altra cosa…
Forse non avremo più uomini che ripetono le solite frasi scontate, del tipo: “Perché mi ha lasciato nonostante i regali, i viaggi che le ho fatto fare, la vita agiata che le ho dato?” Il maschile di oggi ragiona ancora così: per il maschio contemporaneo la donna è un possesso da accudire, un oggetto tra gli oggetti della sua vita.
Ma Iside ama l’interiorità, le sue contraddizioni, le innovazioni, i mille volti dell’anima… Iside non ci sta a diventare una tra le tante “cose degli uomini”. Vuole possedere ed essere libera, vuole essere accudita, ascoltata e non essere ostacolata.
E così mentre scrivo queste righe si affaccia Francesca Testi, la psicologa con cui rispondo all’e-mail di “Riza”, e che è una collega veramente preziosa per il mio lavoro.
Le chiedo: “Francesca, che cosa cerchi di più in un uomo?”
La risposta, che forse tutte le donne già conoscono, è completamente sconosciuta a noi uomini, distante dal nostro vissuto.
“La cosa che più mi interessa di un uomo è l’attenzione. Si, che sia attento…”
Nessun uomo risponderebbe così…
Le donne come Francesca sanno che il femminile vive nascosto, nei silenzi, nelle profondità dell’anima. Si rivela nelle sfumature, nel “non detto”, in un battito di ciglia, in un’espressione del volto.
Quanto male hanno causato gli uomini solo per il fatto di non essere stati attenti, presenti.
“Presenti” significa ascoltare l’interno, percepire gli stati d’animo, cogliere tristezze, desideri, cambiamenti, ascoltare e percepire Iside dentro di te, dentro il mondo maschile; cogliere la sua impercettibilità, la sua inafferrabile presenza misteriosa.
Piaccia o no noi uomini amiamo parlare, raccontare, spiegare, esprimere la nostra visione del mondo. Ci delizia parlare di noi, delle cose che ci capitano, della nostra storia.
Essere attenti è saper ascoltare le donne, ciò che dicono senza giudicarle, senza condirle con la nostra visione, senza collocarle nei nostri pregiudizi, lasciandole cosi come sono.
Noi uomini pensiamo ancora di dover giudicare le donne, e questo Iside non lo sopporta più.
Il cammino che spetta alle donne non sarà solo rose e fiori: sarà costellato anche da disagi, da sofferenze, percorsi tortuosi, ripensamenti, da salite e discese, cadute e sconfitte.
A volte i “vecchi modelli” torneranno a “chiamare” le donne, cercheranno di riempirle di sensi di colpa, rinfacceranno loro di non essere “brave madri” perché si stanno separando o perché stanno seguendo le loro aspirazioni. Ma il cammino del femminile nel mondo è già tracciato, e Iside non le farà sentire sole. Insegnerà loro a non giudicarsi, a seguire il loro “talento” dove solo le donne possono essere tante anime insieme…. Mentre gli uomini temono la solitudine, le donne sanno che è una compagna preziosa verso l’autorealizzazione, e sanno che guardarsi dentro dà consolazione e non fa paura.
Iside sta spazzando via il “vecchio”, e le donne sono le sue preziose ancelle. Si, Iside sta spazzando via tutti i vecchi pensieri del mondo, i “gusci vuoti”, le parole senza senso.
E noi uomini? Dobbiamo essere contenti, perché la Dea sta pensando anche a noi. Ci sta facendo incontrare la nostra anima, la nostra saggezza, quella che i superficiali modelli di mascolinità non potevano darci, anzi avrebbero distrutto la nostra vera essenza. Iside ci sta regalando la possibilità di essere noi stessi.
Dobbiamo imparare ad affidarci alle donne. Maurice Maeterlinck, poeta e saggista belga che visse a cavallo tra il XIV e il XV secolo, scrive: “Se l’essere che più amo al mondo, mi chiedesse quale scelta debba fare, e quale sia il rifugio più profondo, più sicuro e più dolce, gli direi di affidare il proprio destino al rifugio dell’anima che si perfeziona”.
Iside insegna che si può sostare dentro se stessi, che la pace, la gioia il benessere sono conquiste inalienabili. E che produrre “gocce di felicità” nel nostro cervello, significa per davvero cambiare il mondo.   



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