domenica 27 novembre 2011

Neuroni e plasticità: la via per un apprendimento consapevole (I parte)

Negli ultimi anni studi sul cervello umano hanno rivoluzionato il vecchio concetto di intelligenza che scaturiva dall’entità del corredo biologico e genetico dell’individuo ed oggi le neuroscienze, attraverso osservazioni, ricerche e sperimentazioni, hanno dato conferma a tante teorie (come quella del Prof. R. Feuerstein) che già anni or sono “osavano” considerare il cervello umano plastico, ossia modificabile.
R. Feuerstein fu, infatti, tra i primi ad ipotizzare la plasticità del cervello umano, ancor prima che gli studi sul campo neuro scientifico avvalorassero la sua ipotesi.
Oggi questa branca del sapere, nota appunto come  neuroscienze, ha sviluppato ulteriormente il proprio terreno di ricerca, ottenendo i risultati scientifici sperati e validi, in quanto comprovati anche dalle attuali tecniche di indagine quali la TAC e la RMN e  collabora, altresì,  con le altre discipline quali la psicologia, la psicoanalisi, la pedagogia e la sociologia che si interessano dell’uomo da più punti di vista.
R. Feuerstein, come già accennato,  è sempre stato convinto sostenitore della tesi che le strutture neuronali siano plastiche, cioè plasmabili, con il conseguente cambiamento nel comportamento cognitivo dei soggetti e nelle capacità di adattamento all’ambiente.
Lo stesso Feuerstein ha affermato: «All’inizio della mia attività sostenevo, contro il parere di tutti, che era possibile contrastare i limiti biologici cambiando il comportamento di un individuo. Ancora non osavo affermare quello che ho sempre creduto e che oggi trova una conferma ufficiale nella scienza e cioè che noi possiamo cambiare non solo il comportamento umano, ma anche la struttura del cervello.  Ricordo tanti anni fa, quando mi trovai a tenere una conferenza insieme con Erich Kandel, prof. della Columbia University, negli Stati Uniti. Sembrava che volessimo sostenere l’impossibile: l’uomo è strutturalmente modificabile. Nel 2000 Kandel ha ricevuto il premio Nobel per la medicina e la Psicologia, per aver dimostrato con esperimenti scientifici che il cervello non solo può arricchirsi ogni giorno di nuove conoscenze, ma è in grado di creare nuove strutture neuronali;  è capace, se sottoposto a stimoli adeguati, a re-inventarsi, attivando nuovi circuiti. Le cellule cerebrali  producono  cosi nuove connessioni, più complesse, le quali creano un supporto strutturale per un funzionamento cognitivo più efficiente, il tutto ampiamente avvalorato sul piano scientifico. Ancora Michael Merzenich, docente dell’università della California e migliore ricercatore sulla plasticità del cervello,  sostiene che esso ha l'abilità di creare nuove connessioni sinaptiche e afferma che “sofisticate tecniche di indagine neurale ci permettono di dimostrare che attraverso esercizi specifici si possono produrre cambiamenti nelle strutture cerebrali”.
“Nell’immaginario collettivo esiste l’idea che l’essere lenti, goffi, ingegnosi, intelligenti, siano caratteristiche che si ereditano” afferma il Dr. Merzenich “La convinzione che questi siano aspetti predestinati e stabili è profondamente insita nella mente di molti. Ma io credo che siano fondamentalmente derivati da ciò che viene insegnato al cervello e che siano passibili di modificazioni anche sostanziali nel corso di tutta la vita.
Ciò è importante”, egli prosegue, “perché è possibile utilizzare questi potenti processi per guidare il potenziamento. Che sia possibile ottenere sviluppi su larga scala nelle capacità di ragazzi ed adulti attraverso un appropriato ed intensivo programma di esercitazioni, è qualche cosa che abbiamo fatto ampiamente ed abbiamo dimostrato più e più volte. In un modo o nell’altro, la comprensione delle profonde implicazioni insite nella plasticità del cervello influenzano virtualmente ogni aspetto legato alla comprensione ed al trattamento dei problemi di apprendimento e dei disordini neurologici”.  (A Learning Revolution: Dr. Michael Merzenich and’ Brain Plasticity’)
(I parte)




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