sabato 5 ottobre 2013

Psicologia e dintorni...



Il modello della personalità normale e patologica.
(Da PDLab)
Il modello di personalità si basa sulla teoria contemporanea nord americana delle relazioni oggettuali, elaborata da Otto F. Kernberg negli anni ’70 e aggiornata costantemente sulla base dei dati delle ricerche empiriche di tipo evolutivo e neurobiologico. La personalità, cioè il modo abituale di una persona di percepire se stesso e gli altri e di costruire specifiche relazioni affettive e cognitive con l’ambiente, è costituita, alla base, da strutture psicologiche composte da rappresentazioni di sè in relazione agli altri. Queste strutture psicologiche comprendono modelli relazionali, consapevolezza degli stati affettivi e valori morali.
Nelle fasi precoci dello sviluppo il bambino sperimenta  ripetutamente e regolarmente, nella interazione con chi si prende cura di lui, momenti in cui avvengono scambi a forte carica affettiva. Questi scambi portano, nel tempo, al costituirsi di specifiche rappresentazioni di sè e degli altri significativi, legate dallo specifico affetto sperimentato nella interazione. Nel nostro modello queste unità di rappresentazioni di sè e dell’altro “depositate” nel tempo vengono definite “diadi di relazioni oggettuali”. Le emozioni associate ad una specifica diade variano dall’estremo positivo (amore) a quello negativo (odio). Le diadi non sono registrazioni accurate di ciò che avviene nella realtà storica del soggetto, bensì tendono a rappresentare immagini ed affetti polarizzati. Esse indicano, dunque, la modalità soggettiva di sperimentare momenti della realtà estremamente carichi di affetto.
Gli eventi specifici cui un soggetto va incontro nel corso della vita costituiscono poi la “molla” che scatena, nella mente dell’individuo, l’attivarsi di una specifica rappresentazione di sè e degli altri, impregnata di uno specifico affetto. Ad esempio, un riconoscimento o un apprezzamento attiva la rappresentazione di sè come persona di valore, la rappresentazione dell’ altro come un oggetto benevolo e quindi si sperimenterà un affetto legato al piacere e alla gratificazione di sentirsi amato; al contrario una frustrazione o una svalutazione può attivare la rappresentazione di sè come persona priva di valore, la rappresentazione dell’altro come rifiutante e svalutante, e l’affetto esperito sarà nella gamma di  dolore o rabbia.
Se lo sviluppo psicologico procede adeguatamente, queste rappresentazioni, che nelle fasi precoci dello sviluppo sono estremizzate e sconnesse, diventano gradualmente più integrate in immagini interne di sè e degli altri più complesse, realistiche e ricche di sfumature. Arriviamo così a comprendere che noi stessi, e gli altri, abbiamo caratteristiche positive e negative, che possiamo sentirci delusi da noi stessi e dagli altri al tempo stesso rimanendo consapevoli di possedere buone qualità. Impariamo che si possono vivere stati d’animo negativi senza distruggere la capacità di provare emozioni positive e che i nostri stati emotivi possono essere complessi, all’ interno di un ampio spettro (non soltanto interamente positive e negative) nei rapporti con gli altri.
Un elemento essenziale nella personalità normale è il senso di identità. Lo sviluppo normale conduce ad un'identità coerente e integrata, stabile nel  tempo, basata su una realistica valutazione di sé. In questo caso, gli affetti positivi dominano su quelli negativi e l’Io è sufficientemente forte da affrontare le sfide e le delusioni dell’esistenza. Nel corso di uno sviluppo psicologico normale, le diadi di rappresentazioni di sè e dell’altro polarizzate si integrano dunque in un intero unificato che conduce a un senso di sè e degli altri più maturo e flessibile.

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