giovedì 18 ottobre 2012

"Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa




Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares – Fernando Pessoa


"...dare ad ogni emozione una personalità, ad ogni stato d'animo un'anima.."

Nasce e muore a Lisbona Fernando Pessoa, riconosciuto come uno degli scrittori più importanti della letteratura del Novecento.
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1777&biografia=Fernando+Pessoa

“Queste confessioni del sentire sono i miei solitari”.
Una vita di tutti i giorni annoiata dal fatto stesso di doverla vivere, un’inquietudine continua che nasce ogni volta da qualcosa di diverso..
E’ quello che si percepisce leggendo questo romanzo, in realtà autobiografia, che Pessoa scrive attraverso i pensieri e le annotazioni che il personaggio da lui creato, Bernardo Soares, tiene nel suo diario.


[…] All’improvviso oggi ho dentro una sensazione assurda e giusta. Ho capito, con una illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno. Nel balenìo del lampo quella che avevo creduto essere una città era una radura deserta; e la luce sinistra che mi ha mostrato me stesso non ha rivelato nessun cielo sopra di essa. Sono stato derubato dal poter esistere prima che esistesse il mondo. Se sono stato costretto a reincarnarmi, mi sono reincarnato senza di me, senza esseremi reincarnato.
     Io sono la periferia di una città inesistente, la chiosa prolissa di un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo ancora da scrivere, che passa aerea e sfaldata senza aver avuto realtà, fra i sogni di chi non ha saputo completarmi.
     Penso in continuazione, sento in continuazione; ma il mio pensiero è privo di raziocinio, la mia emozione è priva di emozione! Da una botola situata lassù, sto precipitando per lo spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maèlstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, un movimento di un oceano senza confini intorno ad un buco nel nulla, e nelle acque, che più che acque sono turbini, galleggiano le immagini di ciò che ho visto e sentito nel mondo: vorticano case, volti, libri, casse, echi di musiche e spezzoni di voci in un turbine sinistro e senza fondo.
     E io, proprio io, sono il centro che esiste sotlanto per una geometria dell’abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perché ogni cerchio deve possedere un centro. Io, proprio io, sono il pozzo senza pareti, il centro del tutto con il nulla intorno.
     (…)
     Poter saper pensare! Poter saper sentire!
     (…)


La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timballi e tamburi. Mi conosco come una sinfonia.



   [... ]Con voce dolcissima cantava una canzone di un paese lontano. La musica rendeva familiari le parole incomprensibili. Sembrava un fado per l’anima ma non gli assomigliava affatto.

     La canzone diceva, attraverso le parole velate e la malinconia umana, cose che sono dentro ciascuno di noi e che nessuno conosce. L’uomo cantava immerso in una specie di torpore, ignorando con lo sguardo gli ascoltatori, in una piccola estasi da trivio.



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