Cartellino Giallo
Buongiorno di
Massimo Gramellini
15/02/2014
«Se andassi mai al governo» disse un giorno Matteo Renzi
quando già non pensava ad altro, «mi ricorderei di avere fatto l’arbitro di
calcio. Sui campi di provincia, a diciotto anni, in mezzo a giocatori più
grandi e grossi di me. Lì ho capito l’importanza di tirare fuori il primo
cartellino giallo entro il ventesimo minuto. Solo se la afferri subito, la
partita non ti sfuggirà di mano. Oggi la luna di miele di un presidente del
Consiglio non dura più cento giorni, ma cento ore. Io presenterei i miei provvedimenti
choc al primo Consiglio dei ministri. Anzi, li leggerei in Parlamento al
momento della fiducia: prendere o lasciare».
Ci siamo, anche se il modo ancor ci offende. Renzi si gioca
il suo futuro, e forse un po’ del nostro, nelle prossime cento ore. Rottamare
D’Alema, Bersani e Letta, in fondo, era la parte più facile del lavoro. Da lui
adesso ci aspettiamo la rottamazione vera. Cartellino giallo al clero laico e
inamovibile degli alti burocrati di Stato, garanti di un immobilismo che ormai
arricchisce soltanto loro. Cartellino giallo al cumulo tossico di spesa
pubblica, in espansione inarrestabile da oltre mezzo secolo, come il suo
specchio fedele: le tasse. Cartellino giallo alla piovra delle leggi e dei
cavilli che ha trasformato i cittadini in sudditi. Ma anzitutto cartellino
giallo, anzi rosso, alle facce di un’altra, e bassa, stagione. Se nel nuovo
governo trovassero posto gli stessi Alfano e gli stessi Lupi di quello vecchio,
persino qualche simpatizzante di Renzi comincerebbe a pensare che non c’era
alcun bisogno di cambiare governo.
Nessun commento:
Posta un commento