I 12 bias cognitivi che
ci impediscono di essere razionali
Traduzione a cura di Daniel Iversen, Davide Gaulli e Vincenzo
Barbato
Premessa:
Il bias è una forma di distorsione della valutazione causata
dal pregiudizio. La mappa mentale d'una persona presenta bias laddove è
condizionata da concetti precedenti non necessariamente connessi tra loro da
legami logici e validi.
Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può
quindi influenzare un'ideologia, un'opinione, e un comportamento. È
probabilmente generato in prevalenza dalle componenti più ancestrali e istintive
del cervello.
Il cervello umano è capace di eseguire 10^16 (10 alla
sedicesima processi al secondo), il che lo fa essere più potente di qualsiasi
computer oggi esistente. Questo però non significa che i nostri cervelli non
abbiano delle limitazioni. Una calcolatrice delle più economiche è migliaia di
volte meglio di noi in matematica, spesso la memoria non ci assiste, e in più
siamo soggetti a biasis cognitivi, quei fastidiosi difetti del nostro modo di
pensare che ci fanno prendere decisioni discutibili e giungere a conclusioni
errate. Qui abbiamo raccolto una dozzina dei biasis cognitivi più comuni e
dannosi che è necessario conoscere (e nel caso correggere).
Prima di iniziare, è importante distinguere tra biasis
cognitivi e fallacie logiche.
Una fallacia logica è un errore nell'argomentazione logica
(Es: attacco ad hominem, fallacia del piano inclinato, degli argomenti
circolari, ricorso alla forza, etc).
Un biasis cognitivo, invece, è una vera carenza o un limite
del nostro pensiero: un difetto nel giudizio che deriva da errori della
memoria, attribuzione sociale ed errori di calcolo (ad esempio errori
statistici o un falso senso di probabilità).
Alcuni psicologi sociali credono che i nostri biasis
cognitivi ci aiutino a elaborare le informazioni in modo più efficiente,
soprattutto nelle situazioni di pericolo. Eppure, ci portano a commettere gravi
errori. Magari siamo inclini a questo tipo di errori, possiamo imparare però ad
esserne consapevoli. Qui ci sono alcuni tra i più importanti da tenere in
mente.
Bias di conferma
Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con
noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre
opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti
di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti
d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri
punti di vista; questo è ciò che lo psicologo comportamentale B. F. Skinner ha
chiamato dissonanza cognitiva. È questa la modalità di comportamento
preferenziale che porta al bias di conferma - l'atto, spesso inconscio, di
riferimento solo alle prospettive che alimentano i nostri punti di vista
preesistenti, e al tempo stesso ignorare o respingere i commenti - non importa
quanto validi essi siano - che minacciano la nostra visione del mondo.
Paradossalmente Internet ha fatto diventare questa tendenza ancora peggiore.
Il Bias del gruppo
In qualche modo simile al bias di conferma, questo bias è una
dimostrazione del nostro istinto tribale. E stranamente, gran parte di questo
effetto può avere a che fare con l'ossitocina, la cosidetta "molecola
dell'amore". Questo neurotrasmettitore, mentre ci aiuta ad avere legami
più stretti con persone del nostro stesso gruppo, svolge la funzione
esattamente opposta per quelli all'esterno - ci rende sospettosi, paurosi, e
perfino sprezzanti verso gli altri. In definitiva, il bias del gruppo ci induce
a sopravvalutare le capacità e il valore del nostro gruppo a scapito di persone
che, in realtà, non conosciamo.
Fallacia di Gabler
La si chiama fallacia, ma è più un problema tecnico del
nostro modo di pensare.
Tendiamo a dare particolare importanza agli eventi del
passato, credendo che influenzeranno in qualche modo i risultati futuri.
L'esempio classico è il lancio della moneta. Dopo aver ottenuto testa, diciamo,
per cinque volte consecutive, la nostra tendenza è quella di prevedere un
aumento della probabilità che il prossimo lancio sarà croce, che la probabilità
sarà certamente a favore delle croci. In realtà però, le probabilità sono
ancora 50/50.
Come dicono gli statistici, i risultati in diversi lanci sono
statisticamente indipendenti e la probabilità di ogni risultato è sempre del
50%.
In relazione a questo, c’è anche un aspetto positivo del
bias, che spesso alimenta il gioco d'azzardo. È quel senso che la nostra sorte
infine cambierà e che la fortuna stia per arrivare. Contribuisce anche al
malinteso della "mano calda". Analogamente, si tratta della stessa
sensazione che abbiamo quando iniziamo un nuovo rapporto che ci porta a credere
che sarà migliore di quello precedente.
Razionalizzazione
post-acquisto
Vi ricordate della volta che avete comprato qualcosa di
totalmente inutile, qualcosa di difettoso, o eccessivamente costoso e dopo di
che avete ragionato sul vostro acquisto a tal punto che vi siete convinti che
dopotutto fosse una grande idea?
Si, questo è il meccanismo di razionalizzazione post-acquisto
in azione, una specie di meccanismo incorporato che ci fa sentire meglio dopo
aver preso brutte decisioni, specialmente davanti al registratore di cassa.
Conosciuto anche come "Sindrome di Stoccolma
dell'acquirente", è un modo inconscio di giustificare i nostri acquisti,
specialmente quelli più costosi. Gli psicologi sociali dicono che deriva dal
principio d'impegno, il nostro desiderio psicologico di rimanere coerenti ed
evitare uno stato di dissonanza cognitiva.
Negligenza di
probabilità
Pochissimi di noi hanno dei problemi a salire in macchina per
andare a fare un giro, molti però hanno provato trepidazione entrando in un
aereo e volando a 10.000 metri di quota. Volare, ovviamente, è una attività del
tutto innaturale e apparentemente pericolosa. Eppure, quasi tutti sappiamo
riconoscere il fatto che la probabilità di morire in un incidente d'auto è
significativamente maggiore di essere uccisi in un incidente aereo, il nostro
cervello però ci libera da questa logica cristallina (statisticamente abbiamo 1
possibilità su 84 di morire in un incidente automobilistico, rispetto a una
possibiità su 5.000 di morire in un incidente aereo, altre fonti indicano
addiritutra 1 su 20,000). È lo stesso fenomeno che ci fa preoccupare di essere
uccisi in un atto terroristico, invece che da qualcosa di molto più probabile,
come cadere dalle scale o avvelenarsi accidentalmente.
Questo è ciò che lo psicologo sociale Cass Sunstein chiama
"negligenza di probabilità", la nostra incapacità di comprendere
correttamente il giusto senso del pericolo e del rischio, che spesso ci porta a
sopravvalutare i rischi di attività relativamente innocue, mentre ci fa
sottovalutare quelle più pericolose.
Bias dello sguardo
selettivo
Si tratta di quell'effetto che avviene quando si iniziano a
notare cose a cui prima non facevamo caso, effetto che ci fa quindi assumere
erroneamente che accadano più spesso. Un ottimo esempio è quello che succede
dopo che si ha appena acquistato una nuova auto e inspiegabilmente si inizia a
vedere la stessa macchina praticamente ovunque. Un effetto simile accade anche
alle donne in stato di gravidanza che improvvisamente notano un sacco di altre
donne incinte intorno a loro. Oppure può accadere con un numero, con una
canzone. Non è che queste cose accadono con una frequenza maggiore, il fatto è
che noi (per qualche ragione) abbiamo selezionato quella cosa nella nostra
mente, e a sua volta, lo notiamo più spesso.
Il problema è che la maggior parte delle persone non lo
riconosce come un bias di selezione e crede veramente che queste cose o questi
eventi stanno accadendo con una frequenza maggiore, il che può portare a una
sensazione molto sconcertante.
Si tratta anche di un bias cognitivo che contribuisce il
manifestarsi alla sensazione che la comparsa di alcune cose o eventi magari non
sia una coincidenza (anche se magari lo è veramente).
Bias dello
status-quo
Noi esseri umani tendiamo a diventare apprensivi e
preoccupati davanti al cambiamento, cosa che spesso ci porta a fare scelte per
garantire che le cose rimangano le stesse, o che cambino il meno possibile.
Inutile dire che questo ha ramificazioni in tutto, dalla politica all'economia.
Ci piace rimanere fedeli alla nostra routine, ai nostri partiti politici e ai
nostri piatti o ristoranti preferiti. La parte più dannosa di questo
pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa sarà
inferiore o farà peggiorare le cose. Il bias dello status-quo può essere
riassunto con il detto: "Se non è rotto, non ripararlo", una massima
che alimenta le nostre tendenze conservatrici. E infatti, alcuni commentatori
dicono che questo è il motivo per cui gli Stati Uniti non sono stati in grado
di attuare la riforma dell'assistenza sanitaria, nonostante il fatto che la
maggior parte delle persone sia d'accordo con quell'idea di riforma.
Bias della
negatività
Le persone tendono a prestare maggiore attenzione alle brutte
notizie, e questo non solo perché siamo morbosi. I sociologi teorizzano che è a
causa della nostra attenzione selettiva e che, potendo scegliere, noi
percepiamo le notizie negative come le più importanti e profonde. Inoltre
tendiamo a dare maggiore credibilità alle brutte notizie, forse perché siamo
sospettosi (o annoiati) a quei proclami che dicono il contrario. In termini di evoluzione,
ascoltare una notizia cattiva può essere più vantaggioso che ignorarne una
buona (ad esempio, "le tigri dai denti a sciabola fanno schifo"
contro" questa bacca è gustosa"). Oggi si corre il rischio di
soffermarsi sulla negatività a scapito delle notizie positive. Steven Pinker,
nel suo libro "The Better Angels of Our Nature: Why Violence Has
Declined" sostiene che il crimine, la violenza e altre ingiustizie siano
in costante diminuzione, tuttavia la maggior parte delle persone sostengono che
le cose stiano peggiorando: un perfetto esempio di bias della negatività al
lavoro.
Effetto carrozzone
o carro del vincitore
Anche se spesso ne siamo inconsapevoli, ci piace seguire il
flusso della folla. Quando le masse iniziano a scegliere un vincitore o un
favorito, è in quel momento che il nostro cervello individuale inizia a
spegnersi ed entrare in una sorta di "pensiero di gruppo" o mentalità
da formicaio. Non deve per forza essere una gran folla o i capricci di
un’intera nazione, può anche includere gruppi piccoli, come una famiglia o un
piccolo gruppo di colleghi. L'effetto carro del vincitore è quello che spesso
causa la propagazione di comportamenti, norme sociali, e meme tra gruppi di
individui, a prescindere dalle prove o dalle motivazioni a loro sostengno. È
per questo che i sondaggi di opinione vengono spesso criticati, in quanto
possono orientare di conseguenza le prospettive degli individui. Gran parte di
questa tendenza ha a che fare con il nostro recondito desiderio di adattarsi ed
essere confomi, come è ampiamente dimostrato dal famoso esperimento di
conformità di Asch.
Bias di proiezione
Come individui intrappolati nelle nostre menti 24/7, è spesso
difficile proiettarci oltre i limiti della nostra conoscenza e delle nostre
preferenze. Tendiamo a ritenere che la maggior parte delle persone pensi
proprio come noi, anche se potrebbe non essercene un motivo. Questa carenza
cognitiva spesso porta a un effetto ad esso correlato conosciuto come il bias
del falso consenso dove tendiamo a credere che le persone non solo la pensano
come noi, ma che sono anche d'accordo con noi. È un bias dove sopravvalutiamo
quanto siamo normali e tipici, e supponiamo che esista un consenso su questioni
dove in realtà magari non ce n'è nessuno. Inoltre, può anche creare l'effetto
in cui i membri di gruppi radicali o di frangia suppongono che all'esterno
molte persone la pensino come loro, quando in realtà non è cosi. Oppure la
fiducia esagerata che si ha quando si predice il vincitore delle elezioni o in
una gara sportiva.
Bias del momento
corrente
Come esseri umani abbiamo molta difficoltà a immaginarci nel
futuro e cambiare i nostri comportamenti e aspettetive di conseguenza. La
maggior parte di noi preferisce provare piacere nel presente, nel momento attuale,
lasciano il dolore al dopo. Questo è un bias che è di particolare interessere
per gli economisti (cioè la nostra riluttanza a non spendere troppo e
risparmiare) e per gli operatori sanitari. Infatti, uno studio del 1998 ha
dimostrato che, quando si effettua delle scelte alimentari per la settimana
successiva, il 74 % dei partecipanti ha scelto frutta. Ma quando la scelta di
cibo era per il giorno corrente, il 70 % delle persone ha scelto cioccolata.
Effetto ancora o
ancoraggio
Anche conosciuto come trappola della relatività, questa è la
tendenza che abbiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi. Viene
chiamato effetto di ancoraggio perché si tende a fissarsi su un valore o su un
numero che a sua volta viene paragonato a tutto il resto. L'esempio classico è
un oggetto in vendita in un negozio: tendiamo a osserare (e valutare) la
differenza di prezzo, ma non il prezzo complessivo nel suo insieme. Ecco perché
molti menu nei ristoranti offrono piatti molto costosi, mentre includono anche
quelli a prezzi (apparentemente) più ragionevoli. È anche per via di questo
che, quando ci viene data una scelta, abbiamo la tendenza a scegliere l'opzione
di mezzo, non troppo costosa e non troppo a buon mercato.
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