Transfert speculare,
idealizzante e gemellare
La relazione tra
paziente e analista veicola il recupero di quelle dinamiche evolutive inficiate
dagli insuccessi dei primi oggetti – Sé. I pazienti portano in terapia il loro
doloroso smarrimento, l’analista offre loro l’esperienza di quel calore emotivo
di cui sono stati deprivati, “non può costruire, però, ex novo, un Sé nucleare”
(Kohut).
In tal senso, il processo analitico mira a rimarginare e riparare le lacerazioni del
passato realizzando il graduale disinvestimento dell’oggetto – Sé idealizzato
per pervenire all’individuazione di oggetti -Sé reali. Ritorna nei luoghi
abitati dal narcisismo arcaico e primitivo per percorrere quelle vie che
portano al narcisismo maturo e sano. Mira a rafforzare la debolezza del Sé
sostenendo processi integrativi e coesivi. Attivare le potenzialità maturative
bloccate implica un lavoro di elaborazione fondato su interpretazioni di
transfert (non censorie) e su ricostruzioni genetiche.
Le concettualizzazioni
di idealizzazione, grandiosità e gemellarità di Kohut hanno introdotto
una diversa lettura dei fenomeni di transfert. Questi ultimi non qualificano
più modalità regressive e difensive da interpretare ma fenomeni evolutivi da sostenere. La psicanalisi
del Sé enfatizza i “transfert da oggetto-Sé”: il paziente, a causa dell’inadeguata empatia parentale,
tenta di trovare un completamento alle carenze del Sé attraverso l’analista.
Lo sviluppo, l’elaborazione e la risoluzione dei transfert da
oggetto –Sé rappresentano il cuore del lavoro clinico, di ogni terapia o
analisi ben condotta.
Come già notato, sulla base della distinzione inerente i
differenti bisogni del Sé, tematizzati da Kohut, sono stati individuati tre
tipi di transfert da oggetti – Sé: il transfert speculare, quello idealizzante e quello
altergoico o gemellare.
Nel transfert speculare , il paziente si rivolge all’analista
per ottenere una risposta di conferma e convalida del proprio valore. Il paziente adulto che “si esibisce”,
raccontando all’analista, per esempio, i propri successi, tentando di ottenere
approvazione e ammirazione, instaura un transfert speculare che lo psicanalista
deve “servire” al fine di rimandare al proprio paziente un senso di
considerazione che cementa i processi integrativi.
Nel transfert
idealizzante, il paziente considera l’analista come un potente genitore
nutriente, consolante e risanante. Il paziente, per il fatto di essere paziente di quel
brillante analista, sente di essere lui stesso brillante, anche se di fatto brilla
di luce riflessa. Così come nel caso del transfert speculare, quando lo
psicanalista è chiamato a soddisfare il bisogno di rispecchiamento, anche nel
transfert idealizzante egli deve essere al servizio del bisogno di
idealizzazione.
Nel transfert gemellare,
il paziente avverte il bisogno di essere esattamente come lo psicanalista,
ricerca nell’analista un oggetto – Sé simile a lui che gli assicuri una
confermante esperienza di uguaglianza, di affinità elettiva.
Se il transfert non va risolto rapidamente con l’interpretazione,
quest’ultima svolge un ruolo importante a proposito dello specchiare empatico. Riveste
un ruolo dialogico. Alla voce del paziente fa eco quella dell’analista che
interpreta. L’interpretazione non è mai una rivelazione definitiva ma una
traduzione negoziata. Oltre che per il contenuto, una buona interpretazione
diventa tale per il modo in cui è fornita, il tempo e la ricaduta che essa ha
nel processo terapeutico. Tuttavia
l’attenzione dell’analista, nella psicologia del Sé, vira dalla funzione
interpretativa a quella riparativa per la mancanza di esperienze
evolutive cruciali.
[…]
Tratto da Psicologia del profondo. Modelli e tecniche di psicoterapia psicodinamica di Accursio Gennaro e Giusy Bucolo
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