Anaclitico
Dal greco anáklitos, steso indietro, supino. Relativo ad
anaclisis.
Nella letteratura psicanalitica, indica la situazione di
appoggio di un soggetto, per esempio il bambino, a un oggetto, per esempio la
madre. La depressione anaclitica,
descritta da R. Spitz, insorge nel bambino quando questi perde il rapporto con
la madre dopo un'iniziale relazione con lei di tipo anaclitico.
È infatti un termine
introdotto inizialmente da Freud per designare la relazione primitiva delle pulsioni
sessuali con le pulsioni di autoconservazione: le pulsioni sessuali, che
diventano indipendenti solo secondariamente, si appoggiano sulle funzioni
vitali che forniscono loro una fonte organica, una meta e un oggetto. E’ anaclitica
la scelta che cade su una persona che presenta somiglianze con i genitori o
persone dell'ambiente infantile.
La depressione anaclitica dell’infante
Casi studiati da Anna
Freud e da Burlingham, descrivono così le reazioni di diversi bambini piccoli
allontanati dall’ambiente familiare durante il Blitz di Londra:
Questi bambini se ne
stavano solitamente distesi o seduti, gli occhi aperti e lo sguardo fisso, il
viso irrigidito, immobile, e l’espressione assente, come in un torpore; erano
palesemente estranei alla realtà che li circondava.
Con il termine di DEPRESSIONE ANACLITICA, si vuole indicare
il bisogno che il bambino ha di “appoggiarsi su”, praticamente di posarsi sulla
presenza affettiva della madre.
L’Angoscia di separazione è un fattore predisponente se
non determinante delle sindromi depressive dell’adulto. La depressione, in
senso generale ma anche essenziale, produce acutamente quel senso di mancanza e
di vuoto che il soggetto ha già sperimentato nella separazione prematura, madre
- bambino.
Freud aveva segnalato l’importanza dell’angoscia di
separazione nel 1922, quale fattore di alto rischio per il lattante, anche
per la perdita della soddisfazione orale del bambino.
Le ripetute separazioni che si verificano prematuramente
nell’infanzia hanno come deleteria conseguenza quella di destabilizzare il
progredire dell’evoluzione psicoaffettiva riportando l’individuo
all’inquietante regressione della depressione anaclitica.
Non è neppure raro notare, a proposito di queste separazioni
affettive premature, una successiva comparsa di patologie borderline.
Si è inoltre notato che di là delle ospedalizzazioni, come
una depressione della madre o i suoi lutti non superati, vadano altrettanto a
incidere sulla reazione depressiva del neonato.
Altre forme depressive pare siano invece indipendenti dal
rapporto madre bambino; per esempio in casi di bambini affetti da malattie
fisiche (…).
Specialisti dell’infanzia hanno rilevato che dei bambini,
ancor prima dei sei mesi, manifestano espressioni di depressione quale viso
irrigidito, la scomparsa del sorriso e delle vocalizzazioni, con frequente
allontanamento dello sguardo. Bambini perfino mancanti di quei naturali
atteggiamenti che di solito assumono nel venir presi in braccio dalle persone a
loro care. Oltre i sei mesi, si sono verificati casi di profonda indifferenza,
bambini con uno sguardo stranamente fissante, di tenebrosa superficialità da
far scoraggiare la relazione affettuosa da parte dei propri genitori.
[Despinoy, p. 77].
Tali stati depressivi, negli infanti causano squilibri
psicosomatici quali malattie laringo-faringee o seri disturbi digestivi.
Il persistere di tale depressione, nel bambino piccolo, fa
progredire psicosomatizzazioni che danno causa a comportamenti vuoti, stati di
disorganizzazione strutturale che esprimono il loro vuoto di pensiero;
producono condotte prive di affettività accompagnate da episodi di iperattività
con carenza emozionale. A questo punto è perfino problematico, se non
impossibile in alcuni casi, risalire alle cause dello stato depressivo
originario.
Si tratta di sintomatologie, appunto, complesse che
invalidano tutta la sfera emotiva relazionale che dalla depressione precoce può
sconfinare fin nei primi segni dell’autismo.
La diagnosi di autismo, infatti, viene spesso diagnosticata
in ritardo. Questo anche perché i segni inquietanti dell’autismo (verso la fine
del primo anno di vita) vengono sottovalutati in quanto si manifestano in forme
abbastanza moderate.
Frequenti sono anche i disturbi del sonno, tra cui
impressionanti insonnie di tipo calmo: il bambino lascia gli occhi aperti senza
manifestare nulla. Altre volte invece presentano un’insonnia con pianti e urla.
Malgrado tutta questa preoccupante sintomatologia riportata è
in genere prevalentemente indiziaria, non si tratta già di una malattia
ineluttabile purché tali segni siano sotto controllo e non si mantenga una
condotta attendista. Tutto ciò richiede delle consultazioni mediche specialistiche
della madre assieme al bambino e l’instaurazione di un’adeguata terapia medica
e psicoterapeutica.
Nell’adulto il malessere melanconico [depressione] come
visto, persiste dalle esperienze di relazioni infantili negative. Se si manifesta per la prima volta in età
adulta assume sempre, come nel bambino, uno stato mentale di perdita
irrimediabile e di vuoto.
Questo malessere può esprimersi anche attraverso due fasi
opposte [disturbo bipolare]: episodi di profonda prostrazione, tristezza si
alternano a periodi maniacali.
In questa esposizione, per semplificare la complessità del
tema in questione e per comprendere meglio la psicodinamica che caratterizza la
depressione in generale, vengono scelte due tipologie particolari della
depressione: quelle psicogene, ossia prive di disfunzioni organiche, e quelle
reattive (semplici) dette così perché sono stati d’animo causati da perdite
oggettuali.
In entrambi i casi si tratta di una sofferenza inerente a
proprie perdite affettive, anche se va specificato che tali perdite possono
essere reali o immaginarie.
Ci sono poi le depressioni reattive complesse che in genere
sono quasi sempre psicogene e si rapportano a tutte quelle complicanze delle
sintomatologie psiconevrotiche,attinenti al sapere psicoanalitico.
Sono seguite, dunque, con particolare accortezza poiché la
depressione nevrotica può portare fino al suicidio. Stati depressivi di questo
tipo coesistono alla sfera delle motivazioni inconsce, legate inesorabilmente
alle disfunzioni dello sviluppo psico affettivo infantile del depresso.
(Da Associazione Europea di Psicanalisi)
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