IN RICORDO DI DANIEL STERN
Daniel Stern è stato uno dei massimi rappresentanti della
psicoanalisi e della psicoterapia contemporanea. Professore di Psichiatria
presso la Cornell University di New York e, poi, anche presso l’Università di
Ginevra, Stern ha orientato le sue più importanti ricerche allo studio delle
relazioni precoci madre-bambino (in quel filone che va sotto il nome di infant-research),
proponendo teorie rivoluzionarie non solo per la psicologia dello sviluppo, ma
per le stesse concezioni sul funzionamento della mente. Esse mettono, infatti,
in evidenza come sulla costruzione del mondo psichico del bambino giocano un
ruolo fondamentale non tanto le istanze pulsionali di cui aveva parlato Freud,
quanto, soprattutto, le relazioni interpersonali concretamente esperite con le
figure significative di riferimento, in particolare con la madre. L’apparato psichico,
ha, dunque, per Stern, una matrice essenzialmente intersoggettiva e lo stesso
funzionamento della mente è reso possibile dall’interazione con l’altro. Queste
ricerche, documentate da opere di grande rilievo scientifico quali Il mondo interpersonale
del bambino e La costellazione materna (pubblicate entrambe, in edizione
italiana, da Bollati Boringhieri), hanno avuto importanti implicazioni anche in
ambito clinico. La dimensione intersoggettiva ha, infatti, un ruolo essenziale
anche nel processo psicoterapeutico, perché solo se la relazione terapeutica diventa veicolo empatico di
sintonizzazione emozionale, essa è capace di produrre trasformazioni evolutive.
Le tecniche interpretative, basate abitualmente sul linguaggio verbale, da sole
non bastano: è necessario, per Stern, quel “qualcosa in più” (il “ something
more ”) che consiste in
una condivisione emotiva tra terapeuta e paziente, più facilmente attivata da
linguaggi impliciti, mediati dal corpo (la gestualità, la mimica, le tonalità vocali)
che permettono una circolazione affettiva e che costituiscono ciò che Stern chiama
la “conoscenza relazionale implicita”. I fattori che schiudono nuove
visioni di realtà e aprono soluzioni di cambiamento vanno ricercati proprio in
quei momenti (“now
moments”, come Stern li chiama nel suo libro Il momento presente , Ed. Cortina)
in cui si realizza un particolare incontro emozionale tra terapeuta e paziente.
Questa “conoscenza relazionale implicita”, attraverso cui non solo le menti si incontrano,
ma mente e corpo, infine, si ricongiungono è, per Stern, l’aspetto fondante
della intersoggettività. Queste ricerche cliniche sono state peraltro oggi chiaramente
confermate da altre importanti scoperte nel campo delle neuroscienze, tra cui
quella dei “neuroni specchio” (compiuta dal gruppo italiano
dell’Università di Parma, guidato da Rizzolatti e Gallese): la funzione di
“rispecchiamento” di questi neuroni documenta una sorta di predisposizione
neurobiologica dell’individuo umano alla intersoggettività. In un memorabile
Convegno tenuto a Cagliari nell’aprile 2011, per iniziativa dell’Istituto di
Psicoterapia Sistemica, IEFCOSTRE, l’incontro e il dialogo tra Stern e Gallese,
mise a confronto non solo due eminenti scienziati, ma anche due campi apparentemente
lontani come la psicoterapia e le neuroscienze, proponendo la possibilità di
una “nuova alleanza” tra essi, ed evidenziando la affascinante apertura
interdisciplinare delle teorie di Stern. Nell’incontro di Cagliari, Stern, ebbe anche occasione di
presentare le sue ultime ricerche sulle Forme vitali (è il titolo del
suo ultimo libro, Ed. Cortina), cioè sulle manifestazioni di base della vitalità, fondate, ancora una
volta, su atti motori e linguaggi impliciti, che si ritrovano ovunque, nella
vita quotidiana, nello sviluppo psicologico, nella psicoterapia e nelle
espressioni artistiche. E mi pare assolutamente suggestivo che
l’ampiezza di orizzonti che le teorie di Stern hanno saputo dischiudere, lo
abbiano alla fine condotto a esplorare l’ambito dell’arte e quella dimensione
creativa, di cui è stato luminoso esempio la sua vita stessa. Come tutti i
Maestri veramente grandi, Daniel Stern sapeva unire alla profondità di pensiero
e alla creatività intellettuale, toccanti qualità umane, che rendevano semplice
e caldo il rapporto con lui. Il mondo scientifico sente oggi un grande vuoto, e
riceve, al tempo stesso, l’eredità di un patrimonio culturale incancellabile. Ma
per chi ebbe, come me, la fortuna e il privilegio di conoscerlo, rimane soprattutto
il ricordo e l’immenso rimpianto per una persona di straordinaria umanità.
Luigi Onnis
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