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Il problema più grande che l’uomo moderno si trova ad
affrontare è che la mente è fin troppo coltivata, mentre il cuore è del tutto
trascurato; non solo è trascurato, ma è
anche biasimato: non è permesso avere emozioni, le devi reprimere. L’uomo
emotivo è giudicato debole, l’uomo sensibile è giudicato infantile, immaturo.
L’uomo di cuore non viene considerato contemporaneo, ma primitivo. Le condanne
dei sentimenti e del cuore sono così tante che si diventa timorosi dei
sentimenti, è naturale. Si impara a escludere i sentimenti e, poco a poco, il
cuore viene completamente evitato, si va direttamente alla testa.
A poco a poco il cuore diventa un organo che pompa sangue,
tutto lì …
… Vivere nella mente è vivere sul piano umano, vivere al di
sotto della mente è vivere sul piano animale. Vivere oltre la mente, nel cuore,
è il piano divino. E attraverso il cuore che siamo collegati al Tutto: quello è
il nostro contatto …. La mente è uno splendido meccanismo, usalo, ma non farti
usare. E’ al servizio dei sentimenti : se il pensiero serve i sentimenti, tutto
è in equilibrio; nel tuo essere sorgono profonda quiete e gioia, e non da
qualcosa che sta fuori, ma dalle tue fonti interiori. Affiorano e ti
trasformano, e non solo te: ti rendono così luminoso che chiunque entri in
contatto con te può avere un assaggio di qualcosa di ignoto, mai sperimentato
prima …[..]
Om mani padme um: il tesoro è dentro di te!
Ogni bambino nasce sentendosi tutt’uno con l’universo, non sa di esserne
separato. E’ attraverso un lento processo educativo (o diseducativo) che gli
insegnamo a sentirsi separato. Il bimbo nel grembo materno non si preoccupa mai
di cosa succederà domani. Non ha soldi, nè conto in banca, nè lavoro: è
completamente disoccupato, non ha alcuna qualifica. Vive nella più semplice e
pura innocenza, con la profonda fiducia che tutto andrà bene, com’è sempre
avvenuto: se oggi andrà bene andrà bene anche domani. Non è un pensiero il suo,
bensì una sensazione intrinseca, il suo umore è sempre festoso, gioioso,
gaudente: gode di assoluta libertà. Gli psicologi affermano che la ricerca
della verità, di dio, del paradiso, in realtà si fonda sull’esperienza del
bambino nell’utero, non riesce a dimenticarla. E anche se la dimentica a
livello conscio, a livello inconscio continua a risuonare. Ci sono persone che
l’hanno trovata: io la chiamo “illuminazione”. Potete scegliere la porala che
piu vi piace ma il significato rimane lo stesso. Scopri che l’universo è come
un grembo materno, ti puoi fidare, ti puoi rilassare, gioire, cantare e
ballare. Hai una vita immortale e una consapevolezza universale. Le persone
hanno paura di rilassarsi, di avere fiducia, temono qualunque cosa non comune,
diversa dall’ordinario. Resistono, e con questa resistenza si scavano la fossa
con le proprie mani e non arrivano mai a quei momenti esaltanti, a quelle
esperienza estatiche che sarebbero un loro diritto naturale.
Con tutte le sue tensioni, le sue ansie e i suoi problemi (o
quelli che presume essere problemi), l’uomo si perde nella folla e diventa
qualcun altro. In profondità sa di non essere il ruolo che sta recitando, sa di
essere qualcun altro, e questo genera una profonda dissociazione interiore: non
può recitare bene la sua parte perchè sa che non si tratta della sua realtà
autentica, e non puo neppure trovare la sua autenticità. Deve continuare a
recitare perchè il suo ruolo gli da sostentamento economico, moglie, figli,
potere e rispettabilità. A poco a poco inizia a crederci anche lui. Lo deve
fare, altrimenti farebbe molta fatica a recitare. Quando devi recitare una
parte, ti ci devi calare del tutto. Devi diventare quello che reciti. Questo
crea una frattura, un’ansia che distrugge ogni possibilità di rilassamento, di
fiducia, di amore. Ci si isola, si diventa esiliati, per propria scelta e poi
si soffre.
Il mondo contiente il paradiso, il corpo l’anima, tu il
divino, il tesoro è dentro di te. Devi scoprire quel tesoro, il tesoro è la tua
vita, la tua verità e la verità di renderà libero. Il primo passo verso quella
scoperta è l’accettazione di se stessi, la gioia dell’essere se stessi. Non
devi essere gesù, il buddha o l’uomo di spettacolo “X” tantomeno l’avvocato
“Y”. Devi solo essere te stesso. L’esistenza non vuole copie ma unicità. E tu
puoi offrirti alla vita solo come unico. Ma per inziare tutto questo devi
accettare che ciò che sei oggi è un ruolo, devi prendere consapevolezza che non
sai chi sei, mettere in discussione tutto. Capisci chi sei, apri il tesoro che
c’è dentro di te, ascoltalo e affidati alla tua vita. Sii te stesso, nella tua
autenticità. Rispetta te stesso, ama te stesso e osserva tutti i tipi di
energie che hai dentro di te. Tu sei un universo sconfinato!
Tratto da "Il benessere emotivo" - Osho Rajneesh
L'assassinio di Osho. Perché si uccide un leader spirituale.
di Paolo Franceschetti
Osho fu assassinato dalla CIA mediante avvelenamento da
tallio e morì il 19 gennaio 1990, all’età di 60 anni. Che fu assassinato non lo
dice un complottista come me; lo dice lui stesso, lo dicono i suoi allievi, e
la storia del suo assassinio è narrata nel libro “Operazione Socrate”, che
spiegano anche le ragioni per cui venne avvelenato.
Ritengo però che le cose non siano andate esattamente come
le raccontano i suoi allievi, e qui spiegherò il perché.
Negli anni della mia adolescenza e successivamente, fino
alla laurea, non avevo molta simpatia per Osho. I media infatti lo presentavano
come un guru spirituale che viaggiava in Rolls Royce, e i cui seguaci facevano
orge e fumavano haschisch.
Mi infastidiva poi la quantità di libri in circolazione che
portavano il suo nome. Sono usciti infatti circa 400 titoli a suo nome, che
trattano tutti i temi della vita; la religione, la vita, la morte, l’amore, il
denaro, la depressione, la felicità, la politica, l’etica.
I suoi seguaci poi mi parevano un po’ sciroccati. Qualche
anno fa ne conobbi uno ad un corso di meditazione; gli chiesi come mai, se era
stato assassinato, i suoi seguaci non organizzavano manifestazioni, non
scrivevano libri, aprivano siti e denunciavano il problema.
Mi rispose: “E perché mai dovremmo denunciare la sua morte?
Osho non è mica morto. Se ne è andato il suo corpo ma lui è più vivo che mai”.
Un’altra volta mi imbattei in un Sannyasin seguace di Osho
ad un corso di Shiatsu. Mi disse: “Osho non è stato assassinato. Chi crede di
averlo ucciso si sbaglia e non ha capito niente della vita. Osho se ne è andato
quando la sua anima ha deciso. Ha solo scelto di andarsene in quel modo”.
Dopo aver ascoltato queste risposte rimanevo con la
sensazione che i seguaci delle idee di Osho fossero un po' sciroccati e dicevo
tra me “ecco perché nessuno si occupa della sua morte; questi qui dicono
addirittura che non è morto, o che ha scelto lui di morire”.
Anzi, dopo aver parlato con loro mi convincevo che la storia
del suo assassinio doveva essere una balla, prima di tutto perché nessuno
dovrebbe aver interesse a uccidere il leader di un branco di sciroccati; e in
secondo luogo perché questa storia della CIA mi pareva una stupidaggine;
“quando non si sa a chi dare la colpa, si tira sempre fuori la CIA o gli extraterrestri”,
pensavo.
Qualche anno fa presi in mano un libro di Osho, “La via
delle nuvole bianche”, e rimasi colpito dalla bellezza e della profondità del
libro. Poi ne lessi altri e via via mi convincevo che il suo pensiero era di
una profondità fuori dal comune, che mal si attagliava all’immagine di orge e
Rolls Royce che i media ne avevano tramandato.
D’altronde la data della sua morte era quanto meno sospetta,
perché è difficile, ai nostri giorni, morire a sessanta anni per cause
naturali, specie se stiamo parlando di un uomo che viveva seguendo una dieta
sana e principi anche spirituali sani.
Decisi quindi di approfondire.
La morte di Osho.
Osho aveva lavorato, e poi fondato una comunità spirituale,
in India. Nel 1981 si trasferisce in America e fonda una comunità nell’Oregon,
ad Antelope. Raineeshpuram.
Venne arrestato il 28 ottobre del 1985 a Charlotte nella
Carolina del nord e fu tenuto in stato di arresto per dodici giorni.
Motivo dell’arresto: immigrazione clandestina. In poche
parole, per quello che, in Oregon, è un semplice illecito amministrativo, Osho
fu tenuto, illegalmente, dodici giorni in prigione e gli fu comminata una pena
di dieci anni di galera (con la sospensione condizionale) in aggiunta
all’espulsione dagli USA.
Più nel dettaglio, venne accusato perché alcuni cittadini
americani che frequentavano la comunità di Osho aveva contratto matrimoni di
convenienza con degli stranieri, per far acquisire loro la cittadinanza
americana.
L’accusa poi era sicuramente falsa, perché Osho era il
leader di una comunità che contava oltre 7000 persone; difficile immaginare che
fosse direttamente colpevole di questi reati.
Ma, quand’anche fosse stato responsabile, Osho viene
sottoposto ad una serie di procedimenti illegali, e tenuto in stato di arresto
per molti giorni in più rispetto a quella che sarebbe stata la normale
procedura.
I suoi avvocati non vennero avvisati dell’arresto.
Venne trasferito in dodici giorni in prigioni diverse, senza
motivo e senza una regolare procedura.
Fu registrato in una prigione con il falso nome (per quale
motivo?) di David Washington.
Fu tradotto in un carcere di Contea e non nel carcere
federale, dove per giunta rimase 4 notti anziché una, come previsto in genere
per i prigionieri in transito.
Leggendo la sua biografia, e il libro che alcuni suoi
discepoli hanno scritto sulla sua morte, saltano agli occhi poi alcune cose.
Anzitutto la testimonianza di un detenuto in carcere per
omicidio, Jonh Wayne Hearu, che al processo dichiarò di essere stato avvicinato
per gettare una bomba sulla comunità di Osho.
L’insabbiamento di alcune testimonianze di agenti federali
che dichiararono che stavano indagando sugli autori di una minacciata bomba nel
carcere in cui era stato tradotto Osho; pare che le telefonate partirono da
centri istituzionali, ma l’inchiesta su questa vicenda venne insabbiata e il
funzionario che stava indagando venne trasferito.
Il giorno dell’arresto erano pronti centinaia di militari
che avevano circondato la comunità di Osho in assetto da guerra e con
elicotteri da combattimento; ma Osho fu avvertito della cosa e quel giorno si
fece trovare a casa di una sua seguace, dove si consegnò pacificamente.
Per giunta da giorni gli avvocati di Osho chiedevano notizie
circa l’eventuale possibile arresto di Osho il quale, nell’eventualità, voleva
consegnarsi spontanemente; le autorità americane rassicuravano i legali dicendo
che non dovevano temere nulla, ma l’arresto fu effettuato a sorpresa e con la
preparazione di un vero esercito. Questo perchè, a mio parere, avevano
preparato una strage che fu sventata dall'allontanamento di Osho dalla
comunità.
Un altro fatto inspiegabile di quei giorni è che Osho disse
di essere stato in carcere per undici giorni, quando invece i giorni erano
dodici. In altre parole, per un giorno Osho perse la memoria. Non fu mai
chiarito il perché e come.
La cosa più incredibile, comunque, è che a seguito di queste
vicende ad Osho fu riscontrato un avvelenamento da tallio che lo portò alla
morte in pochi anni.
A questo punto, se un seguace di Osho, non essendo un
complottista, si limita a riferire i fatti domandandosi il perché, per me è
abbastanza chiaro il susseguirsi degli avvenimenti.
Lo spiegamento di forze militari in assetto da combattimento
si spiega perché probabilmente, per il governo la cosa migliore sarebbe stato
provocare un incidente per poter uccidere Osho direttamente il giorno
dell’arresto. I giornali e le TV, che già negli anni precedenti avevano creato
problemi alla comunità dipingendoli come satanisti, orgiastici, ecc., avrebbero
fatto il resto e la vicenda sarebbe stata liquidata come un atto di ribellione
da parte di fanatici fondamentalisti, repressa con le armi dall’eroico esercito
americano.
Nei giorni successivi all'arresto Osho fu trattenuto in
carcere più del dovuto perché doveva prepararsi l’avvelenamento da tallio;
l'avvelenamento avvenne probabilmente spargendo la sostanza nel letto dove Osho
dormì; lui infatti era solito dormire su un fianco, e la parte del corpo che
risultà agli esami maggiormente contaminata fu proprio quella dove Osho aveva
dormito.
In merito all’assassinio di Osho fu preparata anche una
dichiarazione a firma di vari senatori, giornalisti e personaggi pubblici, tra
cui Strik Lievers, Luigi Manconi, Marco Taradash, Michele Serra, Giorgio Gaber,
Lidia Ravera, Giovanna Melandri, Gabriele La Porta, e altri, in cui dichiarano:
“Il quadro dei fatti descritto nel libro è impressionante e
gravissimi sono gli interrogativi che ne escono, formulati esplicitamente dagli
autori.
Va detto con chiarezza: se coloro cui spetta non vorranno o
non sapranno dare risposte persuasive, saranno essi a legittimare come fondata
la denuncia dei discepoli di Osho.
Da parte nostra riteniamo ci siano elementi più che
sufficienti per richiedere l’apertura di un’inchiesta sul piano internazionale.
Ed è nostra intenzione non lasciare nulla di intentato
perché si faccia luce su questa pagina oscura, per sapere se, ancora una volta
nella storia, il diverso sia stato prima demonizzato e poi eliminato
nell’indifferenza generale.
Questo comitato di sostegno nasce perché il caso Osho
Rajneesh non sia dimenticato e diventi invece coscienza internazionale”.
Perché fu ucciso.
La spiegazione data dai suoi allievi, che Osho fu ucciso dai
fondamentalisti Cristiani, che vedono Satana in tutto ciò che non è cristiano,
non mi convince per varie ragioni.
C’è infatti un particolare, non piccolo, ma anzi di assoluta
importanza, che sfugge ai seguaci di Osho.
Bush padre, come il figlio, e come Reagan (presidente al
tempo dell’arresto di Osho) NON sono cristiani nel senso “cristiano” del
termine. Il cristiano vero, in teoria, dovrebbe essere tollerante e amorevole
verso tutti, e non dovrebbe per nessun motivo uccidere. Loro sono cristiani nel
senso “rosacrociano”; fanno parte cioè di quel ramo dei Rosacroce deviato,
l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro, che parlano di Dio e di Cristo
intendendo questi termini in senso esattamente opposto al senso cristiano. Non
a caso in nome di Dio scatenano guerre uccidendo milioni di persone, e Bush
spesso ha ripetuto infatti che “Dio è con lui”. Perché il Dio in nome del quale
scatenano la guerra è il loro Dio, Horus, non il Dio dei Cristiani.
Bush quindi non è un cristiano, e, anzi, da un certo punto
di vista Osho è più cristiano di molti “cattolici”, in quanto seguiva alla
lettera i principi di amore e tolleranza che sono scritti nei 4 vangeli.
Anzi, dal punto di vista dei Rosacroce, il movimento di Osho
contribuisce col suo sincretismo ad abbattere la forza dell’ideologia
cattolica, e quindi in questo senso è funzionale agli interessi della religione
di Bush.
Il problema quindi non può essere religioso.
Leggendo gli scritti di Osho mi sono convinto che la ragione
dell’omicidio è di tipo spirituale. Infatti, la comprensione e
l’interiorizzazione dei principi su cui si basa la filosofia di Osho è idonea a
scardinare proprio quei capisaldi su cui la massoneria rosacrociana basa la sua
forza: ovvero il concetto della morte, e il concetto del denaro.
Osho con i suoi scritti incita a non temere la morte ed a
viverla come uno stato di passaggio, in cui addirittura si vivrà meglio che nel
corpo fisico.
E, nonostante girasse in Rolls Royce, non era attaccato al
denaro.
Da giovane insegnava all’università ma rifiutò una
promozione perché, lui disse, non voleva regalare ancora più soldi allo stato
con le tasse.
Dopo qualche tempo lasciò il lavoro perché non si ritrovava
in quel mondo lavorativo.
E non si preoccupò mai del denaro, perché sosteneva che
nell’universo arriva sempre esattamente ciò di cui hai bisogno, nel momento
giusto.
Le Rolls Royce arrivarono perché la sua comunità attirava
anche gente ricca, e ciascuno metteva in comune ciò che aveva; a Rajneeshpuram
ciascuno metteva in comune ciò che aveva e che poteva. Gli avvocati gestivano
gratis i problemi della comunità; i muratori costruivano, i medici curavano, i
docenti di varie displine insegnavano e, ovviamente, chi aveva soldi, donava
soldi.
Osho spiegava che la civiltà occidentale viveva una strana
schizofrenia nel rapporto con il denaro; da una parte alcuni lo eleggono ad
oggetto di culto; dall’altra, quando si incita a vivere una vita spirituale, si
tende a disprezzarlo o farne senza. In realtà il denaro e il lusso sono un mezzo
come un altro, che possono esserci o meno, ma che non devono intaccare la
serenità interiore che invece si acquista con altri mezzi.
Apparentemente contraddittorio poi anche il suo rapporto con
la vita; se da un lato insegnava ad amarla e a viverla in pieno, dall’altro non
ne era attaccato.
Esemplare, in questo il racconto della sua morte effettuato
dai suoi seguaci: nella notte lui si sentì male per l’ennesima volta, sfinito
dagli anni del dopo carcere e dai dolori.
– Chiamiamo Amrito? – chiesero i suoi seguaci. Amrito era il
medico personale di Osho.
– No, rispose lui. E’ il momento che me ne vada. Inutile
forzare ancora le cose. Oramai soffro troppo in questo corpo.
Insomma, Osho faceva paura perché il sistema massonico in
cui viviamo si basa su due fondamenti:
la paura della morte.
la paura della perdita economica.
Senza queste paure il sistema massonico, che vive di minacce
dirette o indirette (se ti opponi perderai il lavoro; perderai la vita;
perderai l’onore perché ti infagheremo) non potrebbe resistere.
Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce
anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al
sistema se tieni alla tua famiglia.
Aggiungiamo anche che la comunità di Osho, vivendo secondo
un sistema di valori e abitudini differente da quello su cui basano le comunità
occidentali (ciascuno metteva in comune ciò che aveva) sarebbe perfetta per
contrastare gli effetti della crisi economica in cui stiamo per piombare a
capofitto.
La crisi economica infatti si basa essenzialmente sulla
perdita della disponibilità del denaro, inteso come posta contabile.
Ma se imparassimo a vivere incentivando forme di scambio
tipiche dell’antico baratto (io ti do ciò che ho, abilità manuali, conoscenze
intellettuali, il mio lavoro di falegname, avvocato, medico, elettricista,
esperto di Pc, ecc., in cambio tu mi dai ciò che hai, prodotti dell’orto,
materie prime, il tuo terreno, la tua casa, ecc...) gli effetti della crisi
economica potrebbero in parte essere attenuate se non addirittura azzerate (si
pensi a piccoli paesi di montagna o di campagna, in cui il mettere in comune
fin da subito le proprie capacità e i propri beni potrebbe essere una soluzione
immediatamente praticabile).
Anche dal punto di vista religioso, Osho poteva far paura,
ma per un altro motivo. Egli non ha fondato una sua religione, né si ispirava
ad una religione particolare. Nei suoi libri e nei suoi discorsi utilizzava il
Vangelo quando parlava a persone cattoliche, i Sutra buddisti quando parlava a
buddisti, i Veda indiani quando parlava a induisti, e attingeva da fonti
ebraiche, sufi, e chassidiche. Scrisse anche “Le lacrime della Rosa mistica”,
tra i tanti libri.
Si possono leggere i suoi scritti, quindi, pur restando
buddisti, cristiani, o ebrei.
Ma dava una lettura dei testi sacri più moderna e al passo
coi tempi, il che poteva far paura a coloro che ancora ragionano con schemi che
risalgono a migliaia di anni fa, e che usano la religione come uno strumento
per tenere sotto controllo le menti degli adepti.
Osho, in altre parole, fu ucciso per lo stesso motivo per
cui furono uccisi altri leader spirituali famosi, come Ghandi e Martin Luther
King. Più in generale, fu ucciso per la stessa ragione per cui vengono uccisi
tutti quelli che si ribellano al sistema denunciandolo fin nelle fondamenta,
dai cantanti, agli scrittori, ai registi, ai magistrati, ai giornalisti.
La diffusione delle idee di Osho poteva contribuire a
scardinare il sistema.
Ma su un punto aveva ragione Osho. Il suo pensiero, per
quanto abbia potuto fare il sistema in cui viviamo, non è andato perduto. Lo
testimoniano la continua ristampa e le nuove edizioni dei suoi libri, che si
diffondono costantemente sempre di più.
Per certi versi Osho è più vivo che mai.
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