"..la
prima cosa: ci sono due tipi di amore. L’”amore-bisogno” e l’”amore-dono”.
La distinzione è significativa e deve essere compresa.
La distinzione è significativa e deve essere compresa.
L’
”amore-bisogno” o l’ ”amore-carenza” dipende dall’altro, è amore immaturo. Tu
usi l’altro, lo usi come un mezzo: sfrutti, manipoli, domini. In questo modo
l’altro è reso succube, viene praticamente distrutto; ma anche l’altro fa
esattamente la stessa cosa: tenta di manipolarti, di dominarti, di possederti,
di usarti.
Usare un
altro essere umano non ha niente a che fare con l’amore: sembra amore ma è una
moneta falsa. Eppure questo è ciò che accade al novantanove per cento della
gente perché la prima lezione d’amore la impari nella tua infanzia...milioni di
persone rimangono infantili per tutta la vita, non crescono mai. Invecchiano,
ma nella loro mente non crescono mai; la loro psicologia rimane infantile,
immatura. Hanno sempre bisogno di amore. Sono sempre affamate di amore, lo
bramano come il cibo.
L’uomo
matura nel momento in cui comincia ad amare piuttosto che ad avere bisogno.
Comincia a traboccare a condividere, comincia a donare. La differenza è fondamentale.
Comincia a traboccare a condividere, comincia a donare. La differenza è fondamentale.
Nel primo
caso ciò che importa è avere di più; nel secondo, l’importante è come donare
sempre di più e incondizionatamente. Questo significa crescita, è l’inizio
della maturità.
Una persona
matura dà. Solo una persona matura può dare, perché solo una persona matura può
avere. In questo caso l’amore non è dipendente, e tu puoi amare che l’altro ci
sia o no.In questo caso l’amore non è una relazione, è uno stato dell’essere.
Le persone
immature che cadono in amore distruggono a vicenda la propria libertà, creano
un legame, una prigione. Le persone mature in amore si aiutano a essere libere,
si aiutano l’un l’altra a distruggere ogni tipo di legame.E quando l’amore
fluisce nella libertà c’è bellezza. Quando l’amore fluisce nella dipendenza c’è
bruttezza.
Ricorda, la
libertà è un valore più alto dell’amore. Quindi se l’amore distrugge la
libertà, non ha alcun valore.
L’amore può
essere lasciato cadere, la libertà deve essere salvata: è un valore più
elevato. E senza libertà non potrai mai essere felice, non è possibile.
Libertà è il
desiderio intrinseco di ogni uomo, di ogni donna: libertà totale, assoluta.
Ecco perché si inizia ad odiare tutto ciò che è distruttivo nei confronti della
libertà.
Tratto dal
libro:
"Con te
e senza di te" di Osho
Osho nasce a
Kuchwada, In India Centrale, l'11 dicembre 1931. Fin dalla più tenera età, si
pone di fronte alla vita come spirito libero. Insofferente alle regole e alle
norme imposte, rifiuta la fede della famiglia, di religione giainista, e sfida
sempre e comunque il potere costituito e chi lo rappresenta.
La sua
ricerca della verità raggiunge il suo culmine all'età di ventun anni, il 21
marzo 1953. Quel giorno, Osho vive nel proprio essere la più alta vetta di
consapevolezza sperimentabile dall'uomo: l'illuminazione. Descritta in oriente
come "l'istante in cui la goccia si fonde nell'oceano, e l'oceano si
riversa nella goccia", per noi occidentali è molto arduo avvicinarsi a
comprendere questo fenomeno. Osho stesso ne parla come di un'esperienza
"orgasmica", assolutamente inaccessibile, per sua stessa natura, alla
mente razionale. La goccia che si versa nell'oceano, e si fonde con esso,
diventando l'oceano.
Osho, spinto
a voler invitare gli altri esseri umani a quella esperienza di trasformazione,
inizia a viaggiare per tutta l'India. Alla fine degli anni Cinquanta arriva a
tenere conferenze a platee anche di centomila persone.
Termina
comunque gli studi nel 1956, laureandosi in filosofia, e prosegue la carriera
universitaria come professore al "Sanskrit College" di Rajpur prima,
e quindi come rettore della cattedra di filosofia presso l'università di
Jabalpur.
Agli inizi
degli anni Sessanta intraprende un lavoro diverso: aiutare altri esseri umani a
vivere la stessa esperienza da lui vissuta. E tenta di fare ciò che non può
essere fatto, di condividere ciò che non può essere condiviso, di insegnare ciò
che non potrà mai , per sua stessa natura, essere insegnato.
Dalle folle
che ascoltano le sue conferenze emergono i primi discepoli che,
paradossalmente, si uniscono a lui proprio sulla base di questa certezza, cioè
che l'illuminazione non può essere comunicata. Il bisogno e l'impegno di questi
individui va al di là del semplice ascoltare parole di saggezza e ben oltre le
futili controversie che queste possono scatenare; essi vogliono intraprendere
una ricerca reale, che li porti a conoscere veramente, senza intermediari.
Per
rispondere a questa esigenza, nel 1964 Osho inizia a organizzare Campi di
Meditazione durante i quali utilizza delle tecniche in grado di aiutare a
cogliere quel "silenzio" in cui la nostra vera natura si manifesta.
Consapevole
della diversa struttura mentale e psicofisica dell'uomo moderno, Osho ha
ideato, negli anni, tecniche di meditazione conformi al tipo di "sonno
psicologico" in cui oggi si vive, facendo anche buon uso delle intuizioni
della psicoterapia.
Nel 1966
egli abbandona la carriera universitaria e alla fine degli anni Sessanta si
stabilisce a Bombay, dando vita a un Ashram, o "comunità spirituale",
che viene trasferito a Puna (India) il 21 marzo 1974, in occasione del
ventunesimo anniversario della sua illuminazione.
Riconosciuto
da quanti vivono intorno a lui come "Maestro di Realtà", dopo
un'intensissima esperienza americana, conclusasi tragicamente con il suo
arresto e un avvelenamento, scoperto con analisi mediche solo nel 1987, Osho
torna proprio in quell'anno all'Ashram di Puna. Qui crea un "laboratorio
di crescita", il cui impatto ancor oggi richiama da ogni parte del mondo
ricercatori del vero, consapevoli di trovare in questo habitat immerso nella
meditazione quello stimolo essenziale per scuotere l'equilibrio interiore e
spostare il centro dell'autoidentificazione dell'essere: dal senso di
separatezza che generalmente ci contraddistingue, a un senso di profonda
appartenenza alla vita.
Osho ha
spiegato che il suo nome deriva dal termine "osheanic" coniato dal filosofo
inglese William James, e da lui usato per indicare l'esperienza del
"dissolversi nell'oceano dell'esistenza".
"Ma
osheanic descrive solo l'esperienza" egli ha chiarito. "Come definire
colui che fa quell'esperienza della vita ? Per definirlo usiamo il termine
Osho."
"O"
significa profondo rispetto, amore e riconoscenza, come pure indica
sincronicità e armonia. "Sho" significa espansione multidimensionale
della consapevolezza, e il riversarsi dell'esistenza da ogni direzione.
Un suono,
dunque, con forti eco nella nostra coscienza, più che una figura storica...così
Osho ha voluto essere ricordato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla
sua visione, espressa nelle decine di migliaia di discorsi tenuti nel corso
degli anni e pubblicati in centinaia di volumi.
L'epigrafe
che lui stesso ha dettato per il suo samadhi così recita:
"Osho.
Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall'11 dicembre
1931 al 19 gennaio 1990".
A Puna, in
India, la comunità sorta ispirandosi alla sua visione di un Uomo Nuovo è ancora
fiorente; in essa ha sede una "Multiuniversità" che offre corsi e
programmi di crescita interiore (www.osho.com). Ma sopratutto, qui è possibile
immergersi in un contesto di salute globale che rende chiaro il senso di un
nuovo stile di vita fondato sull'armonia, la pace e la quiete interiore. A
migliaia tutti gli anni persone provenienti da ogni parte del mondo,
trascorrono in questa dimensione periodi più o meno lunghi, riconoscendo
l'importanza di un'intima connessione col proprio essere per cogliere e
accettare quel nulla e quel vuoto che sono il vero significato dell'esistenza.
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