Cervello e mente
Bion, diversamente da Freud, postula un collegamento più stretto tra cervello e mente. In particolare, secondo Bion il cervello inizialmente era destinato a compiti diversi, e solo successivamente si è adattato ad ospitare i pensieri. Infatti una persona, o un gruppo di persone, di fronte ad un pericolo imminente non pensano, ma agiscono subito. D’altro canto avere la possibilità di pensare i pensieri comporta un’angoscia, sia per i contenuti che per il distacco dall’uomo-animale. È qui che si articola il passaggio del cervello come proto-cervello a cervello come mente, in grado di contenere ed elaborare i pensieri.
Si è soliti fare una distinzione tra ciò
che è cognitivo e ciò che è affettivo. Bion non è d’accordo con questa
distinzione e considera il pensiero come un tutt’uno, quindi anche
investito di affetti. Oltre questa caratteristica, l’autore differenzia
due tipi di pensiero, il pensiero tecnologico e il pensiero che si
assume la responsabilità del pensiero. Va subito precisato che il
passaggio dal proto-cervello alla mente non si identifica con
l’acquisizione del pensiero tecnologico, ma come l’acquisizione della
capacità di assumersi la responsabilità dei contenuti dei pensieri.
Un’altra
caratteristica dei pensieri è quella di promuovere lo sviluppo della
mente, in quanto essendo trattenuti in essa, le permettono di
espandersi, di evolversi e di diventare capace di vivere le esperienze.
Non essere capaci di pensare corrisponde ad un deficit dell’uomo che a
sua volta corrisponde ad una comparsa di manifestazioni psichiatriche.
Secondo
Bion inoltre, l’assumersi la responsabilità del pensiero è un processo
che attraversa due stadi, il primo di allontanamento dal gruppo e il
secondo di riavvicinamento e di riaccettazione della propria
appartenenza al gruppo. L’acquisizione del pensiero come responsabilità
non è fissa, ma tale capacità deve essere continuamente riconquistata.
Secondo
Bion il cervello primitivo (proto-cervello) continua ad essere attivo
anche quando si sviluppa la mente che opera con un pensiero evoluto.
Questo è valido anche quando si parla di gruppi, infatti anche nel
gruppo il cervello primitivo collettivo continua ad essere attivo quando
si sviluppa un cervello evoluto collettivo (mente di gruppo).
Per
cervello primitivo collettivo si intendono quell’insieme di canali
comunicativi che sono in maggioranza automatici e inconsapevoli. Bion in
particolare parla di un livello basico della vita mentale del gruppo,
secondo cui le persone rispondono a stimoli collettivi in maniera
automatica. Questo comportamento automatico è controllato da un
primitivo cervello di gruppo, il sistema protomentale. Il concetto qui
esposto di Bion, è si veritiero, ma non tiene conto che il livello
basico è anche in rapporti con il piano dei sentimenti, delle passioni e
del pensiero. Spesso non è facile capire nel gruppo se la dimensione
basica sia di dimensione sensoriale e affettiva o sia automatica e non
evoluta.
Il livello basico nello stadio protomentale
non è l’unico operante nella mente di gruppo. Infatti a livello
superiore si può parlare di una relazione tra mente dell’individuo e
mente del gruppo.
Secondo McDougall la mente di
gruppo è un sistema organizzato di forze mentali, che non è presente
nella mente di nessun individuo, ma si costituisce grazie alle relazioni
che si ottengono tra le menti dei diversi individui.
Ciò
che in particolare differenzia il livello evoluto dal livello primitivo
nel gruppo, è la presenza di una lingua e di una cultura. Ci sono
infatti dei momenti in cui sembra che il linguaggio permetta di un
contatto tra le menti del gruppo.
Un’altra
caratteristica che differenzia la mente di gruppo dai livelli basici a
quelli più evoluti è che l’individualità del singolo individuo non viene
persa, ma mantiene le sue caratteristiche. Infatti l’individuo non
perde la capacità di esercitare il proprio pensiero. La possibilità di
coesistenza del pensiero del singolo e del pensiero del gruppo porta
all’assenza di automaticità o obbligatorietà nella comunicazione, che
invece è cercata e continuamente modificata. Naturalmente per fare in
modo che la mente degli individui e la mente del gruppo entrino in
rapporto è necessario che sia il gruppo che l’individuo abbiano
raggiunto un certo grado di evoluzione. Nel gruppo tale stato si
acquisisce nello stadio della Comunità e dei fratelli. Per quanto
riguarda l’individuo, invece, è richiesta la capacità di rendersi
disponibile alla raccolta e all’elaborazione dei pensieri, senza
sentirsi invaso o annullato da essi. Accettare i pensieri altrui implica
fare spazio dentro se stessi.
Un ulteriore aspetto
importante nella comunicazione tra il pensiero dell’individuo e quello
del gruppo è che tra i due ci sia sincronia. Infatti il pensiero del
gruppo è un pensiero autonomo e se non c’è sincronia, l’individuo può
avvertirlo come inaccessibile.
Stern definisce il
processo di sincronia attunement, ovvero una regolazione che preserva le
caratteristiche individuali, ma consente di promuovere il funzionamento
d’insieme.
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