Il gruppo come entità specifica
Si possono differenziare diversi modelli teorici che hanno descritto il gruppo
come entità specifica, questi sono i modelli funzionalisti, i modelli
strutturalisti, i modelli genetici e i modelli di trasformazione.
I modelli funzionalisti si occupano principalmente di spiegare le funzioni e i processi di un gruppo. In questa prospettiva il gruppo è inteso come un sistema funzionale di rapporti d’interdipendenza, il gruppo,
quindi, esiste nel momento in cui gli individui realizzano i loro
obiettivi meglio insieme che separati. Questi teorici si preoccupano di
capire quali sono le funzioni che emergono dal gruppo e che sono necessarie per il suo equilibrio.
I
primi psicologi assegnavano una funzione fondamentale al conduttore. Il
suo ruolo è quello di soddisfare i bisogni dei membri (tra cui la
gestione dei conflitti). Per gli psicanalisti, invece, il ruolo del
conduttore è quello di rappresentare le parti di sé che i membri
abbandonano per sostituirle con formazioni psichiche condivisibili con
gli altri membri. I membri, delegano quindi il conduttore a
rappresentare i loro ideali e di incarnare le figure genitoriali
tutelari.
Le funzioni dell’ideale sono effetti della prematurità
umana alla nascita. L’idealizzazione, infatti, protegge dalla sofferenza
e dalla dipendenza, portando l’oggetto ad un grado di perfezione assoluta. Il gruppo,
secondo Roheim, diviene una difesa contro l’impotenza originaria. Si
possono differenziare due modalità di idealizzazione, l’idealizzazione
primaria, la quale struttura l’io ideale che attraverso la negazione
della dipendenza dall’oggetto, assicura l’autosufficienza narcisistica e
il recupero dell’onnipotenza infantile;
l’idealizzazione secondaria, l’oggetto incarna un ideale che l’io
vorrebbe stabilire in sé, ed è amato per la perfezione che rappresenta.
Queste due forme di ideale si realizzano nei gruppi.
Un’altra funzione del gruppo è quello di coltivare il narcisismo delle piccole differenze, secondo cui si mettono da parte gli altri per affermare se stessi e considerare il proprio gruppo superiore agli altri.
La funzione di credenza, è una delle funzioni che ha la capacità di sostenere la coesione del gruppo.
La credenza è un antidepressivo prodotto dal gruppo, organizza l’attesa
messianica e mantiene il diniego della debolezza di un tale oggetto.
Jaques
ha messo in evidenzia che il gruppo offre ai suoi membri delle
organizzazioni difensive comuni sulla quali essi possono addossare i
propri meccanismi di difesa, come le alleanze inconsce o certe
componenti della leadership.
Un’altra funzione del gruppo è quella
di creare un confine per assicurare l’equilibrio degli scambi tra
l’interno e l’esterno. Il gruppo è un involucro, che deve permettere ai
membri di creare uno spazio interno sicuro.
I modelli
strutturalisti, si preoccupano di descrivere i livelli stabili e le
strutture profonde della realtà psichica del gruppo, i processi che
permettono o ostacolano i passaggi da una struttura all’altra e
descrivono i principi dell’organizzazione del gruppo e dei rapporti tra i
suoi membri. L’idea del gruppo per gli strutturalisti, è che
quest’ultimo è costituito da un insieme di individui i quali sono
riuniti da una legge di composizione, la quale permette che al di la del
cambiamento, la struttura del gruppo resti.
Per Foulkes, l’idea del gruppo come matrice psichica è fondamentale per la teoria e il processo della terapia.
Infatti tutte le comunicazioni avvengono all’interno di questo quadro
di riferimento. In particolare l’autore sostiene che ogni malattia deve
essere considerata come qualcosa che si produce all’interno di una rete
complessa di rapporti interpersonali, e la psicoterapia di gruppo ha il
compito di trattare l’intera rete dei disturbi.
Anche le idee di Bion
si inseriscono nell’approccio strutturalista. In particolare l’idea
della mentalità di gruppo, come l’attività mentale che si forma a
partire dai desideri inconsci e dalla volontà dei suoi membri. Questi
contributi permetto una certa soddisfazione delle pulsioni e dei
desideri, garantendo l’accordo della vita del gruppo con gli assunti di
base.
Una particolare nozione, introdotta da Abraham, che potrebbe
individuare il grado zero della struttura, è la nozione di co-sé, che
descrive l’emergere di uno stato caotico in cui non esiste ancora una
distinzione tra soggetto e oggetto.
Un altro concetto importante è
quello di legge del gruppo. È importante però, distinguere la legge del
gruppo e la legge di gruppo. La prima si riferisce ad una legge locale
consentita o imposta dai membri in modo esplicito o implicito per la
realizzazione dei loro fini (il leader è l’incarnazione di questa
legge). La legge di gruppo, invece, definisce l’insieme delle regole e
dei divieti per i membri di un gruppo. In questa prospettiva il divieto e
la rinuncia (alla soddisfazione diretta delle mete pulsionali), rende
possibile gli scambi.
Il discorso di gruppo è una nozione che
esprime la pluralità dei discorsi e degli enunciati, che si intrecciano
gli uni con gli altri, producendo un discorso originale che porta
l’iscrizione degli effetti dell’inconscio. Ciò presuppone che nel gruppo
si sviluppi un discorso psichicamente organizzato.
Diversi
autori, tra cui Redl e Bion, hanno considerato importanti le emozioni
nel gruppo. Il primo asserisce che le emozioni siano un legante
gruppale, mentre Bion considera il gruppo come il luogo di emozioni
forti che prevalgono sul giudizio (le emozioni nascono nel proto
mentale).
L’approccio strutturalista, nella prospettiva dell’interpretazione, ha avuto il merito di portare l’analisi sulla realtà psichica del gruppo, individuando così uno spazio diverso da quello che modella l’apparato psichico individuale.
I
modelli genetici, nascono come una reazione contro i modelli
strutturalisti (soprattutto quando questi ultimi sostengono che il
cambiamento sia illusorio). Il modello genetico afferma che il gruppo
viva dei momenti di nascita, di crescita, di malattia e di morte.
Inoltre, questo modello, parla di un particolare aspetto la regressione.
In questa prospettiva la regressione gruppale è intesa come regressione
del gruppo ad uno stato di orda, assumendo una serie di regressioni
verso organizzatori anteriori alla conclusione del complesso di Edipo
(in genere in situazioni che minacciano la coesione del gruppo).
I
modelli di trasformazione pongono l’accento su un aspetto diverso, i
legami tra i membri del gruppo e i legami del membro con il gruppo.
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