Il matto
Fu nel
giardino di un manicomio che incontrai un giovane, con un volto pallido e
piacevole e pieno di stupore.
E sedetti
accanto a lui sulla panca, e dissi:
“Perché sei
qui?”
E lui mi
rivolse uno sguardo stupefatto, e disse:
“E’ una
domanda indelicata, ma ti risponderò.
Mio padre
voleva fare di me una riproduzione di se stesso; così voleva anche mio zio. (…)
Mia madre
voleva che diventassi l’immagine del suo illustre padre. E anche i miei
insegnanti, (…) erano anche loro determinati e ognuno voleva che io fossi il
riflesso del proprio volto in uno specchio.
Per questo
sono venuto in questo posto. Lo trovo più sano.
Almeno posso
essere me stesso.”
Poi, all’improvviso
si rivolse verso di me e chiese:
“Ma, dimmi,
anche tu sei stato spinto in questo posto dall’educazione e dai buoni consigli?”
E io risposi:
“No, io sono un visitatore.”
Allora egli
disse: “Oh, tu sei uno di quelli che vivono nel manicomio, dall’altra parte del
muro!”
(Kahlil
Gibran)
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