Da "Memorie di un pazzo"
"Memorie di un pazzo" è l'unico romanzo
apertamente autobiografico di Flaubert. Scritto nel 1838, all'età di
soli diciassette anni, il libro è permeato di quel romanticismo che
tanto caratterizza la prima parte della produzione letteraria di questo
scrittore. Nel racconto, emerge come tematica principale il primo
contatto con l'universo femminile - l'amore non corrisposto per Elisa
Schlesinger, Maria. Vi ritroviamo il giovane Gustave alle prese con la
vita del collegio, tra le difficoltà e l'orgoglio di sentirsi diverso
perché idealista ... In questo breve sunto
della sua giovinezza, la realtà si trasforma in un viaggio personale tra
fantasie e pensieri su quella possibile storia d'amore nata tra i
colori e i profumi della Normandia, alla quale Flaubert mai saprà
rinunciare.
Bambino, amavo insomma
quello che vedevo; adolescente, quello che percepivo; oggi, uomo, non amo più
nulla. Eppure, quante cose ho nell’anima, l’intima forza dei sentimenti, le
maree dilaganti dell’amore e della collera, che ancora si urtano e si infrangono
in questo cuore ormai debole, stanco e deluso, spossato ed esaurito. C’è chi mi
dice, a volte, di ricominciare a vivere, di mescolarmi alla folla!… Ma come può
il ramo infranto riprendere a dar frutti? E la foglia staccata dal vento,
trascinata fra mulinelli di polvere, potrà mai rinverdire? E perchè in me c’è
tanta amarezza? Che ne so, forse questo è il mio destino, vivere stanco prima
d’aver portato il mio fardello, già ansimante prima d’aver corso.
Passo giorni pieni di
una stanchezza immensa, quando un tedio profondo m’avvolge come un sudario, e
mi segue dovunque; le sue pieghe m’impacciano e mi infastidiscono, persino
vivere, allora, pesa come un rimorso. Sono giovane, dunque, e insieme stanco di
tutto, mentre tanti vecchi sono ancora così pieni d’entusiasmo!… E io, invece,
deluso e disincantato! Che farò? La notte, guardare il chiarore della luna
sulle pareti palpitare come le foglie, o, a giorno fatto, il sole che luccica
sui tetti vicini? Sarebbe vivere, questo? O piuttosto morire, ma senza la quiete
silenziosa della tomba? M’attacco allora alle piccole gioie, tutte mie, fatte
di ricordi infantili che, in questo mio isolamento, tornano per riscaldarmi,
come raggio di sole al tramonto tra le sbarre d’una prigione: ricordi fatti di
niente, eventi minimi [...].
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