domenica 11 agosto 2013

Autori e dintorni... G. Flaubert



Da "Memorie di un pazzo" 

 "Memorie di un pazzo" è l'unico romanzo apertamente autobiografico di Flaubert. Scritto nel 1838, all'età di soli diciassette anni, il libro è permeato di quel romanticismo che tanto caratterizza la prima parte della produzione letteraria di questo scrittore. Nel racconto, emerge come tematica principale il primo contatto con l'universo femminile - l'amore non corrisposto per Elisa Schlesinger, Maria. Vi ritroviamo il giovane Gustave alle prese con la vita del collegio, tra le difficoltà e l'orgoglio di sentirsi diverso perché idealista ... In questo breve sunto della sua giovinezza, la realtà si trasforma in un viaggio personale tra fantasie e pensieri su quella possibile storia d'amore nata tra i colori e i profumi della Normandia, alla quale Flaubert mai saprà rinunciare. 


Bambino, amavo insomma quello che vedevo; adolescente, quello che percepivo; oggi, uomo, non amo più nulla. Eppure, quante cose ho nell’anima, l’intima forza dei sentimenti, le maree dilaganti dell’amore e della collera, che ancora si urtano e si infrangono in questo cuore ormai debole, stanco e deluso, spossato ed esaurito. C’è chi mi dice, a volte, di ricominciare a vivere, di mescolarmi alla folla!… Ma come può il ramo infranto riprendere a dar frutti? E la foglia staccata dal vento, trascinata fra mulinelli di polvere, potrà mai rinverdire? E perchè in me c’è tanta amarezza? Che ne so, forse questo è il mio destino, vivere stanco prima d’aver portato il mio fardello, già ansimante prima d’aver corso.


Passo giorni pieni di una stanchezza immensa, quando un tedio profondo m’avvolge come un sudario, e mi segue dovunque; le sue pieghe m’impacciano e mi infastidiscono, persino vivere, allora, pesa come un rimorso. Sono giovane, dunque, e insieme stanco di tutto, mentre tanti vecchi sono ancora così pieni d’entusiasmo!… E io, invece, deluso e disincantato! Che farò? La notte, guardare il chiarore della luna sulle pareti palpitare come le foglie, o, a giorno fatto, il sole che luccica sui tetti vicini? Sarebbe vivere, questo? O piuttosto morire, ma senza la quiete silenziosa della tomba? M’attacco allora alle piccole gioie, tutte mie, fatte di ricordi infantili che, in questo mio isolamento, tornano per riscaldarmi, come raggio di sole al tramonto tra le sbarre d’una prigione: ricordi fatti di niente, eventi minimi [...].

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