Il computer che
riconosce i pensieri
Il computer che riconosce i pensieri ha un margine di errore
del 10%. Per ora Il sistema è stato messo a punto all'Università di Pisa. Sa
valutare la differenza nell'attività del cervello di una persona che sta
assistendo ad un'azione (che, ad esempio, sente bussare alla porta) da quella
di chi sta ascoltando un suono che fa parte dell'ambiente (come quello della
pioggia). Applicazioni molto interessanti nel campo della riabilitazione
motoria
APPROFONDIMENTI
Brindisys, il
computer che legge nel pensiero
ROMA - E' ancora un
propotipo di laboratorio ma quello che fa è molto suggestivo, e fa sognare. E'
un computer -messo a punto in Italia - in grado di riconoscere il pensiero.
Basato su un sistema capace di analizzare l'attività delle diverse aree del
cervello umano, riconosce "l'alfabeto" che utilizzano, come lettere
che accendendosi formano una parola. Questo lavoro, i cui risultati sono stati
pubblicati sulla rivista PlosOne, si deve al gruppo di Medicina di laboratorio
e Diagnostica molecolare dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa (in
collaborazione con ricercatori delle università di Pavia e Ferrara) diretto da
Pietro Pietrini. Primo autore è Emiliano Ricciardi. Collegato al cervello in
modo non invasivo, questo computer sa decodificare i segnali che arrivano dalle
diverse aree cerebrali attivate di volta in volta con un'accuratezza di circa
90%.
Lo studio ha evidenziato che la rappresentazione mentale di
un'azione compiuta da altri è sottesa dallo stesso codice neurale - sia in
individui vedenti sia in non-vedenti dalla nascita. Gli scienziati hanno
utilizzato la risonanza magnetica cerebrale funzionale (fMRI) per misurare la
schema di risposta nel cervello di un gruppo di individui ai quali venivano
mostrati, alternativamente, filmati di azioni compiute da altri, quali il
piantare un chiodo o il bussare alla porta, oppure di scene ambientali (il
cadere della pioggia o il soffiare del vento). Poi si sono chiesti se fosse
possibile, partendo dall'analisi della risposta cerebrale, arrivare a capire
cosa l'individuo stesse guardando in quel momento.
"Partendo dall'analisi multivariata dei diversi pattern
di risposta neuronale della corteccia cerebrale - spiega Emiliano Ricciardi,
uno degli scienziati pisani del team di ricerca - il computer ha messo a punto
un 'classificatorè capace di discriminare con accuratezza se una persona stesse
guardando un'azione o una scena ambientale. Più semplicemente, il computer è
riuscito a leggere il pensiero, o meglio, il codice neurale del pensiero".
Ma i ricercatori sono andati oltre. Si sono chiesti se il classificatore
"visivo" fosse capace di riconoscere la risposta cerebrale legata
alla percezione uditiva di un'azione, quale il sentir bussare alla porta, rispetto
ad un suono ambientale quale il cadere della pioggia in individui privi della
vista fin dalla nascita e che, pertanto, non avevano alcuna esperienza 'visivà
di azioni o scene ambientali. Come speravano, il classificatore è stato in
grado di predire con buona accuratezza se un individuo, cieco dalla nascita,
stesse ascoltando suoni di azioni oppure di rumori ambientali.
"Questo studio dimostra che la rappresentazione del
mondo esterno, nel nostro cervello, è sottesa da un codice neurale astratto,
che non dipende da una singola modalità sensoriale e che anzi si sviluppa
identico anche in chi nasce privo della vista", spiega Pietrini. In altre
parole, i non vedenti codificano ed elaborano la percezione uditiva di
un'azione come se l'avessero 'vista'. "Con queste nuove metodologie di
analisi dell'attività neurale in vivo
- conclude Pietrini - stiamo
iniziando letteralmente a "leggere" nella mente delle persone. La
speranza - ormai non più solo fantasia - è che con la "lettura del
pensiero" si possa arrivare a mettere a punto sofisticate interfacce
cervello-computer che permettano alle persone con gravi disabilità di comandare
dispositivi con la forza della mente".
Non è il primo lavoro in questa direzione: un altro
prototipo, anche questo specificamente indirizzato a utilizzo sanitario, è
stato messo a punto dopo 15 anni di lavoro del team di ricerca della Fondazione
Santa Lucia IRCCS di Roma, grazie ai finanziamenti della Fondazione AriSLA e
col contributo dell'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica
(AISLA), era stato definito la "macchina delle meraviglie", si chiama
Brindisys e ha l'obiettivo di dare una maggiore qualità della vita ai malati di
Sla.
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