Paura e panico, nel cervello prendono strade diverse
Studio su Nature Neuroscience: aree cerebrali distinte sono
collegate a tipi differenti di sensazioni paurose: minacce esterne, come una
rapina o il terrore dei ragni, o interne: ad esempio, la sensazione di non
riuscire a respirare. La scoperta potrebbe portare ad affrontare in modo più
mirato attacchi di panico o ansia
C'è paura e paura. La sensazione di spavento scatenata da
stimoli esterni, visivi o uditivi, e qualcosa di più intenso e profondo, legato
invece a quello che succede all'interno del nostro corpo. Seguono percorsi
diversi e fanno riferimento a centri differenti: la scoperta si deve a John
Wemmie, della University of Iowa e potrebbe aiutare ad affrontare in modo più
mirato gli attacchi di panico o sensazioni come la sindrome da stress
post-traumatico e altre condizioni legate all'ansia.
L'area cerebrale della paura è da anni collegata
all'amigdala, che si attiva in risposta a stimoli esterni e prontamente manda
il segnale di allarme ad altre aree neurali che preparano il corpo a reagire,
di solito con la fuga o con l'attacco. Tante patologie sono legate a
disfunzioni dei meccanismi 'salvavita' della paura: ad esempio la sindrome da
stress post-traumatico, in cui è come se il pulsante della paura fosse sempre
acceso, anche quando non c'è nulla da temere, oppure gli attacchi di panico.
Ma l'amigdala non è la sola ad attivarsi in presenza di
sensazioni di paura. Wemmie, professore associato di psichiatria, e colleghi,
che hanno pubblicato il loro studio su Nature Neuroscience, lo hanno scoperto
studiando una paziente molto particolare, 'SM', una donna di 40 anni che soffre
dall'adolescenza della malattia di Urbach-Wiethe che le ha provocato lesioni
all'amigdala e da allora non ha mai provato paura.
Alla donna, da anni protagonista delle ricerche degli
scienziati, e ad altri pazienti con lesioni simili è stato fatto respirare un
mix di aria e CO2, in grado di provocare una sensazione di soffocamento che
dura, di solito, una trentina di secondi. Per la prima volta la "donna
senza paura" e gli altri pazienti hanno reagito provando panico: un
risultato che ha sorpreso i ricercatori, che si aspettavano l'esatto opposto.
Ma perché queste persone che non hanno nessuna reazione di fronte ad una
rapina, a un film dell'orrore o se si trovano minacciate con un'arma, provano
terrore inalando anidride carbonica? La risposta sembra essere nel modo in cui
il cervello affronta le situazioni esterne e quello che invece accade
all'interno del corpo, come la sensazione di un attacco di cuore o di non
riuscire a respirare.
Weinne e colleghi suggeriscono che queste sensazioni di
panico "interno" vengano captate da aree diverse dall'amigdala e
profonde, come il tronco encefalico, il diencefalo o la corteccia insulare,
attivando un circuito diverso rispetto alla paura dei serpenti o di un ladro.
Lo stesso test del gas è stato ripetuto su 12 soggetti sani,
ma solo tre di loro hanno provato analoghe sensazioni di panico. C'è dunque una
paura più profonda e intensa dettata da stimoli interni, sostengono gli
scienziati, e l'amigdala potrebbe sopprimerla nei soggetti sani. Al tempo
stesso, i ricercatori pensano che l'amigdala non funzioni correttamente in chi
soffre di attacchi di panico.
Nessun commento:
Posta un commento