[...] Allora Almitra disse:
Parlaci dell'Amore.
Ed egli sollevò il capo e guardò
il popolo, e una gran pace discese su di loro.
E a voce alta disse:
Quando l'amore vi fa cenno,
seguitelo,
Benché le sue strade siano aspre
e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono,
abbandonatevi a lui,
Benché la spada che nasconde tra
le penne possa ferirvi.
E quando vi parla, credetegli,
Anche se la sua voce può mandare
in frantumi i vostri sogni come il vento del nord lascia spoglio il giardino.
Perché come l'amore v'incorona
così vi crocifigge.
E come per voi è maturazione,
così è anche potatura....
E come ascende alla vostra cima e
accarezza i rami più teneri che fremono al sole,
Così discenderà alle vostre
radici che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.
E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con
riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la
vostra pace.
Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la
vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il
suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa
nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come
allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento
dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi
del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra
solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate
che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro
vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza
dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il
suo mattino e si ristora.
Kahlil Gibran
Sensibile scrittore divenuto celebre per la poetica raccolta
di scritti riuniti nel volume "Il profeta", Kahlil Gibran è nato il 6
dicembre 1883 a Bisharri (Libano), da una famiglia piccolo-borghese maronita. I
genitori erano cristiani maroniti, cattolici della Palestina
settentrionale;crebbe con due sorelle, Mariana e Sultana, e il fratellastro
Boutros, nato dal primo matrimonio della madre, rimasta vedova.
Famiglia unita e permeata dal rispetto reciproco, i Gibran
si videro costretti ad emigrare per ragioni economiche negli Stati Uniti.
Approdarono così sul suolo americano nel 1895. A dodici anni Kahlil cominciò a
frequentare le scuole del posto ed è per questo motivo che il suo nome venne
abbreviato in Kahlil Gibran, formula che usò successivamente anche nei suoi
scritti in inglese.
In seguito, adulto, visse a Boston nel quartiere cinese,
abitato da immigrati italiani, irlandesi e siriani.
Tornato nel 1899 per tre anni a Beirut per studiare la
lingua e la letteratura araba, soggiornò poi in Libano e Siria, ma nel 1902,
desideroso di rivedere la terra che aveva segnato gran parte della sua vita,
tornò a Boston.
Nel 1908 è a Parigi per studiare
all'Accademia di Belle Arti e si avvicina alla filosofia di Nietzsche e di
Rousseau. Nel 1920 è tra i fondatori a New York della Lega Araba, che doveva
rinnovare la tradizione araba con l'apporto della cultura occidentale. Il
successo (occidentale) di Gibran, infatti, si deve soprattutto al fascinoso
sincretismo religioso che permea "Il profeta" (scritto nel 1923): su
tutto prevale l'idea di una generica concezione della divinità, in cui vi si
intrecciano immagini e simboli di ogni religione e filosofia (cattolicesimo,
induismo, islamismo, mistici sufi accanto agli idealisti europei, romanticisti,
Nietzsche e mistici arabi).
Per Kahlil Gibran l'esistenza è
il tempo regalato per ricomporre la frattura esistente tra noi e Dio; quando
nell'individuo bene e male, perfezione e imperfezione, piccoli sentimenti e
grandi passioni riusciranno a convivere, ecco che nella coincidenza degli
opposti si manifesteranno saggezza, perfezione e felicità.
La mistica di Gibran sfugge a
ogni classificazione, il poeta parla per immagini ricorrendo a un mondo
simbolico dai mille significati, che per la sua universalità sollecita l'uomo
indù e il cristiano, l'ateo e il credente.
Il suo successo deriva proprio
dal suo porsi tra oriente e occidente, tra Beirut, Parigi e New York.
In qualità di artista Gibran è
stato un personaggio davvero eclettico, contrariamente a quanto la sua fama,
legata perlopiù a "Il Profeta", faccia presupporre.
Oltre che scrittore infatti
Gibran fu anche pittore e organizzatore di cultura, in controtendenza al suo
carattere schivo ed introverso. Gran parte delle sue iniziative si devono al
lodevole aiuto della sua amica Mary Haskell, che lo ha finanziato più volte.
Tra le altre sue opere segnaliamo
"Il miscredente," breve romanzo scritto nel 1908 per la rivista
"L'Emigrante", in cui impegno politico e tensione civile prevalgono
ancora sulla dimensione religiosa.
Altre sue produzioni da ricordare
sono il testo autobiografico (in cui esprime il dolore per la morte
dell'adorata moglie Selma), "Le ali infrante" (1912), scritto in
inglese e le "Massime spirituali", un testo tipico della sua
produzione, tra l'aforistico e il mistico, teso a una conciliazione tra
occidente e oriente.
Morì a New York il giorno 11
aprile 1931, stroncato dalla cirrosi epatica e dalla tubercolosi; la sua salma
fu portata, secondo le sue volontà, in un eremo libanese.
Due anni dopo verrà pubblicata
un'opera che aveva lasciato incompiuta: "Il Giardino del Profeta".
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