Compito delle vacanze.
Chiudi gli occhi e immagina.
Chiudili davvero, senza barare.
Ora apri la mano e lascia andare il
tuo smartphone, tablet, pc. Non ce l'hai. Non ce l'hai mai avuto.
Immagina di non poter accedere a
internet, non solo per 5 minuti perché la connessione è scadente....MAI.
E quindi non sai che accade là fuori.
Dove va il mondo, che succede. Non sai come si vive negli altri paesi. Non sai
se ci sono guerre, pace, se la gente lavora, se la vita è più facile. Credi di
sì, ma non lo puoi sapere.
Eh già, perché devi immaginare di non
avere nemmeno la televisione, di non poter leggere i quotidiani, di non aver
accesso alla cultura.
Non perché non ci sono libri attorno
a te, ma perché non sai leggere. E non è stata una tua scelta.
Immagina di esserti svegliato alle 5
del mattino e di essere stato in piedi 2 ore prima che un camion si decidesse a
caricarti nel cassone, tu con altre 60 persone. Vai al lavoro. Spacchi le
pietre, grandi massi... fino a ridurle grandi come un sassolino.
Chissà che belle strade di cemento
costruiranno non sai dove. Le spacchi con un martelletto consunto, una a una,
dieci ore al giorno, sotto al sole cocente dei 50 gradi africani. Guadagni
"la giornata", pochi spicci. E torni a casa la sera sperando che quel
camion domani ripassi e ti dia lavoro ancora.
Immagina di avere visto tua madre
morire. Di un male incurabile che se l'è portata via poco alla volta. Forse,
hai pensato, da qualche altra parte l'avrebbero curata. Ma l'unica cosa che sei
riuscito a fare è rinunciare a una settimana di pane per te e tutta la tua
famiglia per riuscire a pagarle il "native doctor". Che non è servito
a nulla.
Immagina di aver dormito per mesi
nella stessa stanza con tua madre che si consumava poco a poco, che urlava
nella notte di dolore.
E tu non avevi nemmeno i soldi per
comprarle degli antidolorifici.
Ora immagina di dover nasconderti per
pregare il Dio che tuo padre ti ha insegnato. Immagina di doverti vergognare
nel celebrare il Natale o il Ramadan. Immagina di dover dire ai tuoi figli che
quelle preghiere che insegni loro a recitare sono un segreto da non rivelare a
nessuno.
Immagina di guardare i tuoi figli
svegliarsi ogni mattina alle 5, caricarsi pesanti secchi sulla testa e fare
chilometri di cammino per andare a prendere l'acqua. Staranno in fila per ore
aspettando il loro turno. Perché la gente è tanta. Perché la pompa dell'acqua
funziona solo 2 volte alla settimana.
Immagina di dover scegliere solo uno
dei tuoi figli per l'iscrizione a scuola. Solo uno. Non perché è una tua
scelta. Ma perché non te la puoi permettere l'iscrizione per tutti. Chi scegli?
Il più grande? Il maschio? Chi avrà più possibilità di riuscire a fare
qualcosa?
Immagina di essere costretto a
mandare gli altri a lavorare. A vendere gli accendini per strada. A spaccare le
pietre pure loro.
Immagina di essere svegliato nel
cuore della notte da un boato fragoroso che fa tremare le mura di latta della
tua baracca.
Immagina di sentire spari. Soldati o
ribelli che irrompono con un calcio nella tua stanza e nella tua vita. Ti
rubano le poche cose che hai, forse ti spareranno addosso o violenteranno tua
moglie davanti ai tuoi occhi.
Immagina ora che a tuo figlio più
piccolo venga la febbre. La febbre alta. Immagina di non poterlo portare in
ospedale. Lo vedi tremare davanti a te e non puoi fare nulla. Te lo carichi
sulla schiena e fai un'ora di strada a piedi per arrivare in ospedale. Immagina
che lì ti venga detto che il medico non c'è, che l'ospedale di notte non
funziona. E allora provi in un'altra clinica, e poi in un'altra. Ma la risposta
è sempre la stessa. Niente medico, niente medicine.
Immagina di tornare a casa e di dover
tenere la mano di tua moglie che grida nella notte la sua disperazione per un
figlio guardato morire di una semplice malaria.
Ora apri gli occhi. Riappropriati
della tua vita. Del tuo smartphone.
Non temere, tutto questo a te non
accadrà mai. Ma non per questo significa che non sia vero. Che non stia
accadendo proprio in questo momento in un dove imprecisato a un qualcuno sconosciuto.
Perciò ti prego… immagina ogni tanto…
fermati a riflettere prima di dire la tua opinione o di scrivere il tuo
prossimo commento sui social network riguardo agli immigrati che sbarcano sulle
coste italiane.
Poi potrai dire e fare ciò che vuoi,
ma prima chiudi gli occhi e immagina anche solo una di queste cose.
Bisognerebbe sempre riflettere sulle
parole. Sono un'arma molto potente. La più grande. Si può fare la guerra anche
solo con le parole.
Immagina. Pensa di essere uno di
loro. Forse scapperesti anche tu.
-- Sara, infermiera di EMERGENCY. E
tutti noi.
Siamo spesso molto superficiali nel giudicare molte situazioni.. basterebbe calarsi per un attimo nei panni di queste persone per comprendere appieno quanta disperazione e quanta sofferenza sono costrette a sopportare...
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