Psicoterapia cognitivo-comportamentale
di Pietro Spagnolo
Tratto dalla pagina:
http://www.ecomind.it/Pagine/Psicoterapia_cc/index.html
La psicoterapia cognitivo comportamentale è attualmente
considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli
per la comprensione ed il trattamento di un gran numero di disturbi e problemi
psicologici e psichiatrici.
La sua buona reputazione dipende da una serie di elementi che
la contraddistinguono:
1. E' fondata su basi empiriche;
2. E' relativamente standardizzabile e quindi sottoponibile a
ricerche e studi;
3. E' collegata ed integrabile con altre scienze: la
neurofisiologia, l'etologia, la psicologia del comportamento, la psicobiologia;
4. E' utilizzata in tutto il mondo con successo e
soddisfazione di terapeuti e pazienti per praticamente tutti i tipi di disturbi
psicologici e psichiatrici;
5. Le sue basi teoriche sono relativamente intuitive ed
immediatamente comprensibili;
6. La durata del trattamento è in genere piuttosto breve.
La terapia cognitivo comportamentale deriva da due linee di
pensiero, originariamente autonome, che poi si sono integrate in un unico
modello: il modello comportamentale ed il modello cognitivo.
IL MODELLO
COMPORTAMENTALE
Il modello comportamentale deriva dagli studi di Pavlov sul
"condizionamento classico" e di Thorndike, Tolman, Guthrie e Skinner
sul "condizionamento operante".
Il condizionamento classico consiste nella possibilità di far
collegare un evento ad una reazione comportamentale. E' famoso l'esempio del
suono del campanello che, se associato ripetutamente alla comparsa di cibo, può
determinare salivazione nel cane anche in assenza di cibo.
Il condizionamento operante, detto anche "Legge dell'effetto", consiste nella constatazione che se
un certo comportamento è seguito da conseguenze gratificanti tenderà ad essere ripetuto,
mentre il comportamento che è seguito da conseguenze spiacevoli, tenderà a
presentarsi meno frequentemente. Le conseguenze piacevoli e spiacevoli sono
chiamate rispettivamente "Rinforzi" e "Punizioni". Il
rinforzo può essere "positivo" se è un evento gratificante o
"negativo" se consiste nella omissione di una punizione. La punizione
può essere diretta, oppure consistere nella omissione di una gratificazione.
I primi tentativi di applicazione terapeutica di questi due
principi hanno dato luogo alle tecniche ora note come Desensibilizzazione
sistematica ed Esposizione che si sono dimostrate molto utili nel trattamento
degli stati ansiosi, delle fobie, e del disturbo Ossessivo Compulsivo. I
principi che sono alla base di queste due tecniche sono i seguenti:
1. La
presentazione simultanea di stimoli di effetto opposto determina la
desensibilizzazione allo stimolo più debole. Se ne deduce che, ad esempio, se
ci si espone a stimoli ansiogeni e, contemporaneamente, a stimoli rilassanti,
alla fine si verrà desensibilizzati allo stimolo ansiogeno (purché si venga
esposti inizialmente a lievi stimoli ansiogeni e poi a stimoli di intensità
crescente).
2. L'esposizione
a stimoli che determinano ansia, indipendentemente dall'utilizzazione di
stimoli rilassanti, determina desensibilizzazione in quanto non seguono gli
eventi temuti.
Col tempo, tuttavia, il modello comportamentale mostrò dei
limiti evidenti nel trattamento di molte altre condizioni (inclusa la
depressione), ma anche in molti casi di ansia apparentemente non trattabili. I
fallimenti hanno pertanto aperto le porte all'introduzione nel modello
comportamentale di componenti cognitive, precedentemente molto avversate.
IL MODELLO COGNITIVO
Il primo modello cognitivo è stato probabilmente quello di Meichenbaum
nel 1973 che con il suo "Training di autoistruzioni", introdusse il
concetto comportamento operante mentale. Si deve comunque a Beck e ad Ellis la
formulazione degli approcci terapeutici cognitivi così come sono conosciuti
oggi.
Il principio fondamentale della terapia cognitiva consiste
nell'assunto che uno stimolo non genera automaticamente un comportamento, ma
che tra uno stimolo ed un comportamento si frappone una interpretazione
cognitiva dello stimolo identificabile come pensiero automatico e che poggia le
sue basi, a sua volta, su una rete di assunti (assumptions) e convinzioni
(beliefs). Scopo della terapia cognitiva diventa, dunque, la trasformazione
delle convinzioni disadattive in convinzioni adattive.
L'introduzione di questo principio all'interno delle tecniche
comportamentali ha dato luogo ad un notevole potenziamento delle strategie
terapeutiche.
INTEGRAZIONE DEI
MODELLI COMPORTAMENTALE E COGNITIVO
Si può comprendere facilmente come si integrino i due modelli
osservando due schemi che sono denominati rispettivamente ABC Comportamentale
ed ABC Cognitivo.
L'ABC COMPORTAMENTALE
A = Antecedente
B = Comportamento (Behaviour)
C = Conseguenze
In questo schema sono riassunte le tre componenti del
comportamento: l'antecedente (cioè lo stimolo), il comportamento (detto in
inglese "Behaviour") e le conseguenze (rinforzi). L'analisi del
comportamento consiste in una valutazione dettagliata degli antecedenti (A) e
delle conseguenze (C) di un comportamento disturbante (B).
La modifica degli antecedenti e delle conseguenze comporta
dunque una modifica del comportamento.
L'ABC COGNITIVO
A = Antecedente
B = Convinzione (Belief)
C = Conseguenze emotive e comportamentali
Come si vede, l'ABC cognitivo pone al centro del suo interesse
la componente cognitiva che si frappone tra un antecedente (evento) e delle
conseguenze emotive e comportamentali.
L'analisi cognitiva
consiste nella valutazione dettagliata dei pensieri automatici, degli assunti e
delle convinzioni (B) che si frappongono tra un evento (A) e delle conseguenze
emotive e comportamentali disturbate (C). La modifica delle convinzioni
profonde genera dunque modifica degli assunti e dunque dei pensieri automatici,
con conseguente cambiamento del comportamento e delle emozioni.
La Psicoterapia Comportamentale è - in psicologia - la
psicoterapia che si occupa esclusivamente del comportamento che - secondo il punto di vista dei terapeuti
comportamentisti - è stato appreso all'interno del proprio ambiente o nel corso
di particolari esperienze di vita.
Piuttosto che analizzare le cause inconsce che motivano il
comportamento dell'individuo, il terapeuta comportamentale vuole aiutare il
paziente a modificare i suoi comportamenti/sintomi problematici.
La terapia comportamentale origina dagli studi di psicologia
sperimentale sul condizionamento classico di Ivan Pavlov (1849-1936) e sul
condizionamento operante di Burrhus Skinner (1904-1990); ad essi si aggiunsero
i contributi di Joseph Wolpe (1915-1997) sulla desensibilizzazione e di Hans Eysenck
(1916-1997) sulla "Teoria dei Tratti" (primo ponte funzionale verso
l'integrazione tra approcci comportamentisti e del primo cognitivismo). Dagli anni '70, si parla appunto di
neocomportamentismo per definire la rielaborazione operativa degli originari
contributi teorici di Pavlov e Skinner in un'ottica specificatamente clinica.
Dopo una prima fase di sviluppo avvenuta prevalentemente negli Stati Uniti (tra
gli anni '60 ed i primi anni '80), si è poi diffusa progressivamente anche in
Europa e nel resto del mondo.
Frequentemente associata alla terapia cognitiva (normalmente
si parla infatti di "terapia cognitivo-comportamentale"), si avvale
di tecniche d'intervento quali il condizionamento /decondizionamento
(finalizzato all'estinzione o rimodulazione di risposte comportamentali e
psicofisiologiche), la desensibilizzazione sistematica, il flooding, le
tecniche di stop del pensiero e diversione dell'attenzione, l'uso di tecniche
di rilassamento (come il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson, le tecniche
di controllo della respirazione o il training autogeno), ed il Biofeedback
(BFB).
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