Cenni Storici e
Metodologici
La Psicoterapia espressiva fa parte dell’area delle
psicoterapie ad orientamento Psicodinamico.
Storicamente, le radici della Psicoterapia Espressiva si
collocano nella prospettiva teorica di M. Klein; successivamente un contributo
fondamentale è venuto dalla teoria delle relazioni oggettuali e dagli
psicoanalisti indipendenti britannici: Milner, Bion e Winnicott.
Importanti sono anche
i contributi teorici mutuati da autori quali Bollas e Ogden.
Grande rilievo viene dato al valore del setting, come
ambiente facilitante/contenitore protetto in cui lasciar emergere i propri
vissuti ed emozioni, e agli aspetti transferali e controtransferali della
relazione terapeutica.
“Nella Psicoterapia
Espressiva la produzione
estetica, in termini di segno grafico o motorio, si colloca come terzo polo, vertice e mediatore di
comunicazione tra psicoterapeuta e paziente, permettendo l’articolazione
di nuove direttrici di interazione.
In tale prospettiva l’atto del creare un’immagine o una
danza, non è allontanamento dal compito, attacco al processo conoscitivo e al
setting che lo sostiene, ma è parte integrante del processo terapeutico. Nel corso del lavoro i vissuti
profondi, pur rimanendo inizialmente lontani dall’essere consapevoli, si
esprimono nell’atto creativo trovando, in alternativa al sintomo, un proprio
campo di elaborazione e aprendo la via a inedite possibilità
trasformative” (R. Boccalon).
La Psicoterapia
Espressiva, avvalendosi di modalità artistiche, attinge i suoi strumenti nel
versante delle arti terapie.
L’Arte Terapia ha
origine negli anni ‘40 dai contributi di Naumburg e Chase: essa si fondava sui
concetti di Sublimazione (Freud) e Immaginazione attiva (Jung) ed inizialmente
era impiegata come terapia di supporto in casi gravi, in cui non era possibile
accedere all’area verbale.
E’ alla fine degli
anni 70, grazie al contributo originale di Arthur Robbins (Institute for
Expressive Analysis), che si è provveduto a consolidare un’efficace
integrazione fra gli strumenti dell’arte terapia e quelli della psicoterapia
psicodinamica.
Cos’è la Psicoterapia Espressiva
La Psicoterapia
Espressiva è una specifica ed innovativa forma di psicoterapia psicodinamica
fondata sull’integrazione fra il pensiero psicoanalitico e le tecniche
dell’arte terapia. Tale originale orientamento si rifà all’Istituto di
Psicoterapia Espressiva, nato da Art
Therapy Italiana di Bologna, un riferimento autorevole in Italia nell’ambito
delle arti terapie, collegato ai più importati istituti del settore nel Regno
Unito (Goldsmith Colledge di Londra) e negli U.S.A. (Institute for Expressive
Analysis di New York).
L’idea centrale è che facilitando, lasciando fluire, la
libera espressione dell’individuo (attraverso i colori ma anche i gesti, le
parole…) si inneschi pian piano un processo di integrazione fra gli aspetti
emotivi e razionali, fra gli aspetti corporei e mentali, fra le parole e le
immagini.onda
Grande rilievo viene
dato al valore della relazione terapeutica, contenitore per eccellenza di
vissuti, emozioni e percezioni, e agli aspetti inconsci che all’interno di essa
scaturiscono, favorendo un viaggio profondo e autentico di espressione,
scoperta e intuizione.
L’intervento di
Psicoterapia Espressiva prevede l’utilizzo sia delle consuete modalità verbali
sia l’uso di modalità artistiche quali la pittura o la scultura: l’impiego combinato del canale
verbale e non verbale/artistico è volto a favorire l’espressione autentica
dell’individuo, nel contesto di un setting terapeutico che garantisce il
rispetto, l’ascolto e la sospensione del giudizio. Per questo motivo è utile
sottolineare che l’impiego di strumenti artistici non richiede in tale sede
conoscenze pregresse, non essendo finalizzato alla realizzazione di un
prodotto, quanto costituisce lo spunto per entrare in un processo di scoperta e
trasformazione; sarà dunque sempre un atto di libertà dell’individuo accostarsi
ai materiali artistici e mai un’imposizione esterna.
Un importante rilievo
viene dato inoltre agli aspetti della corporeità e del movimento, ulteriori
canali non verbali attraverso cui avvicinarsi ad aspetti in cerca di una voce.
Obiettivo della
psicoterapia espressiva è offrire alla persona che ne fa richiesta uno spazio
di ascolto ed elaborazione personale, in cui le emozioni, i pensieri, i
bisogni, la corporeità trovino modi, o
nuovi modi, per essere pensati, raccontati e vissuti: grazie alla molteplicità di
canali comunicativi impiegati si facilita il processo di integrazione
psicofisica; è questa infatti, secondo chi scrive, la chiave per favorire e sviluppare un
processo trasformativo terapeutico finalizzato al benessere psicologico
dell’individuo.
Ambiti di applicazione e utenza
Gli ambiti di
applicazione:
Sedute individuali (bambini, adolescenti e
adulti)
Incontri di gruppo (bambini, adolescenti e
adulti)
Interventi laboratoriali scolastici e
sportello di ascolto
Interventi laboratoriali in istituzioni
(ospedali, centri diurni, RSA, case famiglia, comunità)
Tipologie di utenza:
Storicamente la
psicoterapia espressiva e le arti terapie si sono rivelate di peculiare efficacia in tutti quei
casi in cui per motivi diversi può risultare difficile integrare l’esperienza
verbale con quella pre-verbale (soggetti traumatizzati, vissuti di vergogna e
inibizione, bambini etc.).
La specificità e allo
stesso tempo la grande flessibilità e ricchezza che contraddistinguono
l’intervento di psicoterapia espressiva, permettono oggi il suo impiego con
tutte le tipologie di disturbi psicologici; si è apprezzato in particolare il suo
impiego nei seguenti ambiti:
- nel lavoro con i bambini, si è
dimostrata capace di riattivare processi dello sviluppo psicosessuale normale
attraverso un uso del corpo e del movimento funzionale ed adattivo o attraverso
l’espressione motoria; integrata alla Danza Movimento Terapia, in particolare,
è risultata efficace nel re-instaurare o nel pro-muovere il raggiungimento
della capacità simbolica, là dove fenomeni di regressione o fissazione
difensiva persistevano;
- nel lavoro con gli adolescenti facilita,
attraverso l’uso del processo creativo, la canalizzazione delle vicissitudini
sessuali ed aggressive, con i relativi conflitti, propri di questa fase
evolutiva;
- nelle terapie delle psicosi, dove gli
obbiettivi dell’intervento sono la remissione di alcuni stati confusionali o
deliranti, favorisce una sensibile riduzione di comportamenti autolesivi gravi
e, più in generale, il controllo degli impulsi, l’alfabetizzazione emotiva ed
una maggiore capacità di orientamento e di relazione; nei casi meno gravi
alimenta ed accompagna la (ri)nascita di un pensiero simbolico e,
complessivamente, un’evoluzione maturativa del sistema difensivo, il rinforzo
delle funzioni dell’io, in particolare delle capacità ideative, e ad una
percezione di un’identità sufficientemente integra. Questi interventi, se
sufficientemente strutturati e prolungati, riescono ad arginare la frequenza
dei ricoveri ed a rendere possibili progetti di riabilitazione sociale;
- nei disturbi di personalità, permette di
accedere ad una dimensione primaria di esperienza e di elaborazione a cui un
certo uso difensivo dell’intelletto, della razionalizzazione e delle parole non
consentono mobilità; si verificano, in buona percentuale un migliore controllo
degli “acting”, una maggiore capacità di elaborare e trasformare i propri
vissuti; l’evoluzione di capacità di pensiero e simboliche; il passaggio ad un
sistema difensivo più funzionale ed adattivo; una maggiore coscienza di sé ed
una migliore capacità di stabilire relazioni significative.
- con Pazienti affetti da patologie organiche (Morbo di
Crohn, Parkinson, Alzhaimer, Sclerosi multipla, Diabete), utilizzata per brevi
tempi e come supporto, trova applicazione sia in ambito ambulatoriale, sia di
ricovero ospedaliero, sortendo risultati efficaci nel sostegno/recupero
dell’identità e nella cura delle sindromi depressive secondarie all’insorgenza
della malattia;
- in ambito oncologico la prospettiva
espressiva si è dimostrata particolarmente indicata per garantire interventi di
prevenzione e di cura rivolti ai Pazienti, ai familiari e allo staff curante;
- nelle sindromi post- traumatiche dove,
in modo particolarmente emblematico, il disagio sembra emergere
dall’impossibilità di pensare o di dar voce ad un vissuto dovuto alla natura
traumatica di un’esperienza, risulta particolarmente valida ed efficace;
- nelle situazioni di crisi e di disagio
psicologico “sottosoglia”, legate anche alle vicissitudini dei cicli della vita
(turbe dell’umore in adolescenza o in menopausa ecc.), rappresenta un’efficace
modalità d’intervento in quanto facilita la neutralizzazione di impulsi
distruttivi, favorisce una maggiore flessibilità delle difese e delle risorse
creative del Paziente;
- in contesti interetnici e interculturali
in cui si intrecciano, in modo problematico, le difficoltà d’inserimento
sociale, i traumi di esilio e di guerra con vissuti dell’immigrazione trasmessi
da generazioni precedenti, la produzione estetica conferma la sua valenza di
linguaggio universale.
Flaminia Morescalchi
Psicoterapia
Espressiva e Arti Terapie nel Lazio e in Umbria
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