La mandorla delle emozioni
L’amigdala è un’area del cervello, grande in media come una mandorla, da tempo ritenuta importante nei processi emotivi e coinvolta anche in una forma particolare di memoria che è quella emozionale. Uno studio recente ha, per esempio, identificato in quest’area profonda del cervello i meccanismi chimici che scatenano il sentimento della paura.
La ricerca ha anche dimostrato che le connessioni fra le cellule nervose che compongono l’amigdala si consolidano solo di fronte a una situazione di pericolo. Ancora un altro studio dell’Università della California aveva rivelato che i due sessi utilizzano diversi lati dell’amigdala per immagazzinare ricordi di esperienze ad alto tasso di emotività.
L’amigdala in pratica fornisce a ogni stimolo il livello ottimale di attenzione, lo arricchisce di emozioni e, infine, lo immagazzina sotto forma di ricordo. Al suo interno, poi, si distinguono più aree. Non due come si è lungamente creduto ma almeno dieci o dodici, con proprie suddivisioni interne e con diverse funzioni.
La ricerca australiana, però, è la prima a legare le dimensioni dell’amigdala all’impulso sessuale.
Questo nucleo di sostanza grigia si trova alla base del cervello, appartenente al sistema limbico: sono due, uno per emisfero.
È una struttura ovoidale situata del lobo temporale in
continuità con il putamen, dietro alla coda del nucleo caudato.
Si ritiene che l'amigdala sia coinvolta nel sistemi di
comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate,
nell'elaborazione delle esperienze olfattive e nel comportamento sessuale.
Oltretutto rappresenta un centro di integrazione di processi neurologici
superiori come le emozioni, ed è coinvolta anche nei sistemi della memoria
emozionale.
Misurare l'attività psicologica fotografando l'amigdala
Fotografare l'attività del cervello per diagnosticare la
fobia sociale e non solo. Monitorare l'attività cerebrale, infatti, potrebbe
anche aiutare a misurare l'efficacia di trattamenti farmacologici e psicologici
per questa patologia, la più diffusa tra i disturbi d'ansia e la terza, dopo
depressione e dipendenza da alcol, nella sfera dei problemi psichiatrici.
A rivelarlo è uno studio pubblicato su Biological Psychiatry
e condotto da un team internazionale di ricercatori.
Gli studiosi, sottoponendo i pazienti a risonanza magnetica,
hanno potuto osservare che un'area del cervello denominata Amigdala, una sorta
di centro cerebrale delle emozioni, diventava iperattiva quando i pazienti
guardavano facce minacciose, corrucciate, arrabbiate, disgustate o spaventate.
E l'aumento dell'attività si accompagnava a un incremento dei sintomi di fobia
sociale. I nostri risultati - sottolinea Pradeep Nathan della Monash
University, tra gli studiosi a capo della ricerca - suggeriscono che monitorare
l'attività di quest'area cerebrale può non solo fungere da indicatore del
livello di severità di questa patologia, ma anche essere utilizzato come vero e
proprio misuratore dell'efficacia dei trattamenti cui sottoponiamo i pazienti.
L’intelligenza emotiva: l’amigdala
Noi tutti abbiamo avuto a che fare con l’amara esperienza della
perdita del controllo emozionale...
Cercate di ricordarvene qualcuna e in modo particolare
soffermatevi a quello che maggiormente è rimasta impressa nella vostra mente
per la sua carica emotiva.
Nei nostri cuori soggiacciono ferite emozionali attive, che
al minimo sussulto sismico (esperienze che la vita comporta) emergono con una
forte carica emotiva paragonabile alla potenza di un vulcano in eruzione,
provocando, il più delle volte, danni irreparabili a noi stessi e alle persone
che più amiamo. Gli aspetti di un io bisbetico, irrequieto, insaziabile,
volubile, capriccioso, offeso, timido, pauroso, frustrato, ribelle, testardo,
sottomesso, aggressivo egocentrico, passionale, paragonabili al magma, al gas,
ai vapori, allo zolfo e ai prodotti piroclastici di un vulcano, costituiscono
uno stato latente o palese di situazioni molto pericolose endogene ed esogene
della persona.
Perché ? Come mai ? Che cosa succede nella nostra mente ?
Dove avviene questo processo di reazione emozionale fuori dalla norma e che
erroneamente cerchiamo di giustificare con accuse ?
L’amigdala è un centro del sistema limbico del cervello. Il
termine deriva dalla parola greca che significa mandorla. É un gruppo di
strutture interconnesse, a forma appunto di mandorla, posto sopra il tronco
cerebrale, vicino alla parte inferiore del sistema limbico.
Il sistema limbico è il punto centrale del sistema regolare
endocrino, vegetativo e psichico; elabora stimoli provenienti dall’interno del
corpo e dall’esterno. Descrive le strutture cerebrali che si trovano al confine
tra l’ipotalamo e le strutture connesse, da un lato, la corteccia cerebrale
dall’altro.
L’amigdala è specializzata nelle questioni
emozionali. Se viene resecata dal resto del cervello, il risultato è una
evidentissima incapacità di valutare il significato emozionale degli eventi,
conseguentemente si diventa ciechi affettivamente (cecità affettiva).
L’amigdala funziona come un archivio della memoria
emozionale ed è quindi depositaria del significato stesso degli eventi; la vita
senza l’amigdala è un’esistenza spogliata di significato personale.
All’amigdala è legato qualcosa di più dell’affetto: tutte le
passioni dipendono da essa. Le lacrime, un segnale emozionale esclusivo degli
esseri umani, sono stimolate da essa. Asportando o resecandola negli animali,
questi perdono ogni impulso a cooperare o a competere e non provano più rabbia
o paura.
1. L’amigdala è un grilletto molto sensibile.
I segnali di entrata provenienti dagli organi di senso
consentono all’amigdala di analizzare ogni esperienza andando, per così dire, a
‘caccia di guai’. É una sentinella psicologica che scandaglia ogni situazione e
ogni percezione, sempre guidata da un unico interrogativo, il più primitivo:
E’ qualcosa che odio ? Qualcosa che mi ferisce ? Qualcosa
che temo ?
Se la risposta è affermativa - se in qualche modo la
situazione profila un «Si» - l’amigdala scatta immediatamente, come un sorta di
grilletto neurale e reagisce telegrafando un messaggio di crisi a tutte le
parti del cervello.
Nell’architettura cerebrale, l’amigdala è come una di quelle
centraline programmate per inviare chiamate di emergenze ai vigili del fuoco,
alla polizia... ogni qualvolta il sistema di allarme istallato all’interno di
un’abitazione o di una banca segnali un problema.
Quando scatta l’allarme della paura, ad esempio, l’amigdala
invia messaggi di emergenza e tutte le parti principali del cervello; stimola
la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga,
mobilita i centri del movimento e attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli
e l’intestino. Altri segnali vengono dati per secernere piccole quantità di
adrenalina, oppure al tronco cerebrale, facendo assumere al volto
un’espressione spaventata, ecc. Simultaneamente, i sistemi mnemonici corticali
vengono riorganizzati con precedenza assoluta per richiamare ogni informazione
utile nella situazione di emergenza contingente.
Nell’architettura del cervello l’amigdala ha una posizione
privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni capace all’occorrenza di
sequestrare il cervello.
Gli input sensoriali provenienti dall’occhio o dall’orecchio
viaggiano dapprima diretti al talamo e poi servendosi di un circuito
monosinaptico all’amigdala (esiste un fascio molto sottile di fibre nervose che
vanno direttamente all’amigdala); un secondo segnale viene poi inviato dal
talamo alla neocorteccia - il cervello pesante o pensante. Questa ramificazione
permette all’amigdala di cominciare a rispondere prima della neocorteccia.
Quest’ultima, infatti, elabora le informazioni attraverso
vari livelli di circuiti cerebrali prima di poterle percepire in modo davvero completo
e di formulare infine una risposta, che risulta quindi molto più raffinata
rispetto a quella dell’amigdala.
3. Meccanismi di allarme neurale e associazioni
In quanto archivio della memoria emozionale, l’amigdala analizza l’esperienza corrente, confrontando ciò che sta accadendo nel presente con quanto già accaduto nel passato. Il suo metodo di confronto è associativo: quando la situazione presente e quella passata hanno un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica come una associazione.
Ecco perché questo circuito è, per cosi dire, sciatto: agisce prima di avere una piena conferma. Ci comanda precipitosamente di reagire ad una situazione presente secondo modalità fissate molto tempo fa, con pensieri, emozioni e reazioni apprese fissate in risposta ad eventi forse solo vagamente analoghi - e tuttavia abbastanza simili da metterla in allarme.
Perché essa dichiari lo stato di emergenza basta solo che pochissimi elementi della situazione presente ricordino quelli di una passata circostanza pericolosa. Il guaio che oltre ai ricordi, carichi di valenze emozionali, che hanno il potere di scatenare questa risposta di crisi, possono anche essere superate le modalità di reazione. In tali momenti, l’imprecisione del cervello è aumentata anche dal fatto che molti vividi ricordi emozionali risalgono ai primi anni di vita e riguardano il rapporto fra il bambino e chi si prendeva cura di lui. Questo è vero soprattutto per gli eventi traumatici, ad esempio se un piccolo veniva percosso o apertamente trascurato.
L’amigdala può reagire con delirio di collera o di paura prima che la corteccia sappia che cosa sta accadendo, e questo perché l’emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionale, e prima di esso.
4. Il centro che controlla le nostre emozioni
Mentre l’amigdala lavora per scatenare una reazione ansiosa e impulsiva, altre aree del cervello emozionale si adoperano per produrre una risposta correttiva, più consona alla situazione. L’interruttore cerebrale che smorza gli impulsi sembra trovarsi all’estremo di un importante circuito diretto alla neocorteccia - precisamente ai lobi prefrontali o frontali.
Quest’area cerebrale neocorticale consente di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analitica o appropriata, modulando l’amigdala e le altre aree limbiche. Quando si scatena un’emozione, nel giro di qualche istante i lobi prefrontali eseguono la reazione che ritengono migliore fra una miriade di possibilità, in base al criterio del rapporto rischio/beneficio… ad esempio: quando attaccare, quando darsi alla fuga e anche quando calmarsi, persuadere, cercare comprensione, tergiversare, provocare sensi di colpa, piagnucolare, indossare una maschera di spavalderia, essere sprezzanti, ecc.
La neocorteccia è al lavoro tutte le volte che registriamo una perdita e ci rattristiamo, o ci sentiamo felici dopo un trionfo, o ci maceriamo rimuginando su qualcosa che qualcuno ha detto o ha fatto facendoci sentire feriti o in collera.
Conclusione
In un certo senso, abbiamo due cervelli, due menti - e due diversi tipi di intelligenza: quella razionale e quella emotiva:
Il nostro modo di comportarci nella vita è determinato da entrambe: non dipende solo dal Qi (quoziente dell’intelligenza), ma anche dall’intelligenza emotiva. La complementarietà del sistema limbico e della neocorteccia, dell’amigdala e dei lobi prefrontali (destro e sinistro), significa che ciascuno di essi è solitamente una componente essenziale a pieno diritto della vita mentale.
Quando questi partner interagiscono bene, l’intelligenza emotiva si sviluppa, e altrettanto fanno le capacità intellettuali.
Se ci si arrabbia quando si è insultati la colpa è tutta di una regione specifica del cervello: l’amigdala, senza la quale si può tollerare senza fare una piega di fronte a una sequela di insulti pesanti.
La scoperta è frutto del lavoro di due psicologi delle Università di Yale e di quella di New York (USA).
L’amigdala è una struttura del sistema limbico altamente differenziata, che si trova nella profondità del lobo temporale e ha la funzione di adattare il comportamento emotivo alle più disparate e mutevoli situazioni.
"Ha un ruolo cruciale nella percezione degli impulsi e nella loro integrazione sotto forma di stati d’animo, perché fornisce a ogni stimolo il livello ottimale di attenzione, lo arricchisce di emozioni e infine lo immagazzina sotto forma di ricordo", spiega su Nature Adam Anderson da Yale. "Non è ancora chiaro, però, se l’amigdala regola la percezione degli stimoli, decidendo la soglia di attenzione e di consapevolezza specifiche per ogni impulso".
Per dirimere il dubbio è stato allestito uno studio: vi hanno partecipato una donna a cui era stata asportata chirurgicamente tutta l’amigdala e dieci soggetti, la metà privi della parte destra e gli altri privi della porzione sinistra di questa struttura, in seguito a interventi chirurgici. Il gruppo di controllo era formato da venti persone con l’amigdala integra.
"I soggetti normali, dopo avere identificato una parola o un’immagine, hanno una caduta momentanea della consapevolezza per qualsiasi stimolo che segue a breve distanza" precisa Elizabeth Phelps da New York. "Questo, però, non accade quando il nuovo stimolo ha un contenuto contrario o negativo rispetto al precedente. In questo caso l’attenzione e la consapevolezza dell’impulso non subiscono alcuna attenuazione".
Ma che cosa succede se manca l’amigdala o una sua parte? I ricercatori hanno eseguito un test, mostrando a ciascun soggetto due serie di parole in rapida successione. La prima sequenza conteneva solo termini di significato neutro, come fazzoletto, sinusoide o caleidoscopio, mentre la seconda conteneva per metà vocaboli di significato neutro e per l’altra termini di significato negativo, come stupro e allucinazione. Non contenti del turbamento che potevano provocare, gli psicologi hanno inserito nella seconda serie anche una lista di insulti. Al termine della visualizzazione, ognuno doveva attribuire a ciascuna parola un punteggio che esprimeva il disagio o la neutralità della percezione. "I controlli hanno risposto come ci aspettavamo, identificando le parole di significato negativo con più accuratezza rispetto ai termini neutri. In nessuno di loro si è attenuata la percezione dei significati avversi e tutti hanno dimostrato un buon livello di memorizzazione dei contenuti negativi. La donna priva di amigdala, invece, non ha dimostrato consapevolezza delle parole di significato sgradevole o avverso, né ha avuto un aumento della percezione emotiva per i termini con una valenza negativa, pur comprendendo il significato di ogni parola" puntualizza Anderson.
Nei soggetti privi di metà dell’amigdala, invece, solo quelli senza la parte sinistra avevano una risposta sovrapponibile a quella del soggetto con ablazione totale. "Questi risultati suggeriscono che l’amigdala sinistra ha un ruolo importante nel codificare e integrare le afferenze sensoriali. E’ probabile che la lesione di questa area cerebrale riduca le capacità di analisi e modulazione degli stimoli emozionali con una valenza negativa" concludono gli statunitensi.
L'amigdala, almeno in parte, sembra essere coinvolta nella paura soggettiva nei pazienti con disturbi d'ansia
Secondo i Ricercatori del Dipartimento di Psicologia della Uppsala University in Svezia, il senso soggettivo di paura e di di stress sarebbe correlato al flusso ematico cerebrale regionale nell'amigdala destra, ma non nell'amigdala sinistra, durante induzione dell'ansia nei soggetti con disturbo d'ansia sociale, fobie e disturbo da stress post traumatico.
Il coinvolgimento dell'amigdala nella genesi dell'esperienza soggettiva di paura è dimostrato dai dati di alcuni studi clinici.
Il trattamento del disturbo d'ansia sociale con terapia comportamentale cognitiva ed inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) comporta una riduzione del flusso ematico cerebrale regionale a livello dell'amigdala.
Le alterazioni, indotte dal trattamento, a livello del flusso ematico cerebrale regionale dell'amigdala possono predire lo status nel disturbo d'ansia sociale ad 1 anno.
L'ippocampo è una zona del cervello associato alla motivazione, al controllo delle emozioni, alla memoria e gioca un importante ruolo nel controllo delle risposte dell'organismo allo stress. Nella ricerca MacMaster ha misurato le dimensioni dell'ippocampo con la Risonanza Magnetica in un gruppo di adolescenti depressi e in un gruppo di sani trovando significative differenze. I primi mostravano un ippocampo più piccolo di circa il 17% e la differenza di dimensione era più evidente nella parte sinistra.
Bisogna dire però che analoghi studi in soggetti depressi adulti non avevano mostrato differenze degne di nota. Il dottor Joseph L. Price, docente di anatomia e neurobiologia alla Washington University di St. Luois afferma che altri studi hanno invece trovato differenze marcate nelle dimensioni dell'ippocampo di pazienti depressi anziani.
L’ippocampo (parte del lobo temporale) - per lungo tempo considerato la struttura chiave del sistema limbico - è coinvolto nella registrazione e nella comprensione degli schemi percettivi più che non nelle reazioni emotive - come in un computer.
La principale funzione dell’ippocampo sta nel fornire un
ricordo particolareggiato del contesto, vitale per il significato emozionale; è
l’ippocampo che riconosce il diverso significato, tanto per fare un esempio, di
un orso visto allo zoo o nel cortile di casa.
Mentre l’ippocampo ricorda i fatti nudi e crudi, l’amigdala
ne trattiene, per cosi dire, il sapore emozionale. Ad esempio: nel caso in cui
avessimo fatto un sorpasso rischioso tale da creare un certa paura, l’amigdala,
da quel momento in poi, ogni qualvolta che, in qualche modo, ci si ritrova in
circostanze simili, ci fa sentire ansiosi. L’ippocampo è fondamentale per
riconoscere in un volto quello di tua cugina. Ma è l’amigdala ad aggiungere che
ti è proprio antipatica.
...
RispondiElimina