IL CERVELLO NON C`È PIÙ
Nina è molto depressa. Non riesce più
a pianificare il suo futuro, ha difficoltà ad apprendere, ricorda sempre meno
ciò che ha appena fatto e ha serie difficoltà affettive. Passano molti anni e
Nina muore triste e anziana; il suo cervello finisce sul tavolo di un
laboratorio dell`università di Yale (Usa), dove viene studiato attentamente.
Grazie a un potente microscopio elettronico 3D vengono notate le differenze tra
i suoi neuroni e quelli di Sandra (due nomi di fantasia). Queste cellule
nervose, che hanno struttura arborea, possono infatti essere più o meno
"in forma": mentre quelle di una persona depressa o costantemente
stressata sono povere di ramificazioni (somigliano a un piccolo albero non
innaffiato da tempo), i neuroni di una persona di buon umore sono più numerosi,
grandi e floridi. Secondo la rivista scientifica "Nature Medicine" la
riduzione del numero di contatti cerebrali (sinapsi) ha una ragione genetica:
l`architettura cellulare neuronale diventa meno complessa nei depressi e negli
stressati cronici perché si attiva un interruttore genetico - un fattore di
trascrizione chiamato Gatal - che "accende" almeno cinque geni.
Questi ultimi ordinano un cambiamento "in economia" dei neuroni,
aggravando così la depressione stessa. Il risultato è che l`area del cervello
presa in esame, che si trova indicativamente in corrispondenza dei lati della fronte (la corteccia prefrontale
dorsolaterale), si riduce di volume. Insomma, si "restringe". Tutto
questo è stato osservato da 12 ricercatori americani, ungheresi e coreani anche
in cavie vive geneticamente modificate. Gli scienziati mirano, infatti, a
curare più efficacemente la depressione che, solo in Italia, colpisce il 10,1
per cento degli adulti nel corso della loro vita (circa 5 milioni di persone)
e, in un solo anno, riguarda circa 1,5 milioni di maggiorenni. Negli Usa
affligge il 17 per cento della popolazione e si prevede che, entro il 2020,
diventi la seconda causa di malattia a livello mondiale. Questo studio, quindi,
appare promettente perché indica in quale direzione cercare nuovi trattamenti.
Insomma, una ricerca condotta... con cervello.
Apre a Milano il Centro Tog per le patologie neurologiche
Apre a Milano il Centro Tog per le patologie neurologiche
La nuova fondazione della famiglia De Benedetti ha inaugurato
a Milano il suo centro per bambini con patologie neurologiche complesse.
Di altissima qualità. E magari anche in un unico luogo, per
non dover girare la città come una trottola impazzita, spesso (soprattutto
all’inizio) senza sapere nemmeno dove sbattere la testa. È il sogno di
qualsiasi genitore di un bambino colpito da una patologia neurologica
complessa, alle prese con un percorso riabilitativo. Che nella realtà però si
scontra con liste d’attesa lunghissime e con budget sempre più risicati, che
vanno a limitare le terapie erogate. «Ma se non garantisci queste tre cose
insieme - tempestività, quantità dell’erogazione e qualità - quello che fai non
può essere incisivo». Antonia Madella Noja nella riabilitazione neuromotoria
dei più piccoli ci lavora da trent’anni ed è quasi laconica nel tratteggiare la
questione: «Solo a Milano ci sono 750 bambini in lista d’attesa, e ci restano
anche per tre anni. Capisce si perde un momento d’oro per la riabilitazione di
un bambino».
Tempestività, quantità dell’erogazione e qualità sono invece
le parole chiave di Together to go, la fondazione nata a fine 2011 per volontà
di Carlo De Benedetti, che sabato 6 ottobre ha inaugurato a Milano (viale
Famagosta 75) un Centro di eccellenza per la riabilitazione di bambini colpiti
da patologie neurologiche complesse. Partendo dal presupposto che «tutti i
bambini hanno un potenziale, che non vuol dire normalizzare». Madella Noja ne è
il segretario generale, presidente è proprio l’ingegner De Benedetti e
vicepresidente sua nipote Neige, giovane fotografa. È stata lei a mettere in
piedi tutto, dopo aver incontrato Madella Noja a un Dynamo Camp e averla poi
seguita a Gerusalemme per intervistare Reuven Feuerstein.
Il centro accoglierà 100 bambini con patologie neurologiche
complesse, dalle sindromi rare alle paralisi cerebrali infantili, e ne seguirà
a tutto tondo la riabilitazione: «fisioterapia, logopedia, musicoterapia,
metodo Feuerstain, psicomotricità, comunicazione aumentativa alternativa. Tutto
quel che serve. Tutto gratuitamente. E con 25 terapisti di altissimo pedigree»,
precisa Madella Noja. L’invio sarà fatto dalle Uonpia-Unità Operativa di
Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza del territorio e dai tanti
nomi di eccellenza che spiccano nel board scientifico della Fondazione TOG (due
per tutti, Angelo Selicorni, genetista del San Gerardo di Monza e Fabio Mosca
neonatologo della Mangiagalli, più lo stesso Feuerstain). «Ci caratterizzerà la
forte alleanza con la famiglia e la scuola», continua Madella Noja, «perché la
chiarezza degli obiettivi dà chiarezza sulle aspettative e perché i risultati
sono molto maggiori là dove è l’intero ambiente ad essere complessivamente
riabilitante».
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