giovedì 20 dicembre 2012

Tratto da l' Espresso



IL CERVELLO NON C`È PIÙ 

Nina è molto depressa. Non riesce più a pianificare il suo futuro, ha difficoltà ad apprendere, ricorda sempre meno ciò che ha appena fatto e ha serie difficoltà affettive. Passano molti anni e Nina muore triste e anziana; il suo cervello finisce sul tavolo di un laboratorio dell`università di Yale (Usa), dove viene studiato attentamente. Grazie a un potente microscopio elettronico 3D vengono notate le differenze tra i suoi neuroni e quelli di Sandra (due nomi di fantasia). Queste cellule nervose, che hanno struttura arborea, possono infatti essere più o meno "in forma": mentre quelle di una persona depressa o costantemente stressata sono povere di ramificazioni (somigliano a un piccolo albero non innaffiato da tempo), i neuroni di una persona di buon umore sono più numerosi, grandi e floridi. Secondo la rivista scientifica "Nature Medicine" la riduzione del numero di contatti cerebrali (sinapsi) ha una ragione genetica: l`architettura cellulare neuronale diventa meno complessa nei depressi e negli stressati cronici perché si attiva un interruttore genetico - un fattore di trascrizione chiamato Gatal - che "accende" almeno cinque geni. Questi ultimi ordinano un cambiamento "in economia" dei neuroni, aggravando così la depressione stessa. Il risultato è che l`area del cervello presa in esame, che si trova indicativamente in corrispondenza dei lati della fronte (la corteccia prefrontale dorsolaterale), si riduce di volume. Insomma, si "restringe". Tutto questo è stato osservato da 12 ricercatori americani, ungheresi e coreani anche in cavie vive geneticamente modificate. Gli scienziati mirano, infatti, a curare più efficacemente la depressione che, solo in Italia, colpisce il 10,1 per cento degli adulti nel corso della loro vita (circa 5 milioni di persone) e, in un solo anno, riguarda circa 1,5 milioni di maggiorenni. Negli Usa affligge il 17 per cento della popolazione e si prevede che, entro il 2020, diventi la seconda causa di malattia a livello mondiale. Questo studio, quindi, appare promettente perché indica in quale direzione cercare nuovi trattamenti. Insomma, una ricerca condotta... con cervello.


Apre a Milano il Centro Tog per le patologie neurologiche


La nuova fondazione della famiglia De Benedetti ha inaugurato a Milano il suo centro per bambini con patologie neurologiche complesse.

Di altissima qualità. E magari anche in un unico luogo, per non dover girare la città come una trottola impazzita, spesso (soprattutto all’inizio) senza sapere nemmeno dove sbattere la testa. È il sogno di qualsiasi genitore di un bambino colpito da una patologia neurologica complessa, alle prese con un percorso riabilitativo. Che nella realtà però si scontra con liste d’attesa lunghissime e con budget sempre più risicati, che vanno a limitare le terapie erogate. «Ma se non garantisci queste tre cose insieme - tempestività, quantità dell’erogazione e qualità - quello che fai non può essere incisivo». Antonia Madella Noja nella riabilitazione neuromotoria dei più piccoli ci lavora da trent’anni ed è quasi laconica nel tratteggiare la questione: «Solo a Milano ci sono 750 bambini in lista d’attesa, e ci restano anche per tre anni. Capisce si perde un momento d’oro per la riabilitazione di un bambino».

Tempestività, quantità dell’erogazione e qualità sono invece le parole chiave di Together to go, la fondazione nata a fine 2011 per volontà di Carlo De Benedetti, che sabato 6 ottobre ha inaugurato a Milano (viale Famagosta 75) un Centro di eccellenza per la riabilitazione di bambini colpiti da patologie neurologiche complesse. Partendo dal presupposto che «tutti i bambini hanno un potenziale, che non vuol dire normalizzare». Madella Noja ne è il segretario generale, presidente è proprio l’ingegner De Benedetti e vicepresidente sua nipote Neige, giovane fotografa. È stata lei a mettere in piedi tutto, dopo aver incontrato Madella Noja a un Dynamo Camp e averla poi seguita a Gerusalemme per intervistare Reuven Feuerstein.


Il centro accoglierà 100 bambini con patologie neurologiche complesse, dalle sindromi rare alle paralisi cerebrali infantili, e ne seguirà a tutto tondo la riabilitazione: «fisioterapia, logopedia, musicoterapia, metodo Feuerstain, psicomotricità, comunicazione aumentativa alternativa. Tutto quel che serve. Tutto gratuitamente. E con 25 terapisti di altissimo pedigree», precisa Madella Noja. L’invio sarà fatto dalle Uonpia-Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza del territorio e dai tanti nomi di eccellenza che spiccano nel board scientifico della Fondazione TOG (due per tutti, Angelo Selicorni, genetista del San Gerardo di Monza e Fabio Mosca neonatologo della Mangiagalli, più lo stesso Feuerstain). «Ci caratterizzerà la forte alleanza con la famiglia e la scuola», continua Madella Noja, «perché la chiarezza degli obiettivi dà chiarezza sulle aspettative e perché i risultati sono molto maggiori là dove è l’intero ambiente ad essere complessivamente riabilitante».

 

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