L'Io diviso
"L'esperienza e il comportamento che viene etichettato
schizofrenico è una strategia particolare che una persona inventa, al fine di
sopravvivere in una situazione insostenibile."
L'analisi della lacerazione interiore
che caratterizza l'io diviso dello schizofrenico si colloca a buon diritto tra
le pagine esemplari della tradizione fenomenologico-esistenziale in
psichiatria, facendo dell'Io diviso, al di là del contesto storico e politico
in cui è nato e si è diffuso, un vero e proprio classico del pensiero
psichiatrico. Nella sua opera d'esordio, infatti, il giovane psichiatra
scozzese riesce a dire qualcosa di accessibile e comprensibile
sull'incomprensibilità schizofrenica, portando il mondo della psicosi a
contatto con emozioni e stati mentali nei quali è possibile riconoscersi.
Tramite il ricorso a un linguaggio vicino all'esperienza, le pagine di Laing
non lasciano nella mente del lettore la rappresentazione di un mondo inerte, congelato
dalla follia, ma piuttosto quella di un mondo in evoluzione nel quale la
psicosi schizofrenica rappresenta una possibile, ma non necessaria, evoluzione
del rapporto che un individuo ontologicamente insicuro è riuscito a stabilire
con se stesso. «A distanza di oltre 40 anni dalla sua pubblicazione, -
sottolinea Mario Rossi Monti nella sua prefazione, - L'io diviso
continua a essere un libro che non scivola via, che non passa inosservato, che
non si può studiare senza esserne profondamente toccati: uno di quei libri la
cui lettura, senza voler dare troppa enfasi a questa frase, cambia davvero la
vita, nel senso che dopo che lo si è letto non si è piú gli stessi di prima.
Ciò che abitualmente viene relegato nella alienità, al di là del «rassicurante
» muro della incomprensibilità, si rivela invece straordinariamente vicino; i
confini tra normalità e psicosi si mostrano in tutta la loro labilità, facendo
intravedere le potenzialità psicotiche insite in ogni esistenza umana».
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