Eugenio Borgna
In dialogo senza fine con il dolore...
FIAP 2014
Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all'Ospedale Maggiore di Novara, è libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali all’Università di Milano e uno dei maggiori esponenti italiani della psichiatria fenomenologica. A partire dalla contestazione dell'interpretazione naturalistica delle malattie mentali, pur dichiarando indispensabile l'ausilio dei farmaci nel caso di psicosi, Borgna ha sempre considerato le parole fondamentali nella cura psichiatrica, e difeso la necessità di porsi in relazione con il paziente e di penetrarne il mondo.
Il suo metodo è basato sulla compartecipazione emotiva con l’altro, a partire dall’idea che il punto focale sia il dolore, non la malattia.
Tra i suoi libri, Come in uno specchio oscuramente (Feltrinelli, 2007), L’arcipelago delle emozioni (Campi del sapere, 2008); Malinconia (Universale Economica. Saggi, 2008), Le emozioni ferite (Feltrinelli, 2011); La solitudine dell’anima (Feltrinelli, 2011), Di armonia risuona e di follia (Feltrinelli, 2012), La dignità ferita (Feltrinelli, 2013) e La fragilità che è in noi (Einaudi, 2014).
«Ci sono emozioni forti ed
emozioni deboli, virtù forti e virtù deboli, e sono fragili alcune delle
emozioni più significative della vita»
ha scritto Eugenio Borgna in La
fragilità che è in noi, appena uscito per Einaudi.
«Sono fragili la tristezza
e la timidezza, la speranza e l’inquietudine, la gioia e il dolore dell’anima,
l’amicizia e le lacrime».
Ma se fragile è “ciò che si rompe facilmente”, la
fragilità è struttura portante dell’esistenza umana. «Sono fragili, e si
rompono facilmente, non solo quelle che sono le nostre emozioni e le nostre
ragioni di vita, le nostre speranze e le nostre inquietudini, le nostre
tristezze e i nostri slanci del cuore; ma sono fragili, e si dissolvono
facilmente, anche le nostre parole». Ma Borgna ci invita a guardare oltre il
lato d’ombra della fragilità, che è in noi come nostro destino.
«La fragilità, negli
slogan mondani dominanti, è l’immagine della debolezza inutile e antiquata,
immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella
fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza
estenuata e di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che
sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con
più passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi d’essere
esistenziali, degli altri da noi».
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