Sinestetici si nasce, o si diventa?
Alla scoperta del fenomeno percettivo che
"mischia" le carte delle risposte sensoriali restituendo un quadro
coloratissimo e particolarmente vivido della realtà: in che cosa consiste la
sinestesia? La si può indurre, o imparare?
Il 90% delle esperienze sensoriali sinestetiche coinvolge i
colori. Photo: agsandrew/Thinkstock
Alcune persone associano le lettere dell'alfabeto a colori
precisi, i giorni della settimana a particolari forme geometriche, le parole
scritte su un libro a uno specifico odore o sapore. Questo
"superpotere" è un fenomeno percettivo noto come sinestesia e
consiste nella fusione, in un'unica sfera sensoriale, delle percezioni di sensi
distinti o - in termini più scientifici - nel sincronismo funzionale di
due organi di senso o due facoltà cognitive. Interessa una ristretta
fascia di popolazione (dallo 0,05% al 4%) ed è uno dei campi più misteriosi e
appassionanti della ricerca neuroscientifica.
Un sinesteta può "vedere" il calendario dell'anno
sotto forma di mappa tridimensionale; immaginare l'età delle persone come una
curva matematica; emozionarsi fino alle lacrime sfiorando una superficie con la
mano. Queste "interferenze percettive" tra un senso e l'altro sono
spesso associate a eccellenti doti mnemoniche e spiccate abilità
creative: la sinestesia è 7 volte più frequente in artisti, letterati e
poeti, che hanno trovato il modo di condividere la bellezza sensoriale di cui
sono partecipi.
Le cause
Sulle basi fisiologiche di questo fenomeno si sta ancora
indagando: le teorie più accreditate lo attribuiscono a cambiamenti nelle
connessioni tra aree cerebrali. All'origine di queste esperienze potrebbe
esserci la presenza di connessioni ridondanti, non eliminate durante il
normale processo di "sfoltimento" delle sinapsi meno utilizzate che
avviene con la crescita cerebrale; o, ancora, un'eccessiva comunicazione
tra aree cerebrali contigue rispetto a quanto avviene in un cervello non
sinestetico. Il fatto che un terzo dei soggetti sinestetici abbia un parente
con le stesse capacità, porta anche a pensare che il fenomeno abbia una qualche
componente genetica.
Ci si può allenare alla sinestesia?
Ma la sinestesia si può in qualche modo apprendere? In altre
parole, volendo, potremmo diventare sinestetici? «Siamo tutti
potenzialmente sinestetici: il cervello umano possiede meccanismi che
permettono una fusione fra i sensi. Tali meccanismi sono nella popolazione
generale latenti, così che non siamo consapevoli del loro funzionamento, mentre
nel sinesteta, si suppone per fattori genetici, è come se fossero
iper-attivi» spiega Nadia Bolognini, Ricercatrice di Psicobiologia e
Psicologia Fisiologica presso l'Università di Milano-Bicocca, ed esperta di
integrazione multisensoriale.
«L'assunzione di droghe allucinogene o antidepressivi può
indurre sinestesie, per lo più temporanee. La sinestesia si può indurre anche
in condizioni normali, attraverso l'ipnosi, o modificando l'eccitabilità
di specifiche aree della corteccia cerebrale. Di recente abbiamo dimostrato che
in soggetti non-sinestetici, la sinestesia del tocco a specchio (quella che
permette di percepire sensazioni tattili alla vista di una persona che viene
toccata) può essere indotta innalzando temporaneamente il livello di
eccitazione di aree del cervello deputate all'elaborazione delle sensazioni
corporee, attraverso una stimolazione transcranica non invasiva a corrente
elettrica. Anche lesioni cerebrali da ictus o l'amputazione di arti
possono determinare l'insorgenza di sinestesia».
Ad alcune forme di sinestesia (specie quelle grafema-colore) potrebbero
contribuire le memorie dell'infanzia. È il caso di alcune lettere magnetiche
colorate vendute da Fisher Price tra il 1972 e il 1989. Foto:
Belchonock/Thinkstock
Memorie d'infanzia
Alcuni ricercatori dell'Università di Amsterdam sono riusciti a indurre
una forma di sinestesia (la cosiddetta grafema - colore) su soggetti
non sinestesici: a un gruppo di volontari è stato dato da leggere un testo con
le lettere e, t, a ed s colorate, e tutte le altre nere. I soggetti hanno letto
il testo normalmente, imparando inconsciamente ad associare i colori
alle rispettive lettere.
In un secondo momento i ricercatori hanno mostrato alle stesse
persone gli screenshot di lettere colorate, e chiesto loro di dire di che
colore si trattasse. Quando il colore non era lo stesso che avevano imparato ad
associare alle lettere del primo training, le risposte sono arrivate dopo
qualche istante di incertezza, segno che nei loro cervelli si erano formate temporanee
associazioni lettera-colore analoghe a quelle che possono vedere alcuni
sinestesici.
«Alcune forme di sinestesia possono anche essere apprese, ma in
questo caso sarebbe più corretto parlare di associazioni cognitive»
chiarisce Bolognini. Olympia Colizoli, che fa ricerca sulla sinestesia
all'Università di Amsterdam, ricorda il caso di una donna sinestesica che,
tornando nella sua vecchia classe, si accorse che i colori che ella stessa
associava alle lettere dell'alfabeto erano gli stessi del cartellone su cui
aveva imparato a leggere. O di altri undici soggetti sinestesici che - si è
scoperto - associavano alle lettere dell'alfabeto i colori che durante
l'infanzia avevano visto sulle lettere magnetiche da frigo vendute da
Fisher Price. Queste persone potrebbero essere state geneticamente predisposte
a divenire sinestesiche, ed aver espresso le loro capacità in seguito ad
associazioni apprese durante l'infanzia.
Convivenza difficile
Ciò che è certo è che, se per gli adulti alcune forme di
sinestesia possono risultare piacevoli, o cognitivamente
"vantaggiose", i bambini possono trovarle difficili da gestire:
Colizoli ricorda, per esempio, il caso di un bambino sinestesico che trovava
difficile leggere perché il colore in cui percepiva le lettere era troppo
chiaro rispetto allo sfondo bianco della pagina. «La mia impressione generale è
che i bambini trovino la sinestesia più distraente degli adulti, che invece
hanno ormai sviluppato strategie per conviverci» conclude la
ricercatrice.
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