Le resistenze e il
transfert
Di ALBERTO GAMBARDELLA
“Le resistenze accompagnano
il trattamento ad ogni passo, ogni singola associazione; ogni atto della
persona in trattamento deve fare i conti con le resistenze che rappresentano un
compromesso tra le forze tendenti alla guarigione e quelle che vi si
oppongono" (Freud, 1911).
Cosa sono le resistenze
Per resistenza
intendiamo riferirci all'intervento di una forza, che si sviluppa attraverso
atteggiamenti (mancati e non), pensieri, discorsi, modi di essere, che
impedisce e si oppone tenacemente alla presa di coscienza di dinamiche
inconsce.
Le resistenze vennero
individuate da Freud nell'esperienza della pratica terapeutica: "quando ci
accingiamo a far guarire un ammalato, a liberarlo dai suoi sintomi morbosi,
egli ci oppone una resistenza violenta e persistente per tutta la durata del
trattamento … La resistenza è di moltissime specie, estremamente scaltra,
spesso difficile da riconoscere, proteiforme nelle sue manifestazioni" (S.
Freud, "Introduzione alla psicoanalisi").
Freud riscontrò che, nel corso delle sedute, ci si imbatte
inevitabilmente in una serie di fenomeni che si oppongono al ricordare e che
tendono a mantenere la rimozione ostacolando il cambiamento e dunque il
trattamento stesso.
Più propriamente la
resistenza è un insieme di fenomeni difensivi che si attivano principalmente
all'interno della relazione tra allievo (paziente) e guida (terapeuta, analista
etc.).
Come già sottolineato
da Freud, tale relazione manifesta, attualizzandole, difese che fanno parte
dell'organizzazione psichica del paziente. Si tratta di difese arcaiche che si
riattivano proprio nel setting terapeutico, nel momento in cui una persona
decide di farsi aiutare da qualcuno, di aprirsi, di andare verso qualcuno.
Cos'è il transfert
Freud, inoltre, osservò che le resistenze utilizzano, per
attualizzarsi, il modello del transfert.
Il transfert (detto anche traslazione) indica una condizione
emotiva che caratterizza la relazione dell'allievo (paziente) nei confronti
della guida (terapeuta, analista etc.).
Il transfert invece della guida (terapeuta, analista)
sull'allievo (paziente) è denominato controtransfert.
Il transfert rappresenta la ripetizione, la messa in scena,
di una relazione più antica legata ad intense spinte libidiche. Pulsioni,
sentimenti, quasi sempre di natura ambivalente (cioè che comprendono atteggiamenti
di odio e amore) e conflittuale, vissute nel passato nei confronti di figure
fortemente significative (madre, padre, fratelli), vengono riattivati e
attualizzati.
Tali impulsi vengono trasferiti sulla guida (terapeuta,
analista) direttamente dalle relazioni originarie, per questo Freud usò il
termine transfert che sta per trasferire.
Esiste un transfert positivo e uno negativo in base alla
qualità dei sentimenti che possono essere affettuosi od ostili. Come vedremo
più avanti, Reich si rese conto (e noi lo condividiamo) che soprattutto
all'inizio del trattamento nessuno può produrre un autentico transfert positivo
e che dunque il transfert positivo va considerato anch'esso un transfert
negativo latente.
Riassumendo: nel transfert cosiddetto positivo si nasconde
inconsciamente l'aspettativa (pretesa) di essere amati in chiave infantile
(bisogno d'amore) che genera successivamente atteggiamenti di forte delusione
aperta o nascosta; nel transfert negativo l'atteggiamento ostile è manifesto.
In entrambi i casi si utilizzano le sedute non per capire,
conoscere e sperimentare metodologie evolutive, ma per riempire
fantasmaticamente i propri vuoti affettivi infantili.
Il tentativo fantasmatico di ottenere l'amore non ricevuto
(soddisfazione degli impulsi libidici infantili) o di vendicarsi va incontro a
inevitabili e profonde delusioni che alimentano e rinforzano tutte una serie di
resistenze, alcune delle quali sono elencate qui sotto.
Le resistenze si strutturano e organizzano quando il desiderio
di sciogliere il proprio orgoglio e odio infantile per evolvere e costruire un
amore autentico, viene sostituito con l'attaccamento incestuoso al bisogno
infantile (pretesa) di essere amati, accettati, capiti, consolati ecc: ottenere
nel presente la madre che non si ha avuto oppure vendicarsi contro la madre
avuta.
Reich e il trattamento
delle resistenze
Vi ricordo che Reich nel 1920 diviene membro della Società di
psicanalisi e comincia ad approfondire alcuni principi legati alla tecnica
psicoanalitica.
Dal 1924 al 1930 dirige un seminario tecnico in cui tenta di
sistematizzare la terapia psicoanalitica gettando le basi della vegetoterapia,
metodo che lo porterà progressivamente a distaccarsi da Freud (nel 1934 viene
espulso dalla Società di psicanalisi).
Sarà proprio nel corso di questi seminari che Reich svilupperà un particolare
interesse per il trattamento delle resistenze. Tale interesse culminerà
nel 1933 nella pubblicazione del testo "Analisi del carattere" poi ampliato
in successive edizioni.
Già Freud aveva compreso come l'analisi delle resistenze e
del transfert costituissero due punti fermi del trattamento psicoanalitico. Il
punto di intersezione tra il transfert e le resistenze è costituito dal fatto
che ogni bisogno libidico insoddisfatto tende ad attualizzarsi.
L'allievo (il paziente) tenta di ottenere a livello inconscio
ciò che non ha ricevuto in passato: "il paziente nel transfert cerca di
sostituire l'interpretazione analitica con il soddisfacimento dei vecchi
desideri amorosi e dei vecchi impulsi di odio, rimasti insoddisfatti oppure si
difende contro il riconoscimento di questi atteggiamenti. Il transfert, nella
maggior parte dei casi, diventa esso stesso resistenza, cioè ostacola il
progresso del trattamento." (W. Reich, "Analisi del carattere").
Come già accennato prima, Reich sostiene che nessun paziente
può produrre all'inizio un autentico transfert positivo: "per autentico si
intende una tendenza erotica oggettuale non ambivalente atta a costituire la
base di un rapporto intenso con l'analista". (W. Reich, "Analisi del
carattere").
Esiste inizialmente e inconsciamente solo un transfert
negativo latente (nascosto, camuffato) e/o un transfert negativo manifesto:
"Se per prima cosa vengono proiettati impulsi di odio, allora la resistenza
è chiaramente negativa [transfert negativo manifesto].
Se questo accade insieme a tendenze di amore [transfert
negativo latente], allora la resistenza da transfert viene preceduta per un
certo periodo di tempo da un transfert positivo manifesto, ma non conscio.
Regolarmente questo transfert si trasforma in transfert
negativo reattivo da una parte perché non manca mai la delusione, e dall'altra
perché il paziente si difende contro esso non appena, sotto la pressione
esercitata dalle tendenze sensuali, vuole divenire conscio e ogni difesa crea
atteggiamenti negativi" (W. Reich, "Analisi del carattere").
Reich si rese conto
che i tentativi terapeutici adottati fino ad allora per affrontare le
resistenze erano insufficienti. Tali tentativi si basavano su persuasione,
incoraggiamenti e/o rimproveri che spesso finivano per aggirare e/o occultare
le resistenze.
Inoltre gli sforzi del
paziente per rispettare la regola fondamentale (dire ciò che si pensa e prova
senza censure) fallivano proprio a causa dei contro-investimenti operati dalle
resistenze.
Era poco probabile che
il paziente riuscisse ad esprimere con le parole le resistenze, dunque il
problema rimaneva aperto.
Queste e altre critiche alla tecnica psicoanalitica di
allora, portarono Reich a sviluppare nuovi principi tecnici.
L'intuizione di Reich
riguardo al trattamento delle resistenze si basa su di un assunto: soprattutto
nelle fasi iniziali del processo terapeutico e comunque in ogni fase in cui si
presentano resistenze è più importante il "come", il "modo"
in cui si esprime il paziente piuttosto di "che cosa" dice il
paziente.
Tecnicamente ne deriva
un principio terapeutico secondo il quale prima di affrontare i contenuti di
una comunicazione terapeutica vanno smascherate le resistenze che si nascondono
dietro i modi di essere attuali del paziente.
Per Reich oltre ai sogni, ai lapsus, alle dimenticanze
costituiscono materiale analitico soprattutto quegli elementi relativi al mondo
della cosiddetta comunicazione non verbale quali:
·
l'aspetto
esteriore: modo di vestirsi molto ricercato o trasandato, provocante e
seducente od occultante, l'uso di colori appariscenti e vistosi o spenti e cupi
etc.
·
il comportamento: cortesia e formalità o
atteggiamento sfidante e critico, timidezza o spavalderia, occhi che guardano o
che evitano lo sguardo, occhi disprezzanti o vacui e velati, modo di salutare,
di stringere la mano, di abbracciare, il contatto cercato o evitato, il modo di
camminare (goffo, in punta di piedi, rigido ecc)
·
il
linguaggio: con toni alti (squillanti) o bassi, lentamente o velocemente, con
drammatizzazioni o tendente a sminuire, essere volgari o pudici, l'uso del
"devo", del "niente" del "non lo so" etc.
·
la
mimica: toccarsi parti del viso, toccarsi i capelli, coprirsi il viso o gli
occhi con le mani, mordersi le labbra, le unghie o le dita, stare seduti
sbracati o impettiti, accartocciati, con le gambe accavallate, strette o
spalancate etc.
In definitiva per
Reich è fondamentale che l'allievo (il paziente) comprenda:
che si difende da qualcosa
con quali mezzi (resistenze) si difende (i
suoi modi di essere attuali)
da che cosa si difende (associazione dei
modi infantili con quelli attuali).
Noi dell'Arcano riteniamo che sia necessario per l'allievo
imparare a conoscere le proprie resistenze e tagliare, attraverso un lavoro
costante, tenace e paziente, le complicità con esse predisponendosi così ad
accogliere e trasformare le offese e i dolori dai quali le resistenze lo
proteggono.
L'elaborazione dei
vari strati di resistenze rappresenta uno dei lavori più delicati e importanti
del lavoro terapeutico: il cammino verso il coraggio della resa (cioè
l'arrendersi, il contrario di resistere).
Mi fa piacere riportarvi alcune frasi di E. Tolle a riguardo:
"Arrendersi vuol dire
una profonda accettazione di ciò che accade. Aprirsi alla vita. La resistenza è
una contrazione interiore, un indurirsi della corazza dell'ego. Siete chiusi. E
qualunque azione intraprendiate in uno stato di resistenza interiore, che
potremmo anche chiamare negatività, creerà ancora più resistenza all'esterno e
l'universo non sarà dalla vostra parte. Una nuova dimensione di coscienza si
apre quando non opponete resistenza interiormente, quando vi arrendete."
(E. Tolle, "Un nuovo mondo").
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