Che cos’è il disturbo Paranoide
Il disturbo paranoide di personalità è un disturbo di
personalità caratterizzato dalla tendenza, persistente ed ingiustificata, a
percepire e interpretare le intenzioni, le parole e le azioni degli altri come
malevole, umilianti o minacciose. Il mondo è vissuto come ostile e guardato
sempre, nei contesti più vari, con diffidenza e sospettosità, con conseguente
“obbligatoria predilezione” per uno stile di vita solitario. Sfiducia e
sospettosità portano le persone che soffrono di questo disturbo ad avere un atteggiamento
ipervigilante (ricercano segnali di minaccia, di falsità e di significati
sottostanti nelle parole e nelle azioni altrui), ad agire in modo cauto e
guardingo, ad apparire “fredde” e prive di sentimenti; questi soggetti sono,
inoltre, eccessivamente permalosi, polemici, ostinati e sempre pronti a
contrattaccare quando credono di essere criticati o maltrattati.
Questa patologia colpisce lo 0,5-2,5% della popolazione, con
una maggiore incidenza tra le minoranze etniche e gli immigrati. Si presenta
più frequentemente negli uomini.
Come si manifesta
La sensazione prevalente, praticamente costante, nelle
persone che presentano il disturbo paranoide, è quella di minaccia, pericolo,
aggressione. Ne conseguono uno stato di allerta e di tensione fisica
insopportabili. Tipicamente le persone con disturbo paranoie di personalità,
infatti, presentano pensieri del tipo: “Non si può mai abbassare la guardia!”,
“Appena ti rilassi sono pronti a fregarti!”. A volte la sensazione interna
assume una diversa sfumatura, quella della derisione, e gli altri, più che
pericolosi, sono percepiti come sprezzanti o provocatori.
La reazione emotiva e, quindi, il conseguente comportamento
variano:
quando la
convinzione è di essere, ingiustamente, vittime di un mondo ostile e umiliante
prevarranno rabbia, risentimento o irritazione e la tendenza sarà quella di
reagire attaccando e aggredendo;
quando, invece, la
sensazione che si vive è quella dolorosa di essere escluso, in quanto non
voluto, di essere emarginato dal gruppo, prevarranno ansia, tristezza, senso di
solitudine e astenia,con la conseguente tendenza ad isolarsi, a ritirarsi dal
mondo.
Gli individui con
questo disturbo possono essere anche morbosamente gelosi e sospettare, senza
reali motivi, che il coniuge o il partner sia infedele.
Questi soggetti presentano, inoltre, due importanti
difficoltà che si rinforzano reciprocamente. La prima è rappresentata
dall’incapacità di porsi nella prospettiva dell’altro, di distinguere il
proprio punto di vista da quello altrui; l’altra è la difficoltà a distinguere
tra mondo esterno (realtà obiettiva) e mondo interiore (proprie sensazioni e
idee). La sensazione pervasiva di minaccia, ad esempio, non viene mai
considerata come un vissuto soggettivo, una fantasia o un’ipotesi, ma come un
dato di realtà assoluto e certo.
Spesso le persone con questo disturbo sentono di non avere
capacità sufficienti per gestire determinate situazioni e provano quindi un
senso di costrizione da parte del mondo esterno rispetto alle loro scelte.
Come capire se si soffre di disturbo paranoide di personalità
Chi soffre di questo disturbo è, o spesso gli dicono di
essere, eccessivamente permaloso o geloso e soprattutto sempre sospettoso, sul
“chi va là”. Gli altri non ispirano quasi mai fiducia. La persona con disturbo
paranoide, infatti, pensa che c’è sempre “sotto c’è una fregatura” e si aspetta
di essere in qualche modo danneggiato, sfruttato o umiliato. In genere
preferisce limitare i contatti con gli altri e tende ad isolarsi e a condurre,
anche se con sofferenza, uno stile di vita solitario. Può alternare dei periodi
in cui prevale l’ansia e la tensione, a periodi più rabbiosi e rancorosi o
anche stati di depressione e abbattimento; quello che è certo è che non conduce
una vita serena, ma prevale comunque uno stato di sofferenza ed una difficoltà
a “vivere bene nel mondo, con gli altri”.
Alcuni di questi sintomi, tuttavia, si possono ritrovare
anche in altre patologie, è quindi in genere necessario rivolgersi a persone
competenti che possano fare una diagnosi seria ed accurata. Alcuni esempi:
spesso nel disturbo paranoide troviamo sintomi ansiosi e/o depressivi che
potrebbero farci pensare a disturbi d’ansia o a un disturbo dell’umore(disturbo
bipolare e depressione); l’eccessiva sospettosità caratterizza, inoltre, anche
il disturbo borderline di personalità e le idee di riferimento caratterizzano
anche i disturbi deliranti e la schizofrenia; il ritiro sociale, infine, è
presente sempre nel disturbo schizoide.
Cause
Non esistono,per questa patologia, delle cause certe e
specifiche. Tra i possibili fattori di rischio sembrano essere coinvolti:
fattori temperamentali, caratteristiche familiari e, spesso, trasferimenti di
città o di nazione.
L’esordio avviene in adolescenza o prima età adulta anche se
raramente il soggetto giunge all’osservazione di un terapeuta prima dei 30-40
anni.
Conseguenze
Diffidenza e sospettosità portano il soggetto ad avere
atteggiamenti e comportamenti che causano numerosi problemi. La modalità di
interazione spesso controllante, aggressiva e sospettosa, ad esempio, non
incoraggia certo gli altri ad approcci gentili e amichevoli, ma al contrario,
suscita nelle altre persone proprio il comportamento ostile o l’allontanamento
temuti dal paranoico; la persona con questo disturbo si conferma in questo modo
la “correttezza dell’approccio paranoide alla vita”.
Purtroppo nel tempo questo disturbo può causare problemi
lavorativi, coniugali, relazionali e, in alcuni casi, può portare ad un
isolamento che peggiora e rinforza il disturbo stesso.
Differenti tipi di trattamento
In genere le persone che soffrono di questo disturbo non
cercano spontaneamente aiuto, ma sono spesso i parenti ad insistere per diverse
motivazioni, tra le quali più frequentemente uno stato depressivo del soggetto,
un suo progressivo isolamento sociale o problemi relativi a comportamenti
rabbiosi e aggressivi.
La psicoterapia è sicuramente il trattamento di scelta, in
particolare una psicoterapia cognitiva individuale a lungo termine, anche se
difficile da impostare perché la sfiducia e la sospettosità dei soggetti con
disturbo paranoide si estendono a coinvolgere anche la figura del terapeuta.
Gli aspetti di trattamento più comportamentali possono essere usati, con buoni
risultati, per migliorare le capacità sociali e diminuire la sospettosità.
La terapia farmacologica può essere introdotta, come supporto
alla psicoterapia, se il paziente presenta sintomi che interferiscono con il
funzionamento quotidiano e/o sociale e sempre in presenza di ideazione
suicidaria (quindi sia nelle condizioni di abbattimento che di aggressività).
In genere si tende ad utilizzare i regolatori dell’umore in monoterapia, quando
non vi sono tematiche deliranti, in associazione con antipsicotici di seconda
generazione in presenza di deliri, comportamenti bizzarri e idee suicidarie.
Il trattamento metacognitivo-interpersonale
Nell’ambito dello sviluppo della terapia cognitiva sono
studiati diversi programmi di psicoterapia per la cura dei disturbi di
personalità.
Presso il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma è
stato messo a punto un modello di trattamento metacognitivo-interpersonale
specifico per il disturbo paranoide di personalità. Questo tipo di trattamento
è volto ad individuare non solo i comportamenti disfunzionali, ma anche il
tessuto di cognizioni, gli aspetti affettivi e le strategie che caratterizzano
il disturbo; in altre parole, il
paziente è allenato a riconoscere e identificare quali emozioni prova, come
pensa, agisce e fronteggia i problemi.
L’obiettivo finale è quello di migliorare la qualità di vita
della persona, rispettando le sue esigenze e le sue priorità. Per raggiungere
tale obiettivo è indispensabile creare, fin dalle prime sedute, le condizioni
per stabilire un buon rapporto terapeutico; il terapeuta eviterà, infatti, il
coinvolgimento in dinamiche relazionali patologiche, accordandosi sugli scopi e
gli obiettivi del lavoro terapeutico.
Più specificatamente il trattamento si basa, in un primo
momento, sul riconoscimento degli stati d’animo che sono tipici dalla persona
con questo disturbo; in altre parole si aiuta il paziente a riconoscere, ad
esempio, lo stato di minaccia, pericolo o derisione, a cui seguono emozioni
quali ansia, tensione, rabbia, oppure lo stato in cui sente di essere stato
escluso dagli altri, a cui, invece, seguono tristezza ed isolamento.
Grazie alla presa di consapevolezza e alla maggiore
conoscenza di questi e altri stati d’animo è possibile, in un secondo momento,
lavorare per migliorare le due importanti difficoltà che tipicamente presentano
i soggetti con questo disturbo: l’incapacità di porsi nella prospettiva
dell’altro e la difficoltà di distinguere tra mondo esterno e mondo interiore.
Questo è uno degli aspetti più importanti del trattamento ed è fondamentale per
regolare lo stato interno del soggetto e le sue relazioni. Per insegnargli a
porsi nella prospettiva dell’altro, ad esempio, si guida la persona ad “osservare i processi mentali” del
terapeuta; quest’ultimo, infatti, illustra ed esplicita al paziente cosa pensa
in un dato momento, come arriva a determinate conclusioni e quali elementi
prende in considerazione per formarsi delle convinzioni. Il terapeuta, inoltre,
mostra in vivo quanto questa difficoltà occupa la mente del soggetto e quanto
gli condiziona la vita e le relazioni.
Un’ulteriore parte del trattamento, infine, è costituito
dalla messa in discussione delle interpretazioni disfunzionali del paziente
riguardo al comportamento e alle intenzioni degli altri, attraverso la formulazione di ipotesi
alternative alle sue convinzioni. In altre parole il paziente viene allenato a
fornire nuove interpretazioni delle situazioni, dei comportamenti e dei
pensieri degli altri. Questo permette al soggetto di migliorare le sue
difficoltà ed acquistare nuovi strumenti per verificare l’attendibilità delle
sue interpretazioni e ipotesi.
La psicoterapia, dunque, non solo mirerà a costruire delle
strategie utili e adeguate per affrontare e gestire gli stati interni e le
difficoltà di cui abbiamo parlato, ma permetterà al paziente di migliorare
funzionamento sociale e relazionali interpersonali.
Disturbi della personalità
trattamento-dei-pazienti-con-dinamiche-paranoidi
Nessun commento:
Posta un commento