Il modello della personalità
normale e patologica.
(Da PDLab)
Il modello di personalità si basa
sulla teoria contemporanea nord americana delle relazioni oggettuali, elaborata
da Otto F. Kernberg negli anni ’70 e aggiornata costantemente sulla base dei
dati delle ricerche empiriche di tipo evolutivo e neurobiologico. La
personalità, cioè il modo abituale di una persona di percepire se stesso e gli
altri e di costruire specifiche relazioni affettive e cognitive con l’ambiente,
è costituita, alla base, da strutture psicologiche composte da rappresentazioni
di sè in relazione agli altri. Queste strutture psicologiche comprendono
modelli relazionali, consapevolezza degli stati affettivi e valori morali.
Nelle fasi precoci dello sviluppo
il bambino sperimenta ripetutamente e
regolarmente, nella interazione con chi si prende cura di lui, momenti in cui
avvengono scambi a forte carica affettiva. Questi scambi portano, nel tempo, al
costituirsi di specifiche rappresentazioni di sè e degli altri significativi,
legate dallo specifico affetto sperimentato nella interazione. Nel nostro
modello queste unità di rappresentazioni di sè e dell’altro “depositate” nel
tempo vengono definite “diadi di relazioni oggettuali”. Le emozioni associate
ad una specifica diade variano dall’estremo positivo (amore) a quello negativo
(odio). Le diadi non sono registrazioni accurate di ciò che avviene nella
realtà storica del soggetto, bensì tendono a rappresentare immagini ed affetti
polarizzati. Esse indicano, dunque, la modalità soggettiva di sperimentare
momenti della realtà estremamente carichi di affetto.
Gli eventi specifici cui un
soggetto va incontro nel corso della vita costituiscono poi la “molla” che
scatena, nella mente dell’individuo, l’attivarsi di una specifica
rappresentazione di sè e degli altri, impregnata di uno specifico affetto. Ad
esempio, un riconoscimento o un apprezzamento attiva la rappresentazione di sè
come persona di valore, la rappresentazione dell’ altro come un oggetto
benevolo e quindi si sperimenterà un affetto legato al piacere e alla gratificazione
di sentirsi amato; al contrario una frustrazione o una svalutazione può
attivare la rappresentazione di sè come persona priva di valore, la
rappresentazione dell’altro come rifiutante e svalutante, e l’affetto esperito
sarà nella gamma di dolore o rabbia.
Se lo sviluppo psicologico
procede adeguatamente, queste rappresentazioni, che nelle fasi precoci dello
sviluppo sono estremizzate e sconnesse, diventano gradualmente più integrate in
immagini interne di sè e degli altri più complesse, realistiche e ricche di
sfumature. Arriviamo così a comprendere che noi stessi, e gli altri, abbiamo
caratteristiche positive e negative, che possiamo sentirci delusi da noi stessi
e dagli altri al tempo stesso rimanendo consapevoli di possedere buone qualità.
Impariamo che si possono vivere stati d’animo negativi senza distruggere la
capacità di provare emozioni positive e che i nostri stati emotivi possono
essere complessi, all’ interno di un ampio spettro (non soltanto interamente
positive e negative) nei rapporti con gli altri.
Un elemento essenziale nella
personalità normale è il senso di identità. Lo sviluppo normale conduce ad
un'identità coerente e integrata, stabile nel
tempo, basata su una realistica valutazione di sé. In questo caso, gli
affetti positivi dominano su quelli negativi e l’Io è sufficientemente forte da
affrontare le sfide e le delusioni dell’esistenza. Nel corso di uno sviluppo
psicologico normale, le diadi di rappresentazioni di sè e dell’altro
polarizzate si integrano dunque in un intero unificato che conduce a un senso
di sè e degli altri più maturo e flessibile.
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