Narciso e
Boccadoro.
All’ombra di un castagno, l’incontro di due spiriti opposti
Da “Orizzonte
Universitario.it”
Narciso e
Boccadoro non è un libro, è una metafora. Una lunga metafora. Ma è anche una
storia, una storia di amicizia, di amori, di passioni, di arte, di boschi, di
lune e di inverni. E’ la vita di un ragazzo, dai riccioli biondi e dal sorriso
ingenuo, Boccadoro, che arriva in un convento per ricevere un’istruzione. In
questo convento incontra Narciso, un giovane maestro, di poco più grande di
lui; l’affinità è immediata. Le loro due anime si cercano a lungo: Boccadoro
vuole conquistarsi la simpatia del maestro, di cui ammira le ampie doti di
erudizione e di profondità intellettuale, nonché di ricchezza spirituale.
Narciso vede nel ragazzo un’indole inquieta, una sofferenza lancinante sepolta
nei recessi del suo cuore: è l’amore per la madre che a mala pena ricorda, ma
che per tutta la vita tenterà di recuperare e portare alla luce. Dopo qualche
anno i due diventano amici e la confidenza aumenta. Un giorno Narciso, vedendo
Boccadoro estremamente irrequieto, volendo aiutarlo a trovare la sua strada, lo
chiama sé e gli apre gli occhi:
“Io ti
prendo sul serio quando sei Boccadoro. Ma tu non sei sempre Boccadoro. Io non
mi auguro altro se non che tu divenga Boccadoro in tutto e per tutto. Tu non
sei un erudito, tu non sei un monaco … per far un erudito ed un monaco basta
una stoffa meno preziosa della tua”.
Il colloquio ha su Boccadoro un effetto
drammatico. Scuote il ragazzo in ogni sua fibra, lo attraversa come un fulmine,
spossandolo. Narciso sa bene che questo male è necessario per l’amico e non gli
risparmia parole di fuoco. Vuole a tutti i costi che Boccadoro realizzi se
stesso nel modo giusto, non nel modo imposto dal padre, che voleva far di lui
un uomo di chiesa. Narciso, da gran conoscitore della psiche, capisce che le
ansie di Boccadoro sono legate alla madre, prematuramente scomparsa, da cui
Boccadoro ha ereditato lo spirito inquieto e gitano. Queste saranno le parole
decisive di Narciso:
“Le nature
come la tua, dotate di sensi forti e delicati, gli ispirati, i sognatori, i
poeti, gli amanti sono quasi sempre superiori a noi uomini di pensiero. La
vostra origine è materna. Voi vivete nella pienezza, a voi è data la forza
dell’amore e della esperienza viva”.
Boccadoro
decide di intraprendere un viaggio, una peregrinazione senza mèta, alla ricerca
della figura materna, del senso pieno della vita. E incontra tante persone,
tante donne, da cui ha tante notti di sospiri e voluttà, da cui e a cui dona
amore. Vive anni di piaceri, di godimenti e appagamenti dei sensi credendo di
poter un giorno rivedere l’amico e la madre. Boccadoro compie il percorso di
tutti, combattendo le paure di ognuno, vedendo in ogni sogno e in ogni veglia
la morte, la danza macabra della peste, la bestialità dell’uomo, l’effimera
durata del dolore come del piacere. Infine approda sulla sponda sicura
dell’arte con la quale crede di poter sconfiggere la Grande Mietitrice. E’
ossessionato dal incomprensibilità del mondo, secondo lui fatto male, ma
sappiamo che spesso il disprezzo deriva da un grande amore non corrisposto.
Boccadoro invecchia, impara ad intagliare sculture nel legno presso un anziano
scultore, rimane colpito dalla bellezza delle statue sacre, dal volto polito
della Madonna visto in una chiesa, che gli sembra così simile a quello della
madre di cui però ricorda sempre meno il volto e che diventa ormai una donna,
una Madre Primigenia, con le facce di tutte le donne che ha amato e da cui è
stato amato.
Verso gli
ultimi anni della sua vita, dopo tutta l’esperienza fatta in giro per la
Germania, in una vita errabonda, dopo
aver vissuto ogni sorta di situazione: l’adulterio, l’omicidio, la lussuria; e
soprattutto aver visto in faccia la Morte, Boccadoro ritorna al convento dove
ritrova Narciso, il suo grande amico.
E’ la
storia di una splendida amicizia, quella che dura per sempre, tra due anime
opposte che si completano perfettamente, in cui ciascuna si arricchisce
dell’altra. Lo Spirito, Narciso, trae dall’amico Boccadoro, la pienezza della
Vita e dell’Amore, e il biondo eterno ragazzo viene guidato dall’ascetico abate
alla tranquillità interiore, sapendo che entrambi per quanto lontani saranno,
non smetteranno mai di pensare l’uno all’altro. Dirà Boccadoro prima di morire:
“Anch’io ti
ho sempre voluto bene, Narciso: la metà della mia vita è stata uno sforzo
continuo per guadagnarmi l’animo tuo.”
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