L'esposizione sempre più intensa e prolungata alla luce
artificiale dopo il tramonto è strettamente associata alla deprivazione di
sonno, una condizione che predispone a problemi di salute quali obesità,
diabete e malattie cardiovascolari. E la diffusione delle luci LED può
peggiorare la situazione.
Da conquista tecnologica a rischio per la salute: sarebbe
questa la parabola storica della luce artificiale secondo un articolo di
commento apparso sulle pagine di “Nature” a firma di Charles Czeisler, del dipartimento
di Medicina del sonno della Harvard Medical School.
La luce artificiale è uno dei fattori più strettamente
associati alla deprivazione di sonno, una condizione molto comune nella nostra
società e che costituisce uno dei fattori di rischio per condizioni patologiche
che assumono sempre di più dimensioni epidemiche, come l'obesità, il diabete,
le malattie cardiovascolari, la depressione e l’ictus.
Recenti ricerche in
questo campo, condotte sia sul modello animale sia direttamente sull’uomo,
hanno mostrato per esempio che stare svegli più a lungo altera l'espressione di
centinaia di geni. A livello comportamentale, si è visto invece che la veglia
prolungata induce a mangiare di più, ben oltre le necessità energetiche
dell’organismo. E ci sono effetti misurabili anche sul sistema immunitario: per
mantenere il suo equilibrio, l’organismo necessita di un congruo numero di ore
di sonno per notte.
Ancora più evidenti sono gli effetti sulle facoltà psichiche:
a essere più colpite sono la capacità di attenzione, di concentrazione e di
apprendimento, e anche l’umore può farne le spese; inoltre, si determina un
incremento dello stato di ansia e di depressione che alcuni studi hanno
correlato addirittura a un maggior tasso di suicidi.
A lamentare un numero insufficiente di ore di sonno
(tipicamente la soglia per gli adulti è di sei ore per notte), secondo le
statistiche è ormai circa un terzo degli statunitensi adulti attivi, mentre era
il 3 per cento solo 50 anni fa. Non va meglio ai più piccoli, se è vero, come
mostrano i dati, che in tutto il mondo i bambini dormono in media 1,2 ore per
notte in meno rispetto a un secolo fa.
Le cause di questo spostamento vanno senz'altro ricercate
nella tendenza sociale a spostarsi sempre più verso una produzione di beni e di
servizi 24 ore su 24 e sette giorni su sette, le cui conseguenze sono evidenti
dagli studi su soggetti che lavorano su turni di notte. Ma non è da trascurare la deprivazione di sonno volontaria e per attività
ricreative, come restare svegli davanti alla televisione.
In tutto questo, il ruolo della luce artificiale viene
raramente sottolineato, ma è fondamentale: così come l'orecchio ha due
funzioni, quella dell'udito e quella dell'equilibrio, l'occhio ha, oltre alla
funzione della visione, anche quella di trasmettere al cervello, tramite le
cellule gangliari della retina, le informazioni circa la presenza di luce
dell'ambiente, il più importante dei segnali che regolano i ritmi circadiani, il
nostro “orologio interno”.
Una volta giunti nel cervello, questi segnali innescano una
serie di effetti diversi: inibiscono i neuroni che promuovono il sonno,
sopprimono il rilascio dell'ormone melatonina, importante per la regolazione
dei cicli sonno-veglia da parte dell’ipofisi, e attivano i neuroni orexina
nell'ipotalamo che promuovono lo stato di veglia.
Dunque il quadro complessivo è il seguente: l'essere umano si
è evoluto secondo i ritmi circadiani regolati sulla luce naturale. Ma da poco
più di un secolo, dopo il tramonto si accendono le luci artificiali, che
riproducono anche durante le ore notturne i segnali che sarebbero propri del
giorno. E il fenomeno è sempre più intenso e pervasivo, al punto che nelle zone
abitate il buio assoluto quasi non esiste più: all’illuminazione artificiale
viene destinato attualmente il 19 per cento dell'energia prodotta nel mondo.
E quanto più illuminiamo l'oscurità, sintetizza Czeisler,
tanto meno dormiamo. Inoltre, l'avvento dell'illuminazione a LED, più
efficiente di quella delle classiche lampadine a incandescenza e anche delle
alogene, non potrà che peggiorare le cose. La luce LED bianca è infatti ricca
delle componenti blu-verde dello spettro, che sono proprio quelle a cui sono
più sensibili le cellule gangliari della retina. Risultato: l’illuminazione
artificiale segnalerà sempre di più al nostro cervello che non è ancora ora di
dormire, e in questo faranno la loro parte anche televisori e monitor di
computer, da qualche anno basati anch’essi sulla tecnologia a LED.
Fortunatamente, i meccanismi con cui la luce artificiale
sopprime il sonno sono sempre più chiari, e ciò aiuta anche a porre rimedio a
questo effetto: per esempio, già si pensa a correggere la componente blu-verde
delle luci LED con un’emissione più spostata verso le tonalità giallo-arancio.
Ma nulla vale quanto lo sforzo che possiamo fare tutti, per organizzare in modo
diverso la nostra giornata, magari evitando di restare davanti a uno schermo
fino alle ore piccole.
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