[...]
Siddharta schiuse gli occhi e si guardò intorno, un sorriso
gli illuminò il volto, e un profondo sentimento, come di risveglio da lunghi sogni,
lo percorse fino alla punta dei piedi. E appena si rimise in cammino, correva
in fretta, come un uomo che sa quel che ha da fare.
« Oh! » pensava respirando profondamente « ora Siddharta non
me lo voglio più lasciar scappare! Basta! cominciare il pensiero e la mia vita
con l'Atman e col dolore del mondo! Basta! uccidermi e smembrarmi, per scoprire
un segreto dietro le rovine! Non sarà più lo Yoga-Veda a istruirmi, né
l'Atharva-Veda, né gli asceti, né alcuna dottrina. Dal mio stesso Io voglio
andare a scuola, voglio conoscermi, voglio svelare quel mistero che ha nome
Siddharta ».
Si guardò attorno come se vedesse per la prima volta il
mondo.
Bello era il mondo, variopinto, raro e misterioso era il mondo! Qui era
azzurro, là giallo, più oltre verde, il cielo pareva fluire lentamente come i
fiumi, immobili stavano il bosco e la montagna, tutto bello, tutto enigmatico e
magico, e in mezzo v'era lui, Siddharta, il risvegliato, sulla strada che
conduce a se stesso. Tutto ciò, tutto questo giallo e azzurro, fiume e bosco
penetrava per la prima volta attraverso la vista in Siddharta, non era più
l'incantesimo di Mara, non era più il velo di Maya, non era più insensata e
accidentale molteplicità del mondo delle apparenze, spregevole agli occhi del
Brahmino, che, tutto dedito ai suoi profondi pensieri, scarta la molteplicità e
solo dell'unità va in cerca. L'azzurro era azzurro, il fiume era fiume, e anche
se nell'azzurro e nel fiume vivevan nascosti come in Siddharta l'uno e il
divino, tale era appunto la natura e il senso del divino, d'esser qui giallo,
là azzurro, là cielo, là bosco e qui Siddharta. Il senso e l'essenza delle cose
erano non in qualche cosa oltre e dietro loro, ma nelle cose stesse, in tutto.
“E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri,
tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il
mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.
E se Siddharta ascoltava attentamente questo fiume…allora il
grande canto dalle mille voci consisteva in un’unica parola…la perfezione.”
Nessun commento:
Posta un commento